15/12/2023
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𝗦𝗨 𝗘 𝗚𝗜𝗨' 𝗗𝗔 𝗨𝗡 𝗣𝗔𝗟𝗖𝗢
All’interno della grande famiglia dei cervidi, 𝘀𝗼𝗹𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗻𝗻𝗲 (o caribù, se mi leggete dal Nordamerica) troviamo 𝗶 𝗽𝗮𝗹𝗰𝗵𝗶 anche nelle femmine. E no, maliziosi, tutto ciò non ha a che fare con i comportamenti libertini dei maschi di renna. A dire il vero, non si sa con sicurezza perché questa specie abbia evoluto anche nella 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗶𝗺𝗶𝗹𝗲 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗰𝗮, che pare avere una base ormonale.
“Nel 2017 alcuni ricercatori hanno sequenziato il genoma di questa specie e, mettendolo a confronto con quello di altre, hanno ipotizzato che la comparsa dei palchi nelle femmine abbia base ormonale. La mutazione di un singolo gene produce un sito in più per il legame con un recettore degli ormoni maschili. Ciò determina la presenza di una piccola quantità di ormoni di questo tipo in circolo nelle femmine, facilitando la crescita dei palchi” scrive 𝗟𝗲𝗲 𝗔𝗹𝗮𝗻 𝗗𝘂𝗴𝗮𝘁𝗸𝗶𝗻 nel suo saggio 𝑮𝒊𝒐𝒄𝒉𝒊 𝒅𝒊 𝒑𝒐𝒕𝒆𝒓𝒆 (Codice Edizioni), interamente dedicato alle dinamiche di dominio e controllo nel mondo animale.
I palchi, a differenza delle corna, 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗰𝗮𝗱𝗼𝗻𝗼, per poi ricrescere. E se nei maschi possiamo spiegare piuttosto facilmente la presenza di questo ingombrante e 𝗼𝗻𝗲𝗿𝗼𝘀𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗱𝗲𝗹𝗹𝗼 ricorrendo alla selezione sessuale, al principio dell’handicap, al suo essere un segnale onesto nella competizione intraspecifica – cioè tra maschi di renna -, risulta più difficile comprendere perché una femmina, che non è implicata in tutte queste dinamiche, dovrebbe impegnare fondamentali risorse fisiche, ogni stagione, per far crescere un proprio palco. 𝗤𝘂𝗮𝗹 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝘃𝗮𝗻𝘁𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼 𝗲𝘃𝗼𝗹𝘂𝘁𝗶𝘃𝗼?
Forse, la risposta sta proprio nelle 𝗱𝗶𝗻𝗮𝗺𝗶𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗼𝘁𝗲𝗿𝗲 e nel particolare ambiente, ghiacciato, in cui questa specie vive. Quando, infatti, le temperature si attestano intorno a un piacevole – 20 °C, le renne iniziano a ricercare in modo attivo il cibo, in particolare licheni, che scovano 𝘀𝗰𝗮𝘃𝗮𝗻𝗱𝗼 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼 𝗹𝗮 𝗻𝗲𝘃𝗲, magari alta oltre il metro. Si formano, così, dei crateri sul cui fondo è possibile pascolare oppure ripararsi e riposare. Questi crateri diventano subito ambitissimi: chi non ha voglia di scavare può, infatti, 𝗿𝘂𝗯𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗿𝗮𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹𝘁𝗿𝘂𝗶, perché anche tra le renne i bulli non mancano, soprattutto se siete grossi, maschi e con un palco degno di nota. Basta avvicinarvi a una renna più piccola per far capire l’aria che tira e far comprendere al malcapitato che, forse, è meglio evitare, 𝗻𝗼𝗻 𝗶𝗻𝗴𝗮𝗴𝗴𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗻𝗲𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗹𝗼𝘁𝘁𝗮. Non ci sarebbe gara.
Nella competizione tra maschio e femmina, il risultato è segnato: i ricercatori 𝗖𝘆𝗿𝗶𝗹𝗹𝗲 𝗕𝗮𝗿𝗿𝗲𝘁𝘁𝗲 𝗲 𝗗𝗲𝗻𝗶𝘀 𝗩𝗮𝗻𝗱𝗮𝗹, durante i loro studi nel Parco Nazionale Grands-Jardins (Canada), calcolarono che 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝟴𝟰% 𝗱𝗲𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗶 𝗶𝗹 𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 𝗿𝗶𝘀𝘂𝗹𝘁𝗮𝘃𝗮 𝘃𝗶𝗻𝗰𝗶𝘁𝗼𝗿𝗲 e sottraeva il cratere alla femmina. Questo, però, solo fino alla fine di dicembre o i primi di gennaio, quando poi accade una cosa: 𝗶 𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗽𝗲𝗿𝗱𝗼𝗻𝗼, 𝗶𝗻𝗲𝘀𝗼𝗿𝗮𝗯𝗶𝗹𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝗶 𝗹𝗼𝗿𝗼 𝗺𝗮𝗲𝘀𝘁𝗼𝘀𝗶 𝗽𝗮𝗹𝗰𝗵𝗶. Le femmine, all’opposto, li mantengono fino a giugno, quando partoriscono. E da gennaio a giugno la storia cambia e non c’è scontro che non veda 𝗽𝗿𝗲𝘃𝗮𝗹𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗮 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗮, dotata di palco, su qualsiasi maschio, che ne è sprovvisto.
Non ci sono certezze, ma questo è un indizio non da poco per comprendere il vantaggio evolutivo, per le femmine di renna, nell’avere dei palchi: 𝗺𝗮𝗻𝗴𝗶𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗻𝗲𝗶 𝘀𝗲𝗶 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗼, quindi nelle fasi finali della gestazione, con la possibilità di dare tutto il nutrimento possibile al feto e, poi, nell’avere le calorie sufficienti a produrre un latte di qualità. 𝗠𝗮𝗱𝗿𝗶 “𝗽𝗮𝗹𝗰𝗮𝘁𝗲” 𝘀𝗶 𝗿𝗶𝗽𝗿𝗼𝗱𝘂𝗰𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗲 𝗺𝗲𝗴𝗹𝗶𝗼 di madri senza, selezionando, quindi, la mutazione che si diceva sopra e fissando, nelle generazioni, il carattere “𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗽𝗮𝗹𝗰𝗼”. I pro nell’investire risorse nello sviluppo di queste appendici sono 𝗲𝘃𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗲𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲 𝘀𝘂𝗽𝗲𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶 𝗮𝗶 𝗰𝗼𝘀𝘁𝗶, il tutto, come è ovvio, legato al particolare ambiente ghiacciato in cui si è trovata a vivere questa specie.
𝗘 𝗹𝗲 𝗿𝗲𝗻𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗕𝗮𝗯𝗯𝗼 𝗡𝗮𝘁𝗮𝗹𝗲? 𝗦𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼 𝘃𝗼𝗶 𝘀𝗮𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗺𝗮𝘀𝗰𝗵𝗶 𝗼𝗽𝗽𝘂𝗿𝗲 𝗳𝗲𝗺𝗺𝗶𝗻𝗲?
📷 Stefano Unterthiner, 𝑯𝒆𝒂𝒅 𝒕𝒐 𝑯𝒆𝒂𝒅, fotografia premiata al Wildlife Photographer of the Year 2021