01/10/2021
Il mondo dell'equitazione è sempre piu in mano a gente che non ha mai aperto un libro. Tanto a che serve , mica si impara a m***are sui libri. C'era un signore però che una volta aveva detto : "Montate piu che potete ma non fate prendere polvere ai libri"
Nuno Olieira
"...Vedo spesso cose che mi danno fastidio, ma non posso parlare. Ognuno è libero di fare ciò che vuole e chi insegna, insegna solo ciò che sa. "
Questa è una frase che mi è venuta in mente recentemente.
Chi l'ha scritta è un cavaliere di nome Poliaga e non aggiungo altro.
LA FOTO È UN ESEMPIO NEGATIVO
Pubblico qui il testo intero , chissa ..
𝐋’𝐞𝐪𝐮𝐢𝐭𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐞̀ 𝐮𝐧𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐚. 𝐆𝐥𝐢 𝐢𝐧𝐬𝐞𝐠𝐧𝐚𝐦𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐝𝐞𝐢 𝐯𝐞𝐜𝐜𝐡𝐢 𝐌𝐚𝐞𝐬𝐭𝐫𝐢 𝐬𝐢 𝐭𝐫𝐚𝐦𝐚𝐧𝐝𝐚𝐧𝐨 𝐧𝐞𝐥 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨
Vedo spesso cose che mi danno fastidio, ma non posso parlare. Ognuno è libero di fare ciò che vuole e chi insegna, insegna solo ciò che sa. Però dentro di me, fremo e rifletto sulle incoerenze cui assisto. Non è possibile che una persona ragionevole tratti il cavallo non come un animale domestico, bensì come fosse un pezzo di legno. Ma persino un pezzo di legno va trattato in un dato modo. Questo povero animale, che si chiama cavallo e che per la sua indole sottomessa e docile ha fatto e fa tutto ciò che l'uomo riesce a fargli capire, è troppo spesso maltrattato dall'uomo perché non esegue ciò che l'uomo stesso non è capace di chiedergli con un linguaggio semplice e chiaro. Forse, al giorno d'oggi, l'educazione è un po' carente.
L'educazione fra gli uomini è sempre più rara. Figuriamoci se parlando di un animale si può ti**re fuori la parola 'educazione'. Eppure non si può educare una persona o un animale se non si è educati. Essere educati, non è un segno di debolezza, anzi direi che è proprio il contrario.
Una persona bene educata, è una persona padrona di sé e delle sue azioni, e perciò è una persona forte. Guardando i cavalieri di oggi, non dico tutti ma una forte maggioranza, non fanno che tormentare il proprio cavallo con varie sevizie, strattoni in bocca, speroni nel costato, museruole strette che affaticano la respirazione, abbassa testa, redini di ritorno, elastici incrociati, e chi più ne ha più ne metta. A mio modo di vedere questi metodi sono tutti sbagliati, e perciò dannosi. Nella mia lunga vita, ho comperato molti cavalli che, lavorati da cavalieri 'esperti' che si servivano dei metodi seviziatori menzionati, dopo un certo periodo si rifiutavano di lavorare, anche se sottoposti a feroci punizioni. Questi cavalli si erano fatti una cattiva opinione degli uomini e giudicavano l'uomo come il loro carnefice. Il metodo per poter riavere la fiducia dal cavallo non consisteva altro che nel concedere al cavallo la massima fiducia. L’intelligenza di un cavallo, non è paragonabile a quella dell'uomo, però il suo istinto naturale di conservazione fa sì che egli usi un certo discernimento, per potersi procurare da vivere e per potersi difendere da eventuali nemici.
È sempre molto attento a non farsi del male e distingue ciò che gli può procurare un dolore da una possibile fonte di piacere.
Conoscendo quindi come ragiona un cavallo arrivare a riacquistare la sua fiducia è solo questione di tempo e di azioni corrette. Il principiante moderno non conosce il carattere del cavallo e non conosce le cose essenziali che un qualsiasi cavaliere - provetto o principiante - dovrebbe conoscere I giovani da parte loro non sempre sono ricettivi e volenterosi. Io continuo a vedere giovani incapaci di salire a cavallo senza l'aiuto del palafreniere! Poi ... poi ce il punto doloroso, perché non riguarda più i giovanissimi, ma riguarda quelli che dovrebbero essere di esempio ai giovani. Tutti i giorni osservo cavalieri che partecipano ai concorsi ippici, dotati anche di una certa attitudine a cavalcare, che trattano i loro cavalli con dei modi odiosi e con azioni piene di cattiveria.
