03/12/2021
E’ sempre complicato parlare di relazione cane-uomo e nel volerla definire utilizziamo termini che non sempre rendono giustizia ai concetti che vorremmo esprimere. Se a questo si aggiunge anche un linguaggio scientifico le cose rischiano di complicarsi, e non poco, inducendo in chi legge grandi fraintendimenti.
Per definire questa relazione e se si vogliono definire ruoli dei singoli attori la scelta dei termini spesso ricade in parole come: padrone, patner, compagno, amico, capo branco, convivente, pet, guida, leader, genitore, figura di riferimento, base sicura. Mi pare evidente la grande contraddizione di significato tra i vari termini e la scelta dell’uno o dell’altro porta con sé contraddizione tra il termine scelto e il contenuto che si vuole trasmettere. Infatti non è raro sentir parlare di leader volendo però descrivere una relazione di tipo famigliare….sentir parlare di amico o compagno per poi voler parlare di relazioni improntate sulla forza, e così via...
Di che tipo sia la relazione che ci lega ai cani con cui conviviamo è anche questa una definizione che facciamo fatica a trovare: siamo amici, siamo famigliari, abbiamo un legame utilitaristico, oppure di sudditanza? Ognuno probabilmente si troverà meglio nella scelta di un termine differente, io credo che si tratti di un rapporto famigliare. D'altronde anche in psicologia famigliare umana ormai si parla di famiglia non necessariamente per descrivere legami di sangue, quanto sul significato delle relazioni che intercorrono. Quindi per definire famiglia spesso si fa riferimento a relazioni significative nella vita di una persona e io credo, per quella che è la mia esperienza personale e professionale, che con i nostri cani viviamo relazioni sempre più spesso famigliari, sia per via della condivisione degli spazi, del tempo trascorso insieme e per i significati che queste relazioni lasciano nelle vite di tutti. Basti pensare al vuoto relazionale e alla mancanza che genera la scomparsa di uno dei due partner nella vita dell’altro, tanto da indurre profonda tristezza in chi resta.
Per dimostrare che questo tipo di relazione è reale si paragona la relazione cane-Convivente Umano (così piace a noi di Tambra e LAICI definirlo) a quella tra un bambino e sua madre asserendo che tra cane e umano si sviluppa un Legame di Attaccamento e che l’uomo per il cane è o dovrebbe essere quella che a partire da Bowlby è stata definita Base Sicura. A dimostrazione di questo sono stati fatti esperimenti che hanno ricalcato gli studi fatti da Bowlby e dai suoi collaboratori per dimostrare l’esistenza di questo Legame.
Sono tante le domande che mi pongo rispetto a questo preciso argomento e non sempre le risposte che trovo mi portano a condividere le posizioni di esimi scienziati. Quello che so è che non è la voglia reciproca di stare insieme a dimostrare l’esistenza di questo legame e neppure è sufficiente assolvere l’uno ai bisogni dell’altro perché ci sia questo legame e neanche la mancanza provata da uno in caso di assenza dell’altro a dimostrarne l’esistenza.
Parlare di relazione è complesso, definire le relazioni ancora di più, per quel che riguarda la mia professione è di grande soddisfazione che il mondo scientifico con sempre più impegno decida di indagare tale ambito attraverso studi e riviste scientifiche a raccontare questi studi come in Mind di dicembre che esce con un inserto tutto dedicato agli amici a quattro zampe che vi invito a leggere.