30/04/2025
Ieri ho conosciuto L.
Un soldo di cacio che avrà avuto 7 anni.
È comparso dal niente mentre con i miei due cani (quelli della foto ndr.) mi voltavo per tornare a casa di rientro dal parchetto post giro p**ì.
"Scusa, posso..." (tentenna) "Posso..." (ancora) "...giocare con i cani?"
Era incuriosito, visibilmente in imbarazzo ma fremeva dal toccarli.
Ho acconsentito, ovviamente, spiegandogli di avvicinarsi prima a quello più grande senza problemi, conoscendo i miei cani, ma conscio che sarebbe stato un saluto rapido dato che avevo fretta di tornare a casa e considerata la mia poco proverbiale vena di socialità.
"Quello piccolo è cattivo? Ma se lo tocco qui in testa mi morde?"
Mi ha spiazzato l'idea, chissà perché quello piccolo (che poi è femmina) dovesse essere cattivo 😅 e poi perché ci fosse un punto preciso in testa che attirasse la sua attenzione 😅?! Anche se in fondo a scuola lo diciamo a tutti i bimbi di chiedere sempre prima di toccare un cane, ma il pensiero specifico verso la testa di Pink mi ha fatto sorridere.
Una domanda semplice, ingenua, curiosa, che mi ha portato a spiegargli che era solo più giovane, che magari in testa non avrebbe gradito e che avrebbe potuto saltargli addosso, cosa che non volevo perché avevo visto dal linguaggio del corpo del bambino che lui non era pienamente confidente.
"Più giovane, ma quanti hanni ha? E invece quello grande?"
Nove.
"Nove? È più grande di me", risata.
Da lì ha preso il via, ha cominciato a raccontarmi cose, a chiedermene duecento...
Dopo pochi minuti era in piedi vicino al mio cane, con due mani infilate tra il pelo di Aaron che lo massaggiava gustandosi la confidenza che si era guadagnato, ed il cane che pazientemente accoglieva le sue attenzioni.
Mi fissava L., curioso e attento a tutte le duecento risposte che ho dovuto dargli 😅 e improvvisamente mi sono reso conto di essermi fermato, accovacciato accanto a lui e che stavo chiacchierando da 10 minuti con un bambino di 7 anni nonostante la mia prima intenzione fosse quella di un saluto fugace e un ritorno verso casa.
10 minuti di cui di lì a poco si è accorto anche Aaron che con un piccolo abbaio, annoiato di rimanere fermo in mezzo al giardino, mi comunicava di volersi spostare, ma L. non voleva che andassimo via: "digli che state ancora 5 minuti".
Voleva quello, se l'era guadagnato con coraggio, sgattaiolando via dalla mamma rimasta al cellulare nell'area giochi totalmente ignara che suo figlio fosse a 50-60 metri con uno sconosciuto.
"Ok, restiamo ancora un po' ", ho detto.
Ne è stato contento L.
Quando la mamma si è accorta ed ha iniziato a sbracciare per farlo rientrare mi è spiaciuto un po' perdere quel piccolo amico e lì ho capito il potere di quei pochi minuti in più, di quanto rappresentassero per lui una sua conquista, un premio per il coraggio di avermi raggiunto, fermato e di aver domandato.
Non so se ci sia una morale, ma senza cani sicuro non avrei conosciuto L.