11/12/2023
Gli eredi di Caprilli
Passati 116 anni dalla morte del Capitano, una sorta di bilancio occorre farla, anche per rendersi un pò conto dove stiamo andando e qual è la direzione che ha preso o gli è stata data all'Equitazione Italiana.
La destinazione non è buona e basta un minimo di buonsenso per capirlo.
Innanzi tutto, il metodo del Capitano Caprilli è praticamente lettera morta e se viene applicato in purezza sono - siamo - quattro gatti che ancora cercano di mantenerlo vivo...e con molta fatica.
La spiegazione di questo è semplice.
Avendo l'Equitazione dietro decisione della maggiore federazione declinato il capo alle esigenze sportive che a loro volta hanno chinato il capo alle esigenze commerciali che a loro volta hanno dato il la a tutto quello che rende "grande" il comparto agonistico, e siccome s'è cercata e trovata la spettacolarizzazione a tutti i costi del salto ostacoli, e non solo, alla fine ha prevalso il "metodo" teutone-frisone, ossia la scuola tedesca-olandese che vuole il cavallo "compresso" all'ostacolo e non come dettava il metodo Caprilli, tra l'altro definito "equitazione naturale" (a mio parere l'unica, equitazione naturale) che voleva un cavallo in atteggiamento naturale. Perché un cavallo che salta seguendo il metodo sebbene sia per lui più corretto a livello biomeccanico e quindi salutare è però meno "spettacolare" meno "performante", meno "sportivo" e soprattutto per m***are seguendo alla lettera il metodo caprilliano ci vogliono anni e anni e anni di preparazione e il fare a meno di tutta l'attrezzeria coercitiva che si fa uso in gara, ossia chiudibocca, martingala, tandem, ciappe ecc ecc.
Insegnare il metodo è antieconomico, la gente si stufa perché diciamo le cose come stanno, al 70% dei frequentatori di circoli ippici di imparare seriamente, non interessa, così come del cavallo, la maggioranza della gente vuole, esige, pretende di saper m***are bene subito, immediatamente e del cavallo non interessa se gli si spacca la bocca, se le mani sono dure o peggio ama compiacersi della propria ignoranza, continuando però a seguire istruttori assunti al ruolo di guru.
Il metodo Caprilli non vuole ignoranze, pretende tempo, attenzione, applicazione, disciplina, sensibilità.
Alla maggioranza della gente ciò non interessa, sennò non si vedrebbero i ragazzini di 11 - 12 anni che smanacciano come scimmie isteriche sopra cavalli mandati a speronate, frustate, con il collo bloccato dalle martingale e le bocche sfondate dai pelham con le ciappe e i chiudibocca.
Ma guai a dirlo.
Frotte di genitori si alterano, ragazzini di 15 anni a corto delle più nomali regole dell’educazione che sanno solo insultare, femmine frustrate che fanno le crociate e indicono vere e proprie guerre sante contro la sottoscritta che mette il dito nella piaga.
Chi sono oggi gli eredi di Caprilli? gli agonisti? No, gli istruttori? No, i ragazzini sui pony? No, i militari? macchè, chi sono?
Gli eredi di Caprilli sono quelli che seguono il metodo e cercano di mantenerlo vivo, e non sono gli agonisti, non sono gli istruttori che insegnano il contrario del metodo, e non sono manco gli allievi, perché ci sono persone che dopo 3-4 anni di pratica manco sanno la differenza tra un morso e un filetto e a cosa serva la redine d'apertura.
Diciamo le cose come stanno, a parte qualche eremita, qualche idealista, qualche pazzo, io non vedo eredi di Caprilli, sebbene Caprilli venga tirato fuori ogni tanto da quella federazione equestre che è la causa primaria dello sfascio dell'Equitazione in Italia.
Una cosa importante, per il Capitano Caprilli, il salto ostacoli non era una priorità, ma una competenza, è questo il problema di fondo.