14/08/2024
Pienamente d’accordo!
Se avete qualche minuto di tempo, leggetelo! Una riflessione e uno spunto interessante!
ADDESTRAMENTO COERCITIVO
Sentiamo parlare continuamente di coercizione, metodi coercitivi, strumenti coercitivi, addestramento coercitivo, ma… cosa si intende, esattamente? La coercizione è veramente solo un male per il cane?
Alcune correnti di pensiero ritengono che l’addestramento coercitivo sia quello che:
- utilizza strumenti coercitivi quali ad esempio il collare a scorrimento (alcuni ritengono che anche il collare fisso sia uno strumento coercitivo);
- impone delle regole (anche) attraverso l’uso di punizioni;
- in alcuni contesti “contiene” la reazione del cane e punisce il comportamento sgradito (attenzione: non si parla di problemi comportamentali), prima di “spiegargli” o dopo avergli “spiegato” quale sia il comportamento corretto (secondo noi umani) da tenere in quella data situazione.
Partiamo ora da un presupposto molto semplice: usare coercizione significa imporre, obbligare.
RIVELAZIONE: tutti gli strumenti di conduzione sono coercitivi.
Pettorina ad h, collare fisso, cavezza, collare a strozzo, collare con le punte, pettorina norvegese e chi più ne ha più ne metta, vengono utilizzati attaccati ad un guinzaglio e, di fatto, “costringono” il cane a starci vicino, limitando la sua libertà.
QUESTA È COERCIZIONE.
Le regole, sono coercitive.
Se la volontà del cane è quella di fiondarsi con il muso nella ciotola mentre io ce l’ho ancora in mano e io punisco il cane, sto attuando un comportamento coercitivo.
Posso punirlo con una punizione positiva (in senso matematico, aggiungere qualcosa di sgradito), dicendo un “no!”, o con una punizione negativa (togliendo qualcosa di gradito), scostando la ciotola desiderata.
QUESTA È COERCIZIONE.
Esistono svariati metodi per inibire un comportamento sgradito.
Per comportamento sgradito si intende un’azione del cane non gradita all’uomo (es. cane che uccide una gallina, cane che pinza un bambino che corre, cane che aggredisce un altro cane).
Attenzione: quelli descritti NON sono problemi comportamentali, ma soltanto comportamenti naturali di un dato soggetto, non graditi a noi umani.
Per inibire un comportamento o modificare una risposta ad uno stimolo, si può utilizzare una punizione positiva (es. punizione verbale, scollarata, ecc.), in particolar modo se già abbiamo insegnato e spiegato al cane quale sia il comportamento richiesto.
Ri-attenzione: non stiamo parlando di violenza o di punizioni che provochino dolore fisico al cane.
La punizione blocca l’azione sgradita, dopo di che starà alla bravura dell’addestratore/educatore catturare l’attenzione del cane, distogliendola dallo stimolo che (ad esempio) vogliamo che ignori.
QUESTA È COERCIZIONE.
Chi parla di “addestramento coercitivo”, quasi mai spiega a cosa si riferisce, lasciando spazio alla fantasia delle persone, che, ignare, si immaginano ogni tipo di violenza e maltrattamento.
Non ultimo il comunicato di AMVI e FNOVI, associazioni di medici veterinari, che hanno intitolato così il loro scritto: “DICHIARAZIONE AMVI E FNOVI CONTRO L’ADDESTRAMENTO COERCITIVO”.
In parte condivisibile, in quanto condanna la violenza e incoraggia il rispetto delle fasi evolutive del cane e del rispetto dei suoi bisogni, ma in parte senza alcun senso, perché, leggendo il titolo, condanna l’addestramento in generale, non dando alcuna spiegazione del motivo per cui la coercizione non sia ammessa, né di cosa sia considerato coercitivo.
Insomma, resta aperto il dibattito su cosa si intenda per “coercizione” in ambito cinofilo.
Torniamo alla seconda domanda: la coercizione è solamente un male per il cane?
Ebbene, considerando che inconsapevolmente coercizziamo il cane già nel momento in cui decidiamo di portarlo a casa con noi, lo coercizziamo quando gli mettiamo un guinzaglio, lo portiamo dove vogliamo noi, lo nutriamo quando vogliamo noi e con il cibo che compriamo noi, facciamo in modo che non finisca sotto un’auto o che non si azzuffi con altri cani, lo obblighiamo ad andare dal veterinario e sottoporsi a controlli e vaccini contro la sua volontà, decidiamo come, con chi e se farlo accoppiare, direi di no!
La coercizione non è un male per il cane in quanto contribuisce a tenerlo in vita, in salute e ad inserirlo all’interno della società in modo che sappia comportarsi di conseguenza alle regole comuni, rispettando anche i diritti degli altri.
IL CANE LIBERO, NON ESISTE, FATEVENE UNA RAGIONE.
Volete cani educati, affidabili e gestibili?
Se la risposta è sì, allora non potrete fare a meno di utilizzare coercizione e punizioni, in abbinamento a rinforzi e gratificazioni.
RI-FATEVENE UNA RAGIONE.
Ultimo, ma non ultimo, scusate la lungaggine, smettiamola con la favoletta dell’addestratore cattivo, che utilizza solo punizioni e che se utilizza il collare a scorrimento, allora sicuramente punisce il cane a calci e pugni, senza mai gratificarlo.
Non siamo cretini e vi assicuro che nella maggior parte dei campi di addestratori “classici” si usano rinforzi ben più efficaci (e graditi al cane!) di quelli utilizzati in campi “gentili”.
Impariamo a descrivere, conoscere ed approfondire ciò di cui parliamo, altrimenti tutto è e resta aria fritta.
Buona cinofilia a tutti.