01/09/2024
Dogsportal.
EDUCAZIONE CINOFILA E RELAZIONE CON IL CANE
NOTIZIE E CURIOSITÀ SUL CANE
Memoria di razza? No, cervello di razza!La selezione ha modificato la morfologia cerebrale del cane
30 Agosto 2024
Andrea Comini
Da tempo si utilizza l’espressione “memoria di razza” per indicare predisposizioni comportamentali fissate per selezione nei cani.
Ma secondo una ricerca avviata da qualche anno da una neuroscienziata di Harvard, la faccenda è assai più incisiva: non di memoria si tratterebbe bensì di una diversa morfologia del cervello, plasmata attraverso la selezione.
Cervelli “modellati” per privilegiare determinate aree, e le azioni a esse facenti capo, rispetto ad altre, ottenendo così specialisti eccezionali.
Tutti sappiamo che, a parità di equilibrio comportamentale, un Mastino Napoletano e un Pastore Tedesco, per esempio, reagiscono in modo molto differente di fronte al medesimo stimolo.
Sono razze diverse da molteplici punti di vista.
Lo stesso vale per tanti altri cani: un Barbone e un Amstaff si comportano diversamente negli approcci ai loro simili, così come un Segugio Italiano reagisce in maniera assai più interessata di un Carlino se il suo olfatto avverte l’odore di una lepre, e così via.
Le ragioni di queste diversità le abbiamo sempre attribuite in primo luogo al tipo di selezione che una razza ha vissuto, parlando di “memoria di razza”, selezione che nella stragrande maggioranza dei casi è stata finalizzata a scopi pratici: caccia, guardia, difesa, seguita, traino e via dicendo.
I più evoluti, poi, hanno anche sviluppato e applicato la “teoria della neotenia” per spiegare le differenze comportamentali tra varie tipologie di cani.
Ebbene, tutto questo era corretto… ma molto più di quanto pensassimo.
Erin Hecht, cinofila e docente di neuroscienza del dipartimento di Biologia Evoluzionistica dell’Università di Harvard, ha indagato sul cervello dei cani e ha scoperto qualcosa di rivoluzionario: razze di cani diverse hanno una morfologia del cervello differente!
La selezione umana ha indotto il cervello dei nostri amici specializzati in diverse attività a organizzarsi diversamente proprio in base a questa pressione selettiva particolare, portata avanti a volte per millenni e in altri casi anche “solo” per un secolo o poco più.
«Come ogni cinofilo», ha detto Erin, «mi sono sempre chiesta cosa passasse per la testa dei nostri amici. Poi, ho deciso di provare a scoprirlo». La professoressa Hecht ha avuto accesso a 62 scansioni di risonanza magnetica appartenenti a cani di 33 razze diverse e… «Possibile che nessuno abbia mai notato questa cosa?», si è detta. La “cosa” in questione era la differente “organizzazione” cerebrale dei cani di razze diverse!
«Abbiamo scoperto che le differenze non sono distribuite casualmente nei cervelli ma sono localizzate in alcune aree precise: sei reti neurali dove le regioni del cervello sono correlate a operazioni complesse di primaria importanza: uso dell’olfatto, movimenti oculari, attività sociali e altamente cognitive, paura e ansia, analisi degli odori e visione». E non sono mancate le sorprese: «Per esempio, l’abilità nell’uso dell’olfatto a caccia non è correlata all’anatomia del bulbo olfattivo (come si potrebbe logicamente pensare – ndr) ma a regioni cerebrali di livello superiore coinvolte negli aspetti più complessi dell’elaborazione degli odori. In altre parole, non si tratta di avere un cervello capace di individuare la presenza di un odore ma di possedere la “strumentazione neurale” necessaria per decidere cosa fare di quella informazione olfattiva».
E scusate se è poco.
Lo stesso vale per altre abilità, per esempio la conduzione del gregge. A proposito del Border Collie, Erin spiega: «Non nasce con la capacità di condurre, deve essere esposto alle pecore e anche ricevere addestramento ma la predisposizione al lavoro di conduzione è già presente nel suo cervello fin dalla nascita. Non si tratta, quindi, di un’abilità innata ma della predisposizione innata ad apprendere tale comportamento», spiega la scienziata, facendo un parallelo con la nostra capacità di parlare: noi non siamo in grado di farlo automaticamente ma impariamo a parlare perché il nostro cervello ha una regione predisposta a tale funzione.
Le differenze cerebrali individuate dalla ricerca appartengono, come spiegato, a cani di 33 razze diverse ma nessuno dei soggetti esaminati “lavora” effettivamente: sono tutti cani da famiglia. «Ci aspettiamo che le differenze nella struttura cerebrale siano ancora più evidenti e marcate nei cani che svolgono le attività per le quali sono stati selezionati», ha spiegato Erin.
Ma come tutti sappiamo, i cani di razza, cioè quelli selezionati per avere abilità specifiche, sono solo una parte della immensa popolazione canina, che è costituita per buona parte da meticci. Erin ha in mente di allargare la sua ricerca anche in quella direzione: «Un obiettivo futuro di questo studio sarà proprio cercare di capire come l’anatomia cerebrale e il comportamento si “ibridizzino” nei cani di razze miste. Ma per il momento stiamo lavorando sulla comparazione tra cani di razza pura, che risulta ovviamente più semplice».
Per chiudere, una riflessione: se il lavoro di Erin è corretto, come la mettiamo con i “dipende da come lo cresci” a fronte di una morfologia cerebrale specializzata che in sostanza “obbliga” il cane a seguirne le predisposizioni? A voi la risposta.
Il Blog italiano su cani, sport & società