20/11/2024
IL MIO NOME È REISS
Per Mamy e Papy e per tutti gli altri
sono solo un piccione, come tanti.
All'inizio ero anche contento di essere un piccione, ma poi no.
La nostra è una vita dura, piacciamo solo
a volpi e gatti e solo nel senso culinario.
Se avessi potuto scegliere,
sarei nato pappagallo, o colibrì,
o passerotto.
Meglio ancora... uno di quei cani che i Duepiedi portano a passeggio per far fare
i loro bisogni che poi raccolgono!
Mamy e Papy mi hanno insegnato che bisogna stare alla larga dai Duepiedi perché sono moooolto cattivi.
Nonno Naftali diceva che avevano assaggiato la mela sbagliata,
non quella dell’albero della conoscenza, piuttosto dell’albero della cattiveria.
Avevo un’ala ferita, quando son stato trovato da una Duepiedi.
Mi faceva male, tanto male, ma non emettevo lamenti, non potevo:
in quelle condizioni si è facile preda
di chiunque.
Ero al mondo da pochi mesi,
ma già sapevo di essere spacciato.
Non so perché, forse erano il dolore,
il terrore, l'enorme sofferenza di essere rimasto solo che me lo sussurravano.
Avrei potuto farcela se fossi stato un cane: ma Mamy diceva che sono solo un piccione, e ai Duepiedi non ispiriamo nè compassione nè tenerezza.
Ecco perché quando vidi quella Duepiedi avvicinarsi a me, avrei desiderato sparire; ma non riuscivo che a frullare su me stesso tra lancinanti dolori.
Anche lei rimase sorpresa, non sapeva come e cosa fare.
Allora recuperai terreno e mi nascosi sotto le frasche.
Si allontanò, sospirai, ma poi tornò indietro una, due volte, alla terza caddi dentro il canale melmoso. Si volse nuovamente.
"Se ne va'", pensai, ma mi sentivo in trappola. Ero finito!
Poi sentii uno strano rumore, Duepiedi stava rovistando in un cestino di rifiuti, prese un sacchetto e tornò sul ciglio del canale.
Entrambi titubanti sul da farsi rimanemmo immobili per un pò.
Poi lei scese lentamente nel canale melmoso e mi fece entrare nel sacchetto.
Dolore e paura mi fecero pigolare "È finita!"
Da quel momento non capii più nulla.
Sentivo Duepiedi parlare, poi mi mise accanto a sé sul sedile di quella "cosa su ruote"...
Ogni tanto udivo la sua voce,
non capivo cosa stesse dicendo,
ma sapevo che si rivolgeva a me:
"Non aver paura,
va tutto bene, ti chiamerò Reiss,
come Reiss Romoli, dove ti ho trovato.
Ti porto in un posto dove ti cureranno".
Quando ci fermammo e prese il sacchetto, il dolore mi fece ve**re un capogiro,
pigolai nuovamente "piopio" come un pulcino.
Accadde tutto in fretta, o forse ero io che non riuscivo più a capire il tempo:
dolore, paura, paura, dolore.
Desideravo piangere, avere Mamy e Papy
e gli altri accanto a me.
Ma ero solo, ferito, terrorizzato,
in un posto che non conoscevo.
Altri Duepiedi mi misero in una scatola e lei, dopo avermi salutato, se ne andò.
Era triste per me.
Chiusi gli occhi e sognai: rividi il cielo azzurro e i campi di mais e io che volavo
insieme agli altri.
Cacciai un suono gutturale:
"Mi chiamo REISS!".
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Il giorno dopo scrissi all'ENPA dove avevo portato Reiss per avere sue notizie:
"Buonasera...,
ci dispiace tantissimo.
Il piccione presentava una frattura dell'ala destra con aree di necrosi.
Non era possibile recuperarla funzionalmente e quindi,
visto anche l'elevato grado di dolore,
è stata eseguita l'eutanasia.
Ci dispiace moltissimo"
Staff ENPA
In ricordo di Reiss e di tutti i Reiss.
Martedì 19/09/23
Lina V.
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