09/06/2025
Dopo il Modulo sull'attaccamento svolto in Tambra. Mi piace condividere alcune mie riflessioni.
Premessa:
Ispirato dal lavoro di Giovanni Liotti a cui Tambra ASD si ispira per spiegare come si muovono le motivazioni individuali e sociali, mi piace soffermarmi su due aspetti che ritengo essere la chiave della mia professione di EsCAC.
Questi sono: l’attenzione e l’intenzione.
Attenzione:
L’attenzione che dedico al cane, ai suoi famigliari umani e più in generale alle dinamiche interne nel loro dialogo.
L’attenzione alle loro richieste di migliorare le condizioni di vita con il loro famigliare cane, alle strategie già messe in atto che hanno utilizzato, spesso indirizzate dall'esterno, tra tentativi di “correggere” le cose che non vanno nel cane a quelle di tentare di trovare luoghi isolati dove queste non emergono.
Perché lo sappiamo, spesso quando il dente duole è pìù facile pensare che sarà sufficiente toglierlo per non aver più male, purtroppo non sempre questa facile soluzione porterà ad avere una bocca sana.
L'attenzione che presto nella loro storia relazionale di famiglia interspecie, mi avvicino al loro sentire, facendololo con la delicatezza che richiedono i permessi che mi potranno dare o negare per essere accolto come professionista in modo più o meno efficace.
Per attenzione, intendo la sensibilità del EsCAC, quale sono, di prestare attenzione ai bisogni di attaccamento del cane e di come vengono riconosciuti dai famigliari umani, tento così di interpretare i comportamenti non di successo de cane e di quali possano essere le ragioni che li fanno emergere. Inquadro come la famiglia interspecie tutta intrecciano i loro dialoghi relazionali, tra accudemento e ascolto, tra bisogni di essere compreso e comprendere, tra consonanze e dissonanze in un comune stare insieme condiviso e individuale.
Questo modalità di porre le mie attenzioni verso la famiglia, attraverso il dialogo costruito insieme a loro, portà così all’incontro a un modo di sentire e risuonare comune tra istruttore, cane, famigliari umani.
Secondo Liotti, questo mi permetterebbe di costruire una solida alleanza “terapeutica”, con i conviventi umani del cane, capace perché strutturata di fiducia condivisa di affrontare le difficoltà che possono sorgere nel corso del trattamento dei comportamenti non di successo del cane che sono chiamati a essere trasformati.
Intenzione:
La qualità del lavoro svolto nel punto precedente, l’attenzione, definirà forza di volontà del famigliari del cane di affrontare insieme il processo di cambiamento nel loro cane.
Parlo delle difficoltà che emergeranno anche in funzione alla storia di attaccamento che ha il cane e alle risposte che siamo chiamati a dare all’altro non esenti anche noi dalle nostre storie di modelli operativi frutto della nostra vita affettiva, fin dai primi giorni della nostra vita.
L’EsCAC, attraverso lo scambio attivo nel dialogo tra cane e suoi famigliari, promuove una riorganizzazione delle intenzioni di tutti, più capaci di soddisfare al meglio le necessità del singolo cane, ma anche di tutta la famiglia multispecie di cui lui è parte. Il vero passaggio è mettere in contatto i famigliari umani del cane ai bisogni di tutti, un processo di nuove consapevolezze di sé e di sé parte del noi.
Attilio Miconi