30/12/2022
Ha senso che "debiti" e crediti siano il perno della vita scolastica? E il "merito" può essere un vero obiettivo? Daniela Lucangeli risponde con un libro. Che è una lezione per tutti
👉 Questo un estratto dell’articolo comparso sul venerdì di la Repubblica del 16 dicembre 2022
https://www.repubblica.it/venerdi/2022/12/27/news/i_grandi_maestri_della_scuola_senza_stress-379362904/
Non sarà Alberto Angela, ma Daniela Lucangeli i suoi 350 mila follower su Facebook li porta a casa e la lezione dedicata all'"intelligenza dietro gli errori" ha ottenuto 750 mila visualizzazioni su YouTube.
Docente di Psicologia dello sviluppo a Padova, è una indiscussa autorità nel campo dell'apprendimento e ora pubblica un libro curioso, Il tempo del Noi, dove da Montessori a don Milani ad Anna Freud ritrae personaggi leggendari con un punto di vista che non ti aspetti: quello della loro vulnerabilità.
Perché iniziare da Maria Montessori?
"Perché le dobbiamo tutto, ma per diventare la persona di scienza, di educazione e di cuore che è stata ha dovuto mortificare le sue qualità, la sua femminilità, persino rinunciare alla maternità".
E don Milani?
"Stessa cosa. Un rivoluzionario relegato sull'Appennino per le sue idee".
Ce lo abbiamo un don Milani oggi? Qualcuno che con una Lettera a una professoressa cambi la nostra idea di scuola?
"C'è un'intera comunità di maestri che quella lettera la sta scrivendo".
Il messaggio?
"Basta con una scuola prestazionale, fatta di ingozzamento e di solitudini. Che poi è il senso anche del libro".
Bello, ma c'è un ministro che vede nell'"umiliazione" un motore educativo. Il vento è diverso, no?
"Sono una studiosa, una scienziata. Ciò che dico non dipende da una appartenenza politica o ideologica, ma dai miei studi".
Allora parliamo della classifica Eduscopio che valuta le scuole superiori in base ai risultati universitari del primo anno. C'è chi dice: ma quanti ragazzi sono stati falciati via perché un liceo arrivi in cima?
"Tutto questo ci rimanda a un modello prestazionale che non mi appartiene. Quello in cui mi ritrovo riconosce le diversità e le include, in un rapporto di interdipendenza tra chi insegna e chi apprende".
Avrà letto della sezione sperimentale, in un liceo romano, dove si lavora solo in gruppo e non si danno voti. Questo le piacerà.
"Sono ormai numerose le ricerche che indicano nell'eccesso di valutazione e di giudizio uno dei principali motivi di stress e mal di scuola".
E il merito, però, dove lo mettiamo, come lo misuriamo?
"Ma tutto questo non vuol dire essere a favore di una scuola semplice, o che regala i risultati. Mi sto riferendo a una scuola autentica, che nutre l'intelligenza e aiuta chi sta nella relazione. Dove l'insegnante è un magister, non un ragioniere che calcola crediti e debiti".
I magister italiani non amano l'idea di essere valutati per il loro lavoro. Che cosa temono?
"Lo stress da giudizio ha fatto danni ovunque, anche tra gli adulti. Che i ragazzi possano giudicare i professori ci sta, è un modo perché anche gli adulti si sentano osservati. Ma lo stress è così alto che sarebbe come spegnere il fuoco con il fuoco. I sistemi di valutazione vanno radicalmente modificati"
In che direzione?
"Come un momento fondamentale per stabilire quale sia il passo didattico successivo".
Nel libro dedica un capitolo ad Anna Freud, madre degli psicoanalisti infantili. Un genio, certo. Ma che vitaccia con quel padre onnipotente...
"Ho scelto personaggi grandissimi ma tutti vulnerabili, non saprei neanche dire chi lo sia di più. Friedrich Fröbel, che ha inventato il giardino d'infanzia e nessuno conosce? O la matematica Sophie Germain? Anna Freud è condannata a essere per sempre la "figlia di", eppure ha fatto la rivoluzione, per sé e nella scienza. Oppure prendiamo Beethoven, che si sdraiava sul pianoforte per carpirne i suoni e ormai completamente sordo compone l'Inno alla gioia. Una lezione per tutti. La dimostrazione di come ognuno di noi possa generare infinita bellezza".
Lei si occupa anche di bambini plusdotati.
Possiamo immaginare che i suoi personaggi lo siano stati?
"Sì, e come tutti i plusdotati hanno conosciuto la sofferenza".
Così fa preoccupare i genitori.
"Tutti i dotati sono vulnerabili, è un fatto. La vulnerabilità appartiene alla plusdotazione come il vuoto al pieno".
A proposito di Sophie Germain, grande matematica ignota ai più: perché l'ha scelta?
"Con lo stesso criterio per cui ho voluto Marie Curie: il genio e i pregiudizi subìti. Siamo alla fine del '700, le ragazze mica studiano. Ma Germain è determinata ed escogita una soluzione magnifica per entrare all'École Polytechnique di Parigi. Stringe un accordo con uno studente svogliato che sta per lasciare i corsi: lui le cede la sua identità, e lei in cambio prende a nome suo voti altissimi. Sophie Germain ha donato alla matematica intuizioni geniali. Con cui tutte le teorie successive hanno dovuto fare i conti".
E lei con i numeri come se la cava?
"Da bambina ero bravissima nei calcoli, vedevo le combinazioni delle cifre, per me era un gioco facile. Ma durante gli studi, a forza di analizzare tanti profili di discalculia e di correggere gli altri, mi sono ritrovata con la memoria impregnata di errori. E ho capito una cosa importante: la mente dei bambini stabilizza gli sbagli, trattandoli come se fossero prestazioni corrette. La scuola non dovrebbe fare ripetere gli esercizi quando i bambini e i ragazzi sbagliano: meglio fermarsi finché l'errore non è capito e superato, altrimenti lo fissi nella memoria".
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