29/05/2025
Come coniugare la pratica dell’Equitazione con il benessere psicofisico del cavallo ©
Il cavallo come lo vediamo oggi è il risultato di 65 milioni di anni di evoluzione, lenta e costante e quindi il cavallo se si è evoluto nella forma in cui lo vediamo oggi non è perché doveva essere usato, utilizzato, montato dall’essere umano, ma lui ce lo permette, dietro quello che dovrebbe essere un corretto addestramento, il cavallo ci fa mo***re e si fa dirigere da noi, ma, è c’è un ma, la pratica dell’Equitazione, che vede un essere umano diciamo, “verticale”, va a interagire con un essere quale il cavallo “orizzontale”, quindi si aprono tutti i possibili discorsi su come va a inficiare sul cavallo, il peso del cavaliere, il suo assetto e la sua postura, poi ci mettiamo anche l’uso di finimenti e la questione si fa molto più ampia.
Innanzi tutto il punto cardine dell’Equitazione, il suo comandamento principale è non causare al cavallo nessun tipo di dolore – disagio – coercizione – stati di ansia.
Quindi la pratica dell’Equitazione propriamente definita, sebbene va a interagire con un essere vivente quale il cavallo richiede dapprima tramite un accurato studio teorico, la conoscenza del cavallo, la sfera psicologica, e come egli è “costruito”, poi successivamente appropriarsi della tecnica che esige un uso millimetrico ed accorto degli aiuti, sia naturali che artificiali e poi una notevole autocoscienza che porti il cavaliere a essere consapevole di come il suo corpo va a inficiare sul cavallo, ad esempio, un pessimo assetto non solo squilibra il cavallo, ma lo insella, immobilizzando l’incollatura e non ingaggiando il posteriore il cavallo si sovrastruttura di anteriore e via dicendo.
Va da se, che un minimo di etica e di morale nel praticare l’Equitazione ci vuole e soprattutto è una ricerca costante nel non causare danni al cavallo di nessun genere.
Quindi la giusta pratica, il buon linguaggio degli aiuti, l’auto osservazione del cavaliere, avere compreso e fatto propria la tecnica per non favorire al cavallo danni e dolori inutili.
Il cavallo essendo una preda, quando prova dolore non lo esterna, perché è una caratteristica propria della preda non far capire il proprio stato, ma ha molti modi per farsi capire. Un cavallo quando fa una lunga serie di difese, rifiuti, ci dice che è montato male, che gli aiuti sono portati male e in modo violento, che alcuni finimenti sono inutili.
Quindi per cercare il giusto compromesso per praticare l’Equitazione senza causare al cavallo alcun tipo di problemi, innanzi tutto è il cavaliere che deve farsi carico di crearsi un buon bagaglio di competenze, capire che le cose più semplici sono le migliori, che non si può chiedere l’impossibile, non bisogna stressare il cavallo e ne sottoporlo a pratiche gravose, lunghe e faticose se non in grado di sostenerle, di saperlo gestire al meglio, e soprattutto intessere con il cavallo non solo una comunicazione, ma anche soprattutto una relazione che sia fondata, sulla fiducia, sulla correttezza, sulla coerenza e sulla sensibilità e non sulla dominanza.
(Raffaella Scelsi – Istruttore Capo dell'Accademia Equestre San Paolo – Tutti i diritti riservati ©)