15/11/2023
Molto interessante
Studio interessante ed originale condotto dai ricercatori veterinari dell’Università di Bari in collaborazione con degli psicologi e finalizzato ad esplorare le motivazioni che spingono i volontari a prendersi cura dei cani di canile e di quelli randagi che vivono in Puglia. E’ ragionevole ritenere che, in molti casi, il comportamento prosociale esibito dai volontari sia motivato dall’empatia, intesa come capacità di comprendere i bisogni dell’altro, e che sia quindi funzionale allo scopo di migliorare il benessere dei cani. Tuttavia, in altri casi, un comportamento apparentemente prosociale potrebbe essere primariamente causato dalla necessità di soddisfare i bisogni della persona che lo esegue, e ciò potrebbe ostacolare il raggiungimento di una autentica comprensione dei reali bisogni del cane, e concretizzarsi, quindi, in un intervento disfunzionale. Partendo da queste premesse, gli autori della ricerca hanno studiato le caratteristiche psicologiche di un campione di 122 volontari, utilizzando tre diversi tipi di questionari, ed hanno riscontrato l’attivazione dei cosiddetti “schemi maladattativi precoci” (come quelli legati all’abbandono, alla sfiducia e alla grandiosità) in una percentuale non trascurabile di soggetti. Tali schemi maladattativi sono insiemi di ricordi, emozioni, pensieri e sensazioni che insorgono durante l’infanzia e/o l’adolescenza degli individui e che influenzano il loro comportamento anche durante la vita adulta. Nello specifico, gli autori dello studio ipotizzano che l’attivazione di questi schemi maladattativi potrebbe indurre alcuni volontari a compiere degli interventi disfunzionali come quelli che conducono alla cattura e rimozione dal territorio di cani non socializzati con gli esseri umani e/o, più in generale, ad adozioni di cani effettuate in una maniera troppo frettolosa e superficiale. Ad esempio, l’attivazione dello schema dell’abbandono (e quindi la paura dell’abbandono) potrebbe indurre alcune persone ad assumere atteggiamenti iperprotettivi nei confronti dei cani liberi e a sopravvalutare i pericoli ai quali essi sono esposti sul territorio con conseguente cattura dei cani stessi e riduzione del loro benessere a causa della perdita della libertà e dei legami sociali con i membri del loro branco. Inoltre, l’attivazione dello schema della sfiducia (e, quindi, la paura di essere ingannati) potrebbe ridurre la tendenza dei volontari a collaborare con i professionisti che si occupano del benessere dei cani con conseguenze negative per lo stesso. Infine, l’attivazione dello schema della grandiosità (associato a sentimenti di superiorità) potrebbe indurre alcune persone ad utilizzare i cani come mezzo per esercitare il proprio controllo sugli altri conducendo ad un numero eccessivo di “salvataggi” e di adozioni “frettolose” con bassa probabilità di successo. Un altro risultato interessante emerso da questo studio è l’associazione statisticamente significativa tra l’attivazione dei suddetti schemi maladattativi e la presenza di “inflessibilità psicologica” (la tendenza ad assumere posizioni rigide di fronte agli eventi) e di “credenze irrazionali” nei volontari che hanno preso parte allo studio. Tuttavia, sia l’inflessibilità psicologica che le credenze irrazionali (misurate con specifici tests) si sono significativamente ridotte nei volontari che si sono sottoposti a specifiche sessioni di terapia cognitiva e a un corso di formazione sulle esigenze etologiche e sul benessere del cane. Ovviamente si tratta di uno studio pilota che, spero, costituisca una buona base di partenza per aprire nuove linee di ricerca. Queste ricerche potrebbero essere utili allo scopo di sviluppare specifici programmi di educazione e formazione rivolti ai volontari che desiderano occuparsi del benessere dei cani. A tale scopo, sarà importante dimostrare l’esistenza di una effettiva relazione di causa-effetto tra schemi disfunzionali e comportamenti disfunzionali che compromettono il benessere dei cani. Personalmente, accolgo molto volentieri studi multidisciplinari e innovativi come questo che sottolineano l’importanza della conservazione dei cani che vivono liberi sul territorio.
Grazie per la traduzione al dottor Bonanni.
⤵️ Qui trovate il testo completo.
https://www.mdpi.com/2306-7381/9/3/145/htm