Libera Accademia Interdisciplinare Cinofila Italiana

Libera Accademia Interdisciplinare Cinofila Italiana LAICI promuove una cinofilia secondo un modello interdisciplinare Istruzione

Ho scritto la prefazione del libro “L’altra metà della Relazione” di  Monverde, ve la riporto di seguito e spero di incu...
01/07/2025

Ho scritto la prefazione del libro “L’altra metà della Relazione” di Monverde, ve la riporto di seguito e spero di incuriosirvi

Sono stata molto felice quando Danilo mi ha chiesto di potermi occupare della prefazione del suo primo libro. Sono stata felice per la proposta in sé e ho continuato ad esserlo dopo aver potuto leggere in anteprima il manoscritto da lui prodotto, per i contenuti che in esso vi ho trovato.

Non è comune trovarsi in accordo tra professionalità diverse – Medico Veterinario Esperto in Comportamento e Istruttore Cinofilo per quanto ci riguarda- quando si parla di comportamento del cane. Io penso che la sintonia la si possa trovare nel nostro ambito operativo, sia in termini teorici che applicativi, nell’Approccio Relazionale, quello che ci permette di convergere pur partendo da vertici osservativi differenti.

Il cane è un mammifero che grazie alla coevoluzione con l’uomo porta nel suo progetto di specie anche l’integrazione nella famiglia umana. Questo ci fa pensare alla famiglia ben oltre l’idea nucleare composta da genitori e figli, tenuta insieme dai legami di sangue, bensì come rete di relazioni significative. In questa idea più ampia e maggiormente verosimile, ecco che il cane entra a pieno titolo tra i suoi membri. La definizione di nucleo familiare non si limita più all’identificazione dei ruoli quanto all’intensità dei legami, in questo modo i confini della famiglia cambiano e alcune figure -come il cane- da marginali divengono centrali rispetto ad altre, sulla base dell’intensità, della qualità e dei significati degli scambi relazionali.

Secondo questa chiave interpretativa diviene necessario osservare il cane, non più come individuo isolato, ma come facente parte del sistema famiglia inserito in un contesto socio-culturale. L’interpretazione dovrà sì tenere conto di come il comportamento si manifesta ma non è più sufficiente, dovrà tenere conto anche di come i singoli membri interagiscono tra di loro e dei loro punti di vista. Ecco che quindi anche la disfunzionalità del comportamento del cane non è più espressione esclusivamente individuale ma espressione dei rapporti che il cane intesse. Ci allontaniamo necessariamente dalla diagnosi come attribuzione di etichetta diagnostica ma abbracciamo la visione di disfunzionalità del gruppo. A maggior ragione l’intervento riabilitativo sarà di tipo famigliare, riguarderà gli scambi relazionali all’interno dei quali il disagio si è manifestato.

La famiglia multispecie, quella che si definisce anche per la pluralità di specie al suo interno, diviene un nuovo modo per osservare e interpretare il comportamento di un cane, l’opportunità per ampliare il proprio vertice osservativo al di là della sola espressione comportamentale. Il cane non è più individuo isolato che contiene al suo interno problematicità e risorse ma è individuo inserito pienamente in relazioni significative. “Trovo e curo la ricchezza che il riconoscersi nell'appartenenza alla famiglia può dare alle nostre vite nei legami che nascono e si trasformano,nella condivisione di esperienze, desideri e responsabilità, nel tempo e negli spazi che diventano nostri e che sanno di casa. Oltre i legami obbligati e le ritualità forzate, ma nella piena possibilità di esser-ci con semplicità e libertà”. (S. Miconi)

Attraverso questa nuova prospettiva, oltre a interrogarci sui perche’ un cane si comporti in modo atipico, dobbiamo chiederci se la famiglia nella quale e’ inserito stia svolgendo le sue funzioni in termini di cura e protezione, di ancora di coregolazione, di promotrice del senso di appartenenza e di capacita’ operative individuali, di gestione dei conflitti attraverso la mediazione invece che la forza. E come, con quali modalità, questa famiglia assolve al suo compito? Quali sono i suoi punti di forza? È per quel cane fattore di resilienza o di vulnerabilità?

La resilienza ha a che fare certamente con le caratteristiche del soggetto ma anche della sua famiglia in funzione dell’ambiente fisico e sociale nel quale sono inseriti e queste caratteristiche promuovono la capacità dei singoli attori e di tutto il gruppo di adattarsi alle avversità.

