17/10/2025
Approccio interdisciplinare e cooperazione tra figure professionali alla soluzione dei comportamenti non di successo manifestati dal cane.
La cinofilia sta cambiando forma, sempre più si assiste all'osservazione del cane all'interno delle relazioni familiari. Così il concetto di cura si integra con quello del prendersi cura del cane, certo, ma anche dando nuove risorse alla sua famiglia umana, in fondo sono proprio loro che ci contattano per chiederci sostegno e aiuto.
Ma per realizzare tutto questo è necessario nell'ambito della nostra professione di EsCAC (istruttori cinofili), di essere pronti al compito e quindi abbiamo necessità di formatori capaci di proporre un modello interdisciplinare di azione congiunta ma autonoma, capace quindi, certo di dare maggior benessere al cane, ma tenendo ben a mente che questo aspetto non può realizzarsi concretamente se non si tiene conto del contesto famigliare in cui vive.
Tuttavia per realizzare al meglio tale progetto è necessario definire i vari ambiti di competenza dei formatori, dando titolarità a chi ha competenze specifiche per trattare temi tanto delicati.
Per questa ragione ho sempre definito quale può essere la mia area di competenze in qualità di Formatore Senior EsCAC e per tutti gli altri aspetti, pur conoscendoli, ho sempre dato voce a chi ne ha titolo. L'ho sempre fatto cooperando in strutture formative composte da professionisti capaci di dare il contributo di cui si ha bisogno per poter svolgere al meglio il nostro lavoro quotidiano.
Così i miei atti formativi sono sempre definiti da una soglia, dove le mie competenze danno spazio a competenze di altre professioni: il Medico Veterinario, Esperto in Comportamento, il Medico Veterinario Esperto in alimentazione, il clinico, ecc., ma anche e soprattutto lo psicologo.
Solo lo psicologo è capace di prendersi cura di noi professionisti e permetterci di riconoscerci nei nostri valori, credenze e opportunità, così che con nuove risorse emergenti potremo accogliere il cane e la sua famiglia umana al meglio.
E concludo affermando, che per realizzare questo tipo di formazione si rende necessario sapersi porre un paletto che circoscriva il nostro confine del sapere, imponendoci di sconfinare nelle professioni altre.
Sono fermamente convinto che non esista nessuna professione tra quelle citate che può permettersi questo libero arbitrio dal sapore di senso di onnipotenza o presunzione di onniscienza. Perché il vero pericolo in un approccio interdisciplinare non è tanto pensare di sapere, ma non sapere di non sapere, che è molto più grave.
Se si crede davvero all'approccio integrato interdisciplinare è il momento dove ognuno di noi, nelle proprie competenze professionali, faccia il suo nella formazione, non basta solo essere informati con buone letture per formare i proprio allievi.
E per ultimo, imparare e osservare questa forma di rispetto delle professioni altrui servirà agli allievi anche nel lavoro quotidiano, lasciando piena autonomia decisionale a ogni membro del team che cura e si prende cura del cane e della famiglia in cui esso vive, senza invasioni da una parte o dall'altra. ma con un unica meta da perseguire, tifando insieme e con comunione di intenti, affinché si rializzi il benessere del cane e della sua famiglia umana.
Attilio Miconi