02/11/2023
Charlie Maria ha nove anni. Non frequenta la quarta elementare perché è un gatto, ma credo che, a suo modo, anche lui abbia speso parte del suo il tempo ad imparare.
A fidarsi, per esempio.
Quando l'ho incontrato per la prima volta quattro anni fa, mi sono trovata davanti ad un fagotto di pelo, ciccia e paura. Si lasciava avvicinare, ma non troppo. Toccare, ma mai troppo a lungo. Sfamare, ma poi vattene.
Per ragioni che non starò qui a spiegare, Charlie è entrato in
famiglia un po' di fretta, trovandosi costretto a convivere con gli altri due, già adulti.
E tra una soffiata e una pisciata, Charlie si è inserito senza troppi drammi, instaurando con me, umana matrigna putativa, un rapporto man mano un po' più fiduciario ma sempre guardingo.
Due mesi fa, Charlie è stato male. A causa di un bolo di pelo, dicono, ha avuto un blocco intestinale. A causa del blocco intestinale, è andato incontro ad un'infiammazione che, complice il caldo, ha fatto sì che venisse aggredito dalle mosche carnarie.
Tralascio i dettagli, ma questi orrendi insetti nell'arco di poche ore, attaccando i tessuti infetti, se lo stavano letteralmente mangiando vivo.
Lo abbiamo salvato per un soffio. Con l'aiuto dei suoi valorosissimi veterinari, lo abbiamo ripulito, disinfettato, curato.
In quei giorni, povera bestia, gli è toccato un po' di tutto: rasature, bagni, flebo, radiografie, punture, ecografie, disinfezioni.
Isolato dagli altri due, chiuso in uno studio, ha sopportato tutti i miei interventi senza mai girarsi, soffiare, o tentare di sottrarsi.
Dopo un mese di cure, più o meno ristabilito, lo abbiamo preso e riportato insieme a Ugo e Morgia.
Qualcosa è cambiato. Il gatto punk che gira con metà del pelo tagliato a spazzola, oggi non fa che fare le fusa e mostrarmi la pancia. Leccarmi le dita e cercare vicinanza. Miagola cercando compagnia, fuseggia esprimendo soddisfazione.
Bowlby parlerebbe forse di attaccamento sicuro, perché di contro non è un gatto sempre attaccato ai polpacci, ma è un animale che ha imparato a fidarsi ciecamente dell'umana che se ne è presa cura.
Oggi credo che nutra per me la stessa riconoscenza che io provo per i miei terapeuti. Che mi hanno scavata dentro fino a cauterizzare le ferite.
Guardarlo arrendersi alle carezze mi travolge di tenerezza.