12/11/2024
La solitudine a volte fa scendere la nebbia, e i miei viaggi sono spesso pieni di solitudine. La solitudine di dover prendere e andare verso chi non conosci, per poi passare giorni con loro condividendo pensieri, osservazioni ma soprattutto emozioni. Poi arriva la domenica pomeriggio; richiudi la borsa, saluti, accendi la macchina e vai via. In quel momento la tristezza ti abbraccia. Ti protegge dalle ansie di non aver detto, di non essere stato in grado di farti capire.
I primi corsi che tenevo per educatori e istruttori erano fondamentalmente basati sulla esecuzione di un’ attività di ricerca nuda e cruda: tanta tecnica sempre legata al cane. Era tanta tecnica e poca osservazione. La cinofilia cambia, come sono cambiato io sempre più. La tecnica lascia il tempo all’osservazione, al capire, al chiedersi cosa è giusto fare.
Seguire una traccia, cercare un qualcosa o andare da una persona di per sé sono esercizi che (seppur fatti con un approccio cognitivo) è giusto fare ma non sempre vanno fatti.
Questione di naso muta nel tempo. Ora mentre scrivo mi chiedo: ma il nostro compito è quello di insegnare delle attività o di far vivere delle esperienze al cane, come lui le vuole vivere? Il nostro compito è quello di essere maestri o essere compagni di viaggio per il nostro cane?
Il nostro compito è quello di fare un passo indietro o un passo avanti?