La famiglia è il primo “tutore di resilienza”, colei che accompagna il cane supportandolo nei momenti di difficoltà. La sua presenza fisica e in termini di scambio d’affetto col cane promuove i processi trasformativi del percorso che è sempre di tipo bio-psico-sociale.

Fare parte di un gruppo all’interno del quale si promuove senso di appartenenza è la prima condizione indispensabile. Essere e sentirsi riconosciuti all’interno del gruppo di appartenenza significa anche ve**re riconosciuti nella propria unicità per quelli che sono i propri bisogni, gusti, bisogni espressivi. All’interno del gruppo le emozioni vengono riconosciute e non inibite nella propria espressione, la comunicazione è quanto più possibile armoniosa e fluida affinché ognuno possa sentirsi libero di esprimersi manifestando bisogni e richieste d’aiuto. È all’interno della famiglia che si costruiscono le capacità del cane di allargare il cerchio relazionale anche a rapporti amicali, sia con conspecifici che eterospecifici. Avere una buona rete di amicizie, al di fuori dello stretto cerchio famigliare, costituisce un ulteriore fattore di resilienza all’interno della quale poter esprimere parti di sé in modo appagante. tanto che l’incontro non sia solo gradito ma anche ricercato dal cane. Anche il contesto fisico nel quale ci si ritrova a vivere col cane sarà un fattore importante per il benessere del soggetto. Ambienti fortemente urbanizzati o sovraffollati difficilmente permetteranno l’espressione di attività in linea con le caratteristiche specie-specifiche del cane e questo, nel lungo periodo, potrebbe favorire e amplificare il disagio. Potersi ritagliare momenti di agio fisico e mentale in ambienti piacevoli per il cane e la famiglia, in cui si possa fare movimento, promuoverà benessere, mantenendo alta la qualità della vita del cane e di tutto il sistema.

In questa chiave osservativa l’approccio medico e quello istruttivo convergono e si completano nell’aiuto che possiamo offrire alle famiglie con cani e nel loro percorso di promozione di resilienza. Ecco cosa troverete tra le pagine di questo libro, il continuo interrogarsi su come fare il bene dell’altro, come promuovere convivenze armoniose senza mai perdere di vista che il cane è un soggetto unico ma anche membro famigliare. Vedrete anche come le risposte non saranno presenti come pronto uso a significare che l’approccio relazionale ha numerose applicazioni ed è in continuo cambiamento grazie alla ricerca scientifica. Spero che questo libro possa avvicinare tante famiglie all’approccio relazionale, che promuova nuovi modi per osservare il proprio cane partendo da : ”non sei solo tu ma sono anche io”, perché il voler bene non passi solo attraverso le carezze ma anche dal desiderio di voler capire l’altro.

Buona lettura.

Accade che per ragioni di vita condivisa o per ragioni di attività cino-sportive ci si trovi a fare richieste al proprio...
24/06/2025

