05/04/2022
Interessante descrizione della categoria dei "Mastinari", a cura del Dr. Federico Vinattieri
𝐈𝐋 𝐌𝐀𝐒𝐓𝐈𝐍𝐀𝐑𝐎, 𝐮𝐧𝐚 𝐫𝐚𝐳𝐳𝐚 𝐚 𝐩𝐚𝐫𝐭𝐞...
𝑎 𝑐𝑢𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝐹𝑒𝑑𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜 𝑉𝑖𝑛𝑎𝑡𝑡𝑖𝑒𝑟𝑖
Direi di partire da un concetto, una domanda che mi ha sempre fatto riflettere e che mi sono posto più volte… “ 𝐶𝑜𝑠'𝑒̀ 𝑐ℎ𝑒 𝑐𝑖 𝑎𝑓𝑓𝑎𝑠𝑐𝑖𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑖̀ 𝑡𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑑𝑒𝑙 𝑛𝑜𝑠𝑡𝑟𝑜 𝑀𝑎𝑠𝑡𝑖𝑛𝑜 𝑁𝑎𝑝𝑜𝑙𝑒𝑡𝑎𝑛𝑜? ”
Forse la sua storia, forse la sua esteriorità, forse il fascino dell'antico, quel pungente magnetismo che ci arriva dal suo preistorico aspetto, giunto fino a noi in eredità, in un’epoca in cui le innovazioni diventano reliquie in pochi anni... difficile rispondere o trovare una spiegazione logica dunque, al fatto che questo gigante rugoso attiri tutt'oggi un gran numero di appassionati cinofili.
Per quanto mi riguarda, la scelta di allevare questa razza è stata quasi una scelta obbligata, in quanto mio padre mi ha mostrato la via per proseguire il percorso da lui avviato, come una vera e propria tradizione di famiglia. Pur essendomi concesso alcune deviazioni di percorso, selezionando anche altre razze ben lontane dal grande molosso, non ho mai abbandonato il buon Mastino, presenza che a casa mia non è mai mancata da quando ho ricordo.
D'altronde non vi posso nascondere che il Mastino fa ormai parte del mio essere, l'ho in qualche modo assorbito per osmosi nel mio DNA, e sicuramente, non prenderò mai le distanze neanche da quel particolare sottoinsieme di cinofili, bizzarri, genuini, folcloristici, con il tipico atteggiamento del " 𝑛𝑢𝑗𝑒 𝑠𝑖𝑚𝑚𝑒 𝑒' 𝑐𝑐ℎ𝑖𝑢' 𝑓𝑜𝑟𝑡 ", che contraddistingue l’universo dei Mastinari.
Dunque l'attrazione del cinofilo nei confronti del nostro Mastino è tutt'ora un aspetto molto soggettivo e misterioso, ma si deve dar atto al grande Molosso della sua capacità di richiamare anche tanti neofiti al suo cospetto.
Ma quando ci si addentra nel Mastino Napoletano, ci si imbatte subito nella figura del “𝙈𝙖𝙨𝙩𝙞𝙣𝙖𝙧𝙤”.
Chi vive la razza è un Mastinaro. Non è definibile Mastinaro un semplice proprietario di Mastini, ma lo diventa nel caso in cui venga ammaliato e stregato dalla razza, cosa assai comune, che non richiede alcun particolare sforzo, poiché il gran molosso ti seduce con irrefutabile facilità. Al contempo, si può essere Mastinaro anche senza possedere un Mastino, perché anche a distanza la razza può carpirti, senza dare agio ad altre passioni, poiché di intensi entusiasmi più prorompenti, incontenibili, impetuosi, travolgenti, di quelli offerti dal Mastino Napoletano, forse non ve ne sono in tutta la cinofilia.
Chi è dunque il Mastinaro? Un sostantivo che racchiude in sé molte prerogative.
