14/06/2022
GLI ADDESTRATORI PARTE SECONDA
Visti gli svariati commenti a favore del collare a strozzo, abbiamo sentito la necessità di spiegare in maniera più ampia la nostra posizione in merito.
Chiariamo una cosa, anzi più di una:
siamo contrarie a qualsiasi tipo di coercizione fisica e psicologica.
Non giustifichiamo l'uso della violenza in nessun caso.
Il fine non giustifica i mezzi.
Chi in ambito animale lavora ancora praticando ciò sopra detto, va fermato e interdetto. Questo era il punto focale del primo post.
Vi ricordate? Nessun margine di discussione e confronto, punto!
Veniamo al collare a strozzo, più elegantemente chiamato a scorrimento.
Sfatiamo alcuni miti:
Non fa male: falso! Scorre e quindi si restringe, fino appunto a strozzare, funziona perché provoca dolore, senso di soffocamento.
Il cane interrompe il suo comportamento perché la punizione smetta.
Provate a mettervi un laccio che stringe anche solo sul braccio e vedrete da soli che non è piacevole.
Aggiungiamo che, a chi dice che la muscolatura del collo è forte, non è a conoscenza dell' anatomia basilare del cane. La pressione maggiore esercitata dallo strozzo è davanti e dietro. Sotto il collo abbiamo delle strutture molto sensibili: la trachea insieme alla laringe e alla tiroide; sopra il collo abbiamo le vertebre cervicali fra cui l'atalante, la vertebra a "farfalla", estremamente delicata, la sua inclinazione può provocare grossi problemi strutturali e destabilizzare l'intera colonna vertebrale. Inoltre l' osso ioide, situato proprio sotto le orecchie, può fratturarsi con estrema facilità, quando il collare a strangolo viene posizionato alto per essere più efficace. Per non menzionare che la tensione provocata ai muscoli che proteggono le strutture sottostanti, va anche ad avere effetti lesivi su tre nervi cranici: il glossofaringeo, il vago e l'acessorio, che si portano in basso e in avanti decorrendo lungo gli spazi laterali del collo.
Vogliamo parlare del modo "corretto" di usare lo strozzo? Tale strumento per funzionare "bene" deve scorrere, per poter allentare la tensione, cosicché il cane senta che non soffoca quando fa quello che viene richiesto. Quindi l'anello d'aggancio è sopra all' anello di scorrimento, se si usa al contrario, resta bloccato e scorre male. Questo è l'uso corretto di cui tanto si parla. Deve provocare dolore e smettere di farlo nel momento in cui si raggiunge l' obiettivo, diventando una collana morbida e innocente! Per noi l'unico uso corretto di usare tale aggeggio è attaccarlo allo sciacquone del cesso!
È l' unico strumento adeguato per cani di grossa taglia: falso!
Questa affermazione è sconcertante. Pensare oggi, che i cani sopra una certa dimensione abbiano bisogno di essere contenuti con un cappio al collo, significa essere rimasti all' epoca della pietra. Etologia e studio sul comportamento hanno fatto passi da gigante in questi ultimi decenni, dando estrema importanza agli stati emotivi e mentali. Se un cane ha una "problematica comportamentale", pensare di risolverla con uno strumento fisico, significa non voler comprendere il perché di quel comportamento, non prendendo minimamente in considerazione la personalità del soggetto e cioè le sue emozioni, motivazioni, arousal, resilienza, coesione del sé. Significa non prendere in considerazione neanche i fattori esterni fondamentali, quali l'ambiente e l' intreccio di relazioni che coinvolgono quell' individuo. Troppo faticoso vero?
Molto più facile risolvere tutto subito, provocando stress e paura. Se andrà bene quel cane vivrà col timore della punizione e quindi si comporterà "bene", se andrà male, ad un certo punto quel cane esploderà con conseguenze a volte devastanti.
Chiariamo ora la differenza fra addestrare ed educare.
La parola addestrare significa letteralmente rendere destro, capace. Serve ad imparare dei compiti specifici, in ambito umano ad esempio, a livello atletico, militare etc.
In ambito cinofilo potremmo pensare di usare questo termine per insegnare al cane compiti specifici, trucchetti e giochi.
Purtroppo in cinofilia l'addestramento assume un significato più ampio, sostituendosi all'educazione, omologando i soggetti che come macchine, devono rispondere ai comandi o alle richieste. Dal bar al centro commerciale, dall' area cani agli incroci sui marciapiedi.
Tutti socievoli, prosociali o semplicemente azzerati nel poter esprimere emotivamente un dissenso, un disagio, una frustrazione, una gioia.
No, al cane non è permesso, deve essere sempre gestibile, non deve dare problemi.
Ecco che un mix maremmano o un molosso cammineranno "docili" al vostro fianco, senza reagire perché avete lo strumento giusto. Perché la sua soggettività è stata annientata.
I video pubblicitari dei "centri cinofili" che usano il collare a strangolo, fanno vedere cani reattivi, che dopo essere stati "condotti" per un' oretta amorevolmente con lo strozzo, si fanno manipolare da più persone o camminano vicino ad altri cani senza reagire. Un bel risultato vero? Poco tempo e un po' di forza è tutto ciò che ci vuole. Dimostrare che siamo "dominanti" e dei veri capobranco. Sta tutto là.
Il profilo emotivo e individuale non viene minamente valutato, si fa la stessa cosa con tutti, funziona uguale, sia che il cane sia pauroso o esuberante.
Quando parliamo di educazione, ricordiamoci che il significato di questa parola è ti**re fuori, guidare, non potremo postare video con "cosa fatta" in un'oretta. Un percorso educativo va incontro all'individuo, unico e irripetibile, nutre e dà la possibilità di sviluppare le sue caratteristiche, lo rafforza dove sono le sue debolezze, lo accompagna, accoglie le sue emozioni. Ci si mette in gioco a tutto campo con chi si ha di fronte. Non ci sono schemi o ricette precofezionate. Non si lavora sul cane. È un percorso e come tale si fa insieme.
L' obiettivo non è di avere un cane "gestibile" , ma di avere un individuo che riesca ad esprimere se stesso nel mondo, nella maniera migliore per lui. E noi? Noi abbiamo fatto la scelta, purtroppo difficilmente avviene da entrambe le parti (cane/persona). È nostro compito nonché dovere prenderci cura di chi abbiamo liberamente accolto, adeguando il nostro stile di vita al cane che abbiamo appunto scelto. Non il contrario.