03/10/2024
Buongiorno ❤️
Dato che piove, si scrive...
Spero "buona lettura"
IL VIAGGIO
Aveva un cane.
Era così “problematico”, che andò da un' esperto per essere aiutata.
Non capì subito cosa stava accadendo.
E non lo capì per molto, molto tempo.
Servirono anni.
Quello che si svolgeva sotto i suoi occhi, era una magia chiara ed evidente, ma lei non la vedeva.
Viveva questa esperienza con pensieri di bassa qualità, quelli legati al fare, e non al sentire.
C' era in lei la convinzione che bastasse l' amore per aiutare il suo cane.
E poi, dopo aver letto qualche libro in materia cinofila, e ascoltato suggerimenti vari, si era convinta di capirci qualcosa.
Vero, l' amore avrebbe fatto la differenza, e la conoscenza era una risorsa fondamentale, ma era una visione parziale.
Probabilmente superficiale per come all' epoca la intendeva lei.
Era poi convinta che l' aver già vissuto con un altro cane in precedenza, la rendeva capace di saper gestire tutte le situazioni difficili che si sarebbero presentate.
Ma quando arrivò Martina, i piani si sconvolsero.
Lei non era un libro, e neppure l' altro amato cane.
Non era soprattutto un cane che scodinzolava felice, solo perché le dicevi che ti piaceva.
Tutt’altro.
Era un gran caos sotto ogni punto di vista.
Non tollerava i cani. Diffidente con gli umani. Incapace di gestire gli ambienti esterni. Incapace di gestire la solitudine. La lista era lunga.
E a lei servirono anni prima di rendersi conto che quel cane non era problematico, come veniva etichettato, ma aveva solo un gran "bisogno di aiuto".
Può sembrare banale, ma fu fondamentale. Sarebbe stato sufficiente cambiare il focus della situazione, e moltissime cose sarebbero state diverse.
Fin da subito.
Non era un cane da cambiare, ma era "solo" un cane da aiutare.
Aveva bisogno di possedere risorse che non aveva, per potersi esprimere meglio.
Per gestire le sue emozioni diversamente.
Capita anche agli esseri umani, giusto?
Questo era l' unico punto importante: darle aiuto.
La felicità del suo cane doveva essere il centro.
Non doveva risolvere i problemi che il suo cane creava a lei.
Ma non se ne rendeva conto.
La maggior parte delle persone purtroppo non se ne rende conto.
Avrebbe vissuto un' avventura bellissima, con la straordinaria occasione di mettersi in gioco e imparare cose che le sarebbero servite per sé. Ma non lo capiva.
La calma, l' autocontrollo, la pazienza, l' acutezza di osservare i dettagli. La leggerezza.
Osservare senza giudizio per andare oltre le apparenze. Lo stare nel qui e ora.
La perseveranza di non mollare.
Oltre gli schemi e l' ego personale che ha sempre tutte le risposte "giuste".
Quel cane era il suo grande specchio per molti aspetti e situazioni della vita.
La sua grande occasione per migliorare come essere umano.
Avrebbe dovuto capirlo.
Forse avrebbe potuto, ma non era il momento.
Ci mise tempo per capire un' infinità di cose.
E se è vero che nulla avviene per caso, probabilmente se avesse compreso tutto fin da subito, tanti preziosi talloncini del puzzle della loro crescita, sarebbero andati perduti.
Oggi sorride quando ripensa a tutti i momenti impegnativi vissuti.
Impegnativi, che hanno richiesto impegno, talvolta fuori dal comune.
Spesso è stata sul punto di mollare.
Ma non lo fece, mai.
Se da una parte è vero che era inconsapevole del disegno più grande che si stava delineando, dall' altra voleva trovare una soluzione.
È onesta, e ammette che mascherava gli stage, le decine e decine di lezioni e corsi fatti, con la nobile motivazione di volerla aiutare, ma in fondo pensava che se fosse migliorata, sarebbe stato più facile per lei.
Possiamo biasimarla?
Ed è per questo che vuole condividere questa esperienza, per far capìre quanto sia importante capire.
Sembra un gioco di parole, ma non lo è.
Capire per andare oltre e vivere un viaggio diverso.
Martina voleva solo esprimere ed essere se stessa.
Sapere e sentire che nessuno voleva cambiarla, ma solo sostenerla.
Pensandoci, a chi piacerebbe avere a fianco qualcuno che desidera sempre cambiarci?
Il ruolo di "proprietario" che teniamo ben stretto, non dovrebbe far detenere lo scettro del sapere, ma al contrario quello di guidare.
Siamo la "persona" dei nostri cani, non i loro "padroni", e c' è tempo per cambiare visione.
Guidiamoli ad essere la versione migliore di sé , come loro fanno con noi.
Impegniamoci ad essere umili davanti al loro sguardo, senza attribuire sempre significati ad emozioni talvolta a noi sconosciute.
Proviamo a sentire, non sempre a spiegare.
Hanno un mondo dentro che non aspetta altro di essere accolto con interesse sincero, anche quando talvolta si esprime in modo inappropriato.
Sintonizziamoci con chi abbiamo davanti. E per fare questo, non esistono scuole di formazione, correnti giuste o sbagliate, ma solo il cuore.
Poi certamente i metodi giusti, che senza dubbio esistono, e giocano un aspetto fondamentale, arrivano di conseguenza.
Buon viaggio alla scoperta del tuo cane, come fece Francesca con Martina.