Accade che per ragioni di vita condivisa o per ragioni di attività cino-sportive ci si trovi a fare richieste al proprio cane. A volte accade che, pur comprendendo quanto gli si stia chiedendo, il cane scelga di ignorare la richiesta.
Un esempio tipico è il proprietario che chiede al cane di fare qualcosa o di interessarsi a qualcosa e il cane si allontani, a volte con lo sguardo, a volte fisicamente.
Potremmo definire questo un comportamento di evitamento, ossia una strategia messa in atto per allontanarsi (evitare) da una situazione in grado di procurargli emozioni spiacevoli. Lo scopo di questo comportamento è quello di sottrarsi dall’esporsi a situazioni sgradevoli per evitare di fronteggiare l’emozione spiacevole che ne consegue. Deve essere interpretato come un vero meccanismo di difesa, che se frequentemente adottato da un individuo in differenti situazioni deve farci sospettare un disturbo ansioso. L’ evitamento, producendo un momento di sollievo, corre il rischio di diventare autoimplementante trasformandosi in una coercizione a ripetere.
Per un proprietario cosa significa ricevere dal proprio cane un evitamento?
Cosa può significare fare una richiesta e subire un rifiuto? Cosa accade se ciò avviene in pubblico?
Per alcune persone può corrispondere a vivere il momento come se la propria persona venisse rifiutata e non solo la richiesta, al pari dell’essere ignorati o non presi in considerazione e se ciò accade in pubblico può avere risvolti emotivi spiacevoli più intensi che potrebbero avere a che fare con la rabbia e la vergogna. Ogni persona risponderà a questi stati d’animo con le sue strategie e alcune le potremmo intuire dalle parole che spesso vengono usate:
- Il cane non è interessato all’attività oppure è distratto da altro
- Il cane è stanco
- Il cane non è interessato a ciò che dico
- Non sono in grado di farmi ascoltare
- Il cane non ascolta
Ognuna di queste interpretazioni poterà il proprietario ad adottare strategie diverse in base alle circostanze:
- Evitare di fare richieste perché tanto non “funzionano”
- Alzare la propria autorevolezza attraverso la rabbia
- Aumentare il valore della proposta investendo sul cibo
Ora dovremmo chiederci come si sente un professionista che viene interpellato per risolvere questo problema e come sta con le sue ansie da prestazione, le sue insicurezze e come vive l’insuccesso? Immaginatevi pure in un qualsiasi Stage cinofilo nel quale vi viene chiesto di svolgere un'attività col cane e lui si rifiuta di collaborare, divertente vero?
Il primo passo è quello di comprendere quali motivazioni (le ragioni) portano il cane a proteggersi dalla richiesta del Convivente Umano. Tra le varie ipotesi dovremmo valutare quanto sono presenti le richieste in quella relazione e con quale impatto emotivo vengono fatte e vissute. Dovremmo anche fare un’analisi del qui e ora e chiederci se in questo momento l’impatto emotivo sia amplificato dal contesto (luogo, presenza di persone, giudizio dell’istruttore).
Alla fine dovremmo tutti interrogarci sulla differenza che passa tra una richiesta e una proposta e quanto incida sul comportamento con l’altro la possibilità di dire no. Aiutare il proprietario a sentirsi maggiormente a suo agio, dare meno valore alla richiesta che sta facendo, non identificarsi nella richiesta potrebbe già di tanto aiutare la coppia a trovarsi dentro una proposta.
Dott.ssa Federica Manunta

Chi si occupa della buona crescita di un cucciolo, che si occupa del suo stato di salute psico-fisico, che lo accompagna...
06/06/2025

Chi si occupa della buona crescita di un cucciolo, che si occupa del suo stato di salute psico-fisico, che lo accompagna e lo sostiene nel suo stare al mondo, che si prende cura della sua educazione e che si prende la responsabilità delle scelte che fa per suo conto davanti alla comunità, Cos’è se non una figura genitoriale ?
È necessario avere lo stesso sangue per svolgere questo ruolo?
Qualcuno deridendoli e svalutandoli li ha chiamati mamma e papà , mettendoli in contrapposizione alla figura di guida. Dei genitori sono anche delle guide ma molto di più, il ruolo di guida è solo una parte del compito.

Ormai non parliamo più di terapia medica e di riabilitazione come fossero due aspetti diversi, parliamo, invece, di prog...
06/06/2025

Ormai non parliamo più di terapia medica e di riabilitazione come fossero due aspetti diversi, parliamo, invece, di progetto terapeutico per indicare che le scelte non sono solo condivise ma pensate e volute dall’equipe curante. Entrambi i professionisti, Veterinario Esperto in Comportamento e Istruttore EsCAC, partecipano a delineare il progetto affinchè le singole aree di pertinenza, medica e riabilitativa, si sostengano a vicenda e insieme apportino i benefici del progetto. Non sapremo mai quale delle due aree abbia apportato il beneficio maggiore, nè ci interessa saperlo, è il progetto nel suo insieme che conduce cane e famiglia nel percorso di cambiamento verso un nuovo modo di stare insieme nel mondo fisico e relazionale.
Abbandoniamo l’idea del “ chiamo il medico se ne ho bisogno” e “il medico progetta il percorso”. In entrambe queste due frasi si intuisce l’utilizzo utilitaristico della professione altrui e la relazione non paritetica. Dobbiamo lavorare a partire dalla formazione perché il lavoro in equipe sia all’insegna della relazione cooperativa , l’unica possibile per una relazione terapeutica.

In foto due sconosciuti che si guardano per la prima volta ❤️

Perché siamo contro la lista delle razze pericolose? Perché siamo contro i test che valutano i cani?Pensiamo che i cani ...
05/06/2025

Perché siamo contro la lista delle razze pericolose?
Perché siamo contro i test che valutano i cani?