Vale la pena soffermarsi a parlarne di questi personaggi, che rientrano di prepotenza nella categoria dei "𝘴𝘦 𝘯𝘰𝘯 𝘤𝘪 𝘧𝘰𝘴𝘴𝘦𝘳𝘰, 𝘣𝘪𝘴𝘰𝘨𝘯𝘦𝘳𝘦𝘣𝘣𝘦 𝘪𝘯𝘷𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘭𝘪"...
Tutti gli autori che mi hanno preceduto nel parlare di questa razza, mai si sono soffermati a parlare di coloro che il Mastino ce l'hanno a guinzaglio, di coloro che il Mastino lo vivono, lo amano, lo venerano, lo idolatrano, e che lo percepiscono quasi come ragione di vita.
A mio parere il Mastino ed il Mastinaro sono due facce della medesima medaglia, due figure simbiotiche e complementari... non si può parlare del Mastino senza prima aver compreso coloro i quali ne sono i custodi ed i gestori.
Del resto è ormai comprovato il luogo comune che vede sempre un’estrema somiglianza e notevole affinità tra un proprietario ed il suo cane... per cui asserire che il Mastinaro non è altro che un Mastino in versione antropomorfa, non è così lontano dalla verità.
Ovvio che, come la razza, anche la figura del Mastinaro si è modificata nel tempo, e si è pian piano privata della propria identità originaria, quella del Mastinaro verace, depositario di storie ed aneddoti dei vecchi accoppiamenti e delle vecchie dinastie, vestale di immagini e segreti occulti nelle varie linee di sangue.
Ora il Mastinaro medio si è un po' evoluto, trasformato in personaggio sempre in prima linea sulla rete, tramite i social, adeguandosi a tutte le possibilità che oggi vengono offerte dalla tecnologia... d'altronde il cambiamento era prevedibile ed oserei dire anche fisiologico.
Pochi sono oggi i Mastinari definibili "storici" ancora in vita, coloro che si sono guadagnati il titolo simbolico di "𝘋𝘰𝘯" dai napoletani, considerati da tutti delle enciclopedie viventi del Mastino… insomma, per dirle in parole povere, dei veri e propri "Maestri Mastinari".
Quel che è rimasto nel Mastinaro odierno è l'autenticità, la schiettezza.
Mentre tutti, o quasi tutti, gli allevatori delle altre razze si sono in qualche modo "imborghesiti" e sono passati ad atteggiamenti da ring conformi alle altre Nazioni, come il ben vestirsi per entrare nel ring, il pulire a livello maniacale il soggetto prima del giudizio, l'astenersi dal chiamare da bordo ring il proprio cane sotto giudizio con urla e schiamazzi... il Mastinaro ne è l’antitesi, l'esatto opposto. Da qui la proverbiale frase: - "𝑖𝑙 𝑟𝑖𝑛𝑔 𝑑𝑒𝑖 𝑀𝑎𝑠𝑡𝑖𝑛𝑖 𝑁𝑎𝑝𝑜𝑙𝑒𝑡𝑎𝑛𝑖 𝑠𝑖 𝑟𝑖𝑐𝑜𝑛𝑜𝑠𝑐𝑒 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒, 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑑𝑎 𝑙𝑜𝑛𝑡𝑎𝑛𝑜".
Il Mastinaro medio è dunque una forma edulcorata, quasi metaforica, della cinofilia.
Aneddoti del passato narrano che, quando la cinofilia italiana era a gli albori, vi erano già i mastinari in preda a chiassosi battibecchi a bordo ring, concitati litigi di solito per futili motivi agonistici.
La stessa Maria Teresa Garabelli, storica allevatrice di Collies, in una sua recente video-intervista, ha dichiarato che quando era ragazzina e frequentava già le esposizioni, oltre mezzo secolo fa, vi era un rispetto reciproco tra allevatori di tante razze canine… facevano eccezione solo i Mastinari, che erano soliti polemizzare e fomentare discussioni molto accese dentro e fuori dal ring. Curiosa questa testimonianza, che va a confermare che noi Mastinari siamo un caso a parte, un’entità cinofila che trascende dalla normalità e dalla consuetudine.