Con le mani disturbano in continuazione la bocca del cavallo e con le gambe, munite di speroni (spesso con le punte) ne tormentano in continuazione il costato. Ambedue le azioni sono spesso intercalate da brusche strapponate in bocca. Questo è un punto che richiede un chiarimento. Il cavaliere comunica al cavallo i suoi ordini tramite il corpo ,le gambe e la mano. Il cavallo, per natura, è un esecutore di ordini. Ma come può un cavallo ( e anche un uomo) capire un ordine che gli viene trasmesso alla bocca quando questa delicatissima bocca è continuamente maltrattata da richiami inconsistenti e contraddittori? Se io ho per mano una persona e questa mia mano serve per portare questa persona in un dato posto, non posso sperare che dandogli continui strattoni, questa persona continui a lasciare la sua mano nella mia. Questa persona cercherà di sottrarsi alla mia stretta e il cavallo, infatti, si regola in egual modo. Un animale ( compreso l'uomo) metterà tutta la sua attenzione per eseguire un ordine, quando quest'ordine verrà impartito in modo chiaro e non doloroso. La base, quindi dell'equitazione, in primissimo luogo è il rispetto della bocca. Pensate ai cavalli guidati con le redini lunghe e cioè, ai cavalli attaccati, ai trattori, per esempio, che rispondono ai vari spostamenti richiesti dal guidatore in ragione di centimetri. Non ho mai visto in vita mia un guidatore fare delle chiamate sulla bocca del cavallo pari alle chiamate di certi cavalieri. La mano del cavaliere deve essere morbida ed elastica, trasmettendo gli ordini alla bocca del cavallo con la massima chiarezza e mediante azioni progressive fino anche a fare sentire al cavallo un atto di forza. Ma appena ottenuta la risposta, la mano deve ridiventare morbida ed elastica e non incutere più al cavallo soggezione, bensì trasmettergli fiducia e sicurezza. In gran parte il problema della buona equitazione dipende dalla mano del cavaliere. Un assetto scorretto, che cade all'indietro, in avanti o di lato, dà noia al cavallo, ma se il cavallo avrà molta libertà di collo (perché la mano gli permetterà di usarlo) difficilmente questo cavallo si rifiuterà di fare ciò che dal cavaliere gli verrà richiesto. La spiegazione è semplice. Il cavallo che può disporre liberamente della sua incollatura, istintivamente troverà il suo equilibrio a seconda che il peso del cavaliere sia o meno in armonia con il suo naturale equilibrio. Se voi prendete un bambino e lo mettete a cavalcioni sul-le vostre sp***e, e mentre camminate, il bambino si sposta a destra o a sinistra, voi che siete liberi di muovervi come meglio vi aggrada, troverete immediatamente l'equilibrio a seconda dello spostamento del bambino. Ma supponiamo che questo bambino vi prenda per il naso, obbligandovi a tenere la testa rivolta in alto, a destra a sinistra, e che sbilanciandosi a destra e a sinistra vi inciti a correre, voi come sopportereste questo suo comportamento? Insomma è il portatore che deve aver modo di equi-librarsi relativamente allo spostamento del carico che porta e non viceversa. Da questa considerazione risulta chiaro ed evidente, che il cavaliere deve avere un contatto costante con la bocca del cavallo, senza però impedire che il cavallo usi la sua incollatura per potersi equilibrare. Naturalmente il cavaliere provetto, e dotato di molta sensibilità, è capace di sentire e seguire, con il proprio corpo, l'equilibrio del suo cavallo facilitandolo nei movimenti. Anche qui mi spiegherò con un esempio: pensate al motociclista che porta dietro di sé un'altra persona. Se questo passeggero è dotato di molta sensibilità seguirà ogni movimento del motociclista; in caso contrario, il moto-ciclista si troverà in difficoltà ogni qual volta dovrà curvare. E qui entriamo nel campo dell'assetto in sella, di cui parleremo in un prossimo articolo.
Carlo Defendente Pogliaga