Pensiamo che i cani che sono pericolosi, ossia in grado di arrecare danno ad altri, dentro o fuori casa, siano cani vulnerabili, in difficoltà, fragili. Le risposte comportamentali disfunzionali sono per la maggior parte risposte difensive agli insulti della vita e nessuno di questi aspetti ha a che fare con la genetica e con la razza di appartenenza. Confondere espressioni di disagio con caratteristiche del carattere è un grave errore che porta a sottovalutare il problema del cane e a deresponsabilizzare i proprietari tutti, sull’attenzione con cui un cane vada cresciuto.
Tutti gli esseri viventi provano rabbia o paura ma è il come si risponde a queste emozioni che dimostra se il soggetto ha acquisito capacità di autoregolazione e autocontrollo o se è vittima delle sue emozioni e quindi portato ad agire in modo impulsivo e istintuale . La reazione eccessiva e non controllata non c’entra nulla col carattere di un individuo o con le sue caratteristiche di razza, c’entra però con la famiglia canina e umana dove è cresciuto, lo stile relazionale dentro casa e fuori casa che ha acquisito in base all’ambiente relazionale e fisico nel quale è inserito.
Dire che esistono delle razze più pericolose di altre stravolge completamente questo punto di vista, colpevolizzando il cane invece che aiutarlo a stare meglio. Deresponsabilizza la famiglia dal suo compito genitoriale nell’occuparsi della crescita e lo sviluppo di un cane a qualsiasi taglia e aspetto appartenga e pone l’attenzione esclusivamente sul controllo. Responsabilizzare i proprietari significa aiutarli fornendo professionisti competenti che li supportino nella comprensione del proprio cane e rispetto alle modalità con cui comunicare, agli ambienti nel quale portarlo e con quali strumenti.
Allo stesso modo siamo contro i test standardizzati per valutare i singoli soggetti, proprio perché i cani sono tutti diversi con sensibilità e modalità di comportarsi diverse. Sottoporli a delle prove, al pari di prove sportive, ci allontana dalla soggettività e dalla possibilità effettiva di comprendere e aiutare lì dove necessario.
Una prova sportiva, con un giudice, non potrà mai avvicinarci al soggetto e alle sue necessità, non porta alla conoscenza del singolo ma valuta la prova eseguita. Forse ci illude di aver fatto qualcosa mettendo la coscienza delle istituzioni a posto ma non affrontando il problema nel suo aspetto più concreto.

Un cane reattivo è un cane che agisce la propria rabbia verso ciò che lo irrita e verso chi ha vicino. Cercare di compre...
02/06/2025

Un cane reattivo è un cane che agisce la propria rabbia verso ciò che lo irrita e verso chi ha vicino. Cercare di comprendere cosa lo porta ad agire in questo modo significa cercare di dare un’interpretazione a ciò che sente: ha paura e si sente minacciato? Inibirlo punendolo o allontanandolo dal problema non risolve il problema, perché punendolo agiamo solo sul comportamento ma l’assetto emozionale resta immutato, rischiando di avere manifestazioni più intense in caso di mancanza di inibizione, allontanandolo lo solleviamo dal provare l’emozione, col rischio di cadere nella spirale autoimplementante dell’ evitamento.
Se iniziassimo a guardare il problema da un’altra prospettiva per cercare di risolverlo?
L’obiettivo della riabilitazione comportamentale non è controllare il comportamento del cane ma nemmeno avere la presunzione di cambiare il soggetto, cambiando il suo stato emotivo oppure controllando il suo pensiero.
Riabilitazione è dare strumenti all’individuo, attraverso la sua relazione con la famiglia, per imparare a vivere la rabbia ( ad esempio) senza agire un comportamento lesivo verso gli altri, oppure vivere la paura senza necessariamente vivere in contesti deprivati per evitare di provarla.

Preparando il CAMPUS di Formazione avanzata in riabilitazione comportamentale
Focus sulla irritabilità, frustrazione e reattività
13-14-15 giugno
Federica Manunta

I test comportamentali sui cani, tutti quelli che vediamo ultimamente sui social, servono a capire ciò che il profession...
31/05/2025

