21/01/2024
Il Cane è Un Cane
Sono oltre quattrocento le razze canine riconosciute dall’ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana) che sono state fatte dall’uomo. Ce n’è per tutti i gusti e in tutte le salse, ce ne sono di piccoli, ma proprio piccoli, di qualche centinaio di grammi fino ai giganteschi levrieri irlandesi che arrivano a pesare quanto un uomo adulto, poi ci sono quelli con le orecchie pendule come il Bloodhound o il Dobermann e quelli con le orecchie ritte come il Pastore Tedesco, quelli senza pelo come il Cane n**o peruviano e quelli che sono tutto pelo dalla testa alla coda, tanto da non riuscire a distinguere le due estremità, è il caso del Bob Tail, e poi ci sono quelli iperattivi come i Border collie e quelli pigri come i mastini.
Si tratta di una varietà di forme, di colori, di dimensioni, ma anche di attitudini e di comportamenti che danno origine ad un assortimento di forme e comportamenti, nell’ambito della specie canina, che non ha eguali nel mondo animale. E poi c’è tutta l’infinita e indefinibile schiera di incroci con le più svariate caratteristiche che li rendono imprevedibili nell’aspetto e nei comportamenti.
Cosa vuol dire questo?
Che si tratta di una stessa specie: canis familiaris, in pratica sono tutti, “CANI”; affermazione banale che serve tuttavia ad identificare una delle cause degli equivoci e dei luoghi comuni che portano a fraintendere il comportamento dei cani ed a considerare ad esempio il Barboncino come l’amorevole bambino di casa, anche a tredici anni, e il Rottweiler del vicino un killer. In realtà entrambi, parimenti, possono essere, sia amorevoli bambini, sia spietati killer.
Nell’ambito della razza può essere espresso sia il comportamento tipico che sta nella media, sia quello che si trova agli opposti estremi, ad esempio il comportamento medio di un rottweiler è quello di un fedele guardiano, un compagno di giochi e di vita ma bisogna dedicargli tanto tempo per la sua crescita equilibrata, agli estremi troviamo il Rottweiler placido e docile da un lato ed il Rottweiler reattivo, impulsivo e troppo diffidente dall’altro lato.
Ma sempre di cane si tratta e in quanto tale ha un’espressione comportamentale media che accomuna tutte le razze e tutti gli incroci, ma ciascuno è diverso dall’altro, ha la propria individualità che è frutto della genetica e della propria storia.
I cani che vivono in famiglia nella maggior parte dei casi condividono con i proprietari, sia gli spazi privati del focolare domestico, sia gli stili di vita: dormono sui letti, guardano la televisione assieme al proprietario sul divano, mangiano con loro, vestono abiti firmati, vengono profumati e infiocchettati, sostanzialmente fanno parte della ristretta cerchia degli affetti familiari e sono trattati come bambini, anche quando diventano cani adulti.
Sicuramente alcuni cani si adattano bene a questo stile di vita, sono docili, si fanno fare di tutto e danno grande soddisfazione ai loro proprietari, ma si creano due condizioni biasimevoli. Una condizione è rappresentata dal fatto che questi cani subiscono un vero e proprio maltrattamento etologico dal momento che sono umanizzati dai loro proprietari e quindi privati delle caratteristiche etologiche proprie della specie canina, in altre parole vivono una vita che non gli appartiene per il piacere o per il bisogno relazionale del proprietario.
L’altra condizione è legata al fatto che il proprietario, in maniera inconsapevole umanizza tipologie di cani che per mole e per caratteristiche attitudinali, peraltro sconosciute al proprietario, possono costituire un rischio potenziale grave per la sicurezza e per l’incolumità delle persone, sia di famiglia, sia estranee.
Crescere in una famiglia con bambini, un cane di grande mole, con spiccate attitudini alla guardia o/e alla competizione per le risorse vitali (cibo, territorio, femmine), con alta reattività e trattarlo come un bambino vuol dire mettersi nei guai. Come abbiamo detto questo non vuol dire che non possiamo allevare un rottweiler, sicuramente ci sono soggetti docili ed equilibrati, ma il proprietario dovrebbe essere aiutato, potrebbe trovarsi anche ad avere a che fare anche con un labrador o un dalmata aggressivo.
Più in generale chiunque decidesse di adottare un cane dovrebbe essere assistito nella scelta e nell’educazione per essere messo nelle migliori condizioni per essere in rado di sapere affrontare gli imprevisti della vita col Cane proprio.
La scelta di vivere con un cane non dovrebbe essere quella di colmare una mancanza, perché si rischia di “usare” il cane come sostituto di qualcosa/qualcuno e di utilizzarlo come uno dei device “vittime” di un utilizzo asfissiante. Per dirla come K. Lorenz l’animale può essere tutelato se posto sotto la responsabilità e la consapevolezza dell'uomo nella sua centralità esistenziale. Ma questa centralità oggi è messa sotto una feroce critica a fronte di un biocentrismo assoluto.
Gaspare Petrantoni