Ma d'altronde è anche questo il bello di questo nostro mondo cinofilo, questa innata propensione alla competizione, al voler a tutti i costi emergere, passione che porta il Mastinaro medio al confronto e talvolta, in casi estremi, anche allo scontro.
Metaforicamente, il Mastinaro può essere paragonato al Vesuvio: apparentemente dormiente, ma con un potenziale esplosivo.
Ma è anche vero che c’è una distinzione da fare, poiché vi sono Mastinari di buona creanza e Mastinari grossolani…
Ahimè, vi sono stati fin troppi cattivi esempi negli ultimi decenni, ma come in tutti i settori, anche nel mondo del Mastino vi sono tante persone d'onore, persone di indiscussa serietà, mai far di tutt'erba un fascio quindi…
Vivendo a pieno quel contesto, penso obiettivamente che la stragrande maggioranza dei Mastinari sia bel lontana dai soliti stereotipi. La maggior parte di coloro che vivono il molosso italiano sono persone aliene da ogni forma di malacreanza e sgarbataggine.
Vi sono Mastinari di indubbia educazione e cultura, persone che si sono resi cerberi custodi di una ancestrale cultura cinofila, da preservare, proteggere e tutelare, personaggi che, con i loro racconti possono evocare ardenti passioni per la razza, veri testimoni di quella cinofilia che era, e che forse, con un po’ di buona volontà, resterà impressa anche nelle future generazioni.
Doveroso citare anche le donne Mastinare, che per vocazione ed atteggiamento, hanno solitamente una capacità di comunicazione ben superiore al “maschio Mastinaro”.
Il Mastinaro è consapevole che quel che porta a guinzaglio è un vero monumento vivente, una testimonianza concreta e durevole di esaltazione, a ricordo di una storia eccezionale tutta italiana, per lo più rappresentata da un'opera di scultura in carne ed ossa: l’antico molossoide partenopeo.
Il Mastinaro in generale era, è, e sarà sempre, un personaggio simbolo e onnipresente per la tradizione cinofila italiana, esempio di assoluta franchezza e di vivacità, un affresco di accanito spirito competitivo dedito all'allevamento del molosso per antonomasia.
Il Mastinaro è un malato cronico, affetto da una passione irreversibile, senza possibilità di ripensamento. Essere Mastinaro è quasi una “fede”, una febbre che ti accompagna per la vita, che sovente si trasmette di padre in figlio, che cresce e si alimenta nel tempo.
Insomma, per farvela breve... ho tentato di spiegarvi la categoria, ma come dicono giustamente a Napoli: - “ 𝐶ℎ𝑖 𝑛𝑢𝑛 𝑒̀ 𝑚𝑎𝑠𝑡𝑖𝑛𝑎𝑟𝑜, 𝑛𝑢𝑛 𝑝𝑜̀𝑡𝑟𝑎̀ 𝑚𝑎𝑗𝑒 𝑐𝑎𝑝𝑖̀ ”.
𝐷𝑟. 𝐹𝑒𝑑𝑒𝑟𝑖𝑐𝑜 𝑉𝑖𝑛𝑎𝑡𝑡𝑖𝑒𝑟𝑖
* 𝑛𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑜𝑡𝑜: 𝑀𝑎𝑠𝑠𝑖𝑚𝑜 𝑉𝑖𝑛𝑎𝑡𝑡𝑖𝑒𝑟𝑖, 𝑐𝑜𝑛 𝐺𝑎𝑖𝑜 𝑑𝑖 𝑃𝑜𝑛𝑧𝑎𝑛𝑜 𝑒 𝑀𝑜𝑟𝑎 𝑑𝑖 𝐹𝑜𝑠𝑠𝑜𝑚𝑏𝑟𝑜𝑛𝑒