I test comportamentali sui cani, tutti quelli che vediamo ultimamente sui social, servono a capire ciò che il professionista non è in grado di capire da solo attraverso la sua sensibilità, le sue competenze e la sua esperienza. Non ci sarebbe nulla di male nei test se non fosse che molti test, o l’operato di chi li applica, sono altamente sensibilizzanti o traumatizzanti. Cosa voglio dire, che un cane che finora non aveva mai morso, vivendo l’esperienza traumatizzante del test inizia a mordere e questo è molto grave, soprattutto perché il trauma avviene per opera di un professionista (o sedicente tale).
I traumi, soprattutto nei cuccioli, hanno il potere di indirizzare il loro sviluppo facendolo deviare, perché segnano le memorie e creano modi distorti di interpretare il mondo.
Il cervello dei cuccioli traumatizzati si sviluppa microscopicamente e macroscopicamente in modo alterato, rispetto agli animali che non hanno subito traumi, e sembra arrivare a una maturazione precoce con potature sinaptiche molto rapide, togliendo periodo utile all’apprendimento. È come se il trauma favorisse un adultizzazione precoce con perdita di potenzialità di crescita e cambiamento.
Insomma, si pensava di fare una valutazione, un test, probabilmente non necessaria xè tutto ciò che c’era da capire era già sotto gli occhi di chi doveva essere in grado di osservare ma si è finito col traumatizzare il cane ipotecando il suo sviluppo e quindi il suo benessere psico-fisico futuro .
Lasciate in pace i cuccioli

Il fallimento di un percorso medico-riabilitativo a volte risiede nel non aver stabilito una buona compliance con la fam...
29/05/2025

Il fallimento di un percorso medico-riabilitativo a volte risiede nel non aver stabilito una buona compliance con la famiglia . In quei casi mettiamo in discussione noi stessi, l’approccio che seguiamo, la famiglia. Spesso andrebbe indagata la relazione che abbiamo allacciato con la famiglia chiedendoci se il sistema cooperativo è quello attivo nel nostro dialogo.

La prospettiva evoluzionista induce a considerare l’invarianza nella struttura fondamentale delle forme di comportamento...
27/05/2025

La prospettiva evoluzionista induce a considerare l’invarianza nella struttura fondamentale delle forme di comportamento sociale nei mammiferi, segno di una loro comune origine evolutiva, al pari dell’invarianza della struttura fondamentale anatomica, le cui differenze rappresentano appunto l’evoluzione.
Popper, 1990

Quando mi chiedono:”è giusto fare così?” Io rispondo: “ io non so come sia giusto fare le cose, spero però di aiutarvi a...
24/05/2025

Quando mi chiedono:”è giusto fare così?”
Io rispondo: “ io non so come sia giusto fare le cose, spero però di aiutarvi a trovare il vostro modo per farle, che sia rispettoso di tutti voi”
Se pensassi di conoscere già come si fanno le cose, quindi se pensassi di avere già le risposte, non sarei interessata a ciò che mi dite.

https://www.facebook.com/share/p/191KFPjHit/?mibextid=wwXIfr
23/05/2025

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FNOVI esprime disappunto per la decisione dell’Italia di non aderire all’Accordo pandemico dell’OMS. Pur rispettando la sovranità nazionale, la Federazione sottolinea l’importanza di un impegno internazionale coordinato per affrontare pandemie come quella da Sars-Cov2, in linea con l’approccio “One Health”.

L’adesione avrebbe fornito strumenti utili per prevenzione e risposta alle emergenze sanitarie. FNOVI auspica che il nostro Paese mantenga una collaborazione attiva con l’OMS e valuti in futuro l’adesione a iniziative globali per la sicurezza sanitaria.

Leggi di più: https://www.fnovi.it/node/51399

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La nostra storia

Si legge LAICI e significa Libera Accademia Interdisciplinare Cinofila Italiana e siamo una scuola di formazione che vuole dire la sua in tre ambiti: Interventi Assistiti con gli Animali, Medicina Veterinaria, Cinofilia con lo scopo di formare professionisti competenti e aggiornati in grado di lavorare al meglio delle proprie possibilità con un approccio interdisciplinare. Quello che facciamo è organizzare e promuovere eventi formativi a breve, media e lunga percorrenza in queste 3 aree all’ interno delle quali spesso si trovano ad operare professionalità di diversa origine e competenza. L’obiettivo è che ognuno possa acquisire strumenti teorico-pratici scientificamente supportati e aggiornati, mettendo sempre in risalto il dialogo interdisciplinare a favore di un approccio sistemico.

Crediamo fortemente nell’ idea che la collaborazione sia la soluzione efficace per l’ottenimento dei migliori risultati professionali, crediamo che le individualità siano preziose se messe a disposizione del sistema quando si condividono gli stessi obiettivi. Non abbiamo paura del dialogo e del confronto purché siano sempre all’insegna del rispetto reciproco e dell’onestà intellettuale. L’unica cosa che non ci piace sono di dogmi.