08/12/2023
"Potessi, pagherei per tornare a giocare contro il muro della mia casa da bambino con il portone di ferro di mio padre con i vetri. Ogni tanto li spaccavo e dovevo essere più veloce io a prendere il pallone che lui a prendere me. Ho sempre rispettato gli altri. Me lo hanno insegnato i miei. Mio padre realizzava serramenta in alluminio. Era un genio, sapeva fare tutto. Era nato per lavorare, aveva una passione infinita. Erano gli uomini di una volta. Come tutti quelli della sua generazione, che hanno ritirato su il Paese dopo la guerra. Lo hanno fatto con il lavoro, non con i cellulari.
Quando giocavo non ero estroverso. Non mi sono mai esaltato, viaggiavo sempre ad altezza della terra. Tendevo a chiudermi, ero molto sensibile. Forse pesava quell’incidente. A diciotto anni ti sei rovinato la vita e tutti ti dicono che non ce la farai, che non giocherai mai più… E tu non sai e non vuoi fare altro nella vita.
Ho avuto sei operazioni al ginocchio nella mia carriera, non mi sono fatto mancare nulla. A Brescia la mattina mi svegliavo chiedendomi quale dei due mi avrebbe fatto meno male quel giorno. È stata dura, davvero. Ma ne è valsa la pena, eccome. E forse nel mio modo di giocare c’era il segno di quella fatica. E anche il fatto che oggi sia così sereno, a posto con la mia coscienza e il mio passato, felice di quello che provo, forse ha le sue radici nella sofferenza e nella lotta per vincerla".
Roberto Baggio
🗞️Corriere della Sera
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