06/03/2022
Si parla tanto nell’ultimo periodo, anche per via di trasmissioni televisive che hanno trattato l’argomento, di maltrattamento degli animali domestici che vivono nelle nostre case come i cani. Quando si parla di maltrattamento è facile che il pensiero vada a forme di violenza fisica, a cani tenuti alla catena, isolati socialmente e così via. Nelle trasmissioni televisive si inizia a parlare di cuccioli vittime di viaggi dall’est Europa, di maltrattamento genetico e iniziare finalmente a porre l’attenzione su questo è fondamentale per sensibilizzare l’opinione degli acquirenti. La scienza ci dice che queste sono forme molto gravi di maltrattamento che possono lasciare segni indelebili nella psiche e nel corpo dei nostri animali manifestandosi con comportamenti problematici e di difficile gestione per le famiglie.
Quelle sopra elencate sono le uniche forme di maltrattamento che i nostri cani possono subire? La mia professione mi dice che purtroppo non sono le uniche ma ve ne sono tante altre, non meno gravi, ma di certo più subdole, perché possono passare inosservate anche a chi le esercita. Nel senso che i maltrattatori non sempre sono persone spietate che vogliono arricchirsi sulla pelle dei cani, oppure insensibile energumeni che picchiano e affamano i cani. In alcuni casi i maltrattatori possono essere comuni proprietari inconsapevoli che il più delle volte pensano di fare il bene per i cani e per se stessi, vediamo come.
Una forma di maltrattamento spesso sottovalutata è la trascuratezza che spesso i cani subiscono. Vi sono diversi tipi di trascuratezza, ad esempio non soddisfare i bisogni primari del cane come non curare l’alimentazione, l’igiene o salute. Vi è però anche una trascuratezza che riguarda i bisogni emotivi del soggetto. Questo tipo di maltrattamento viene messo in atto dai Conviventi Umani quando questi non riescono a svolgere la loro funzione di figure di protezione, ignorando gli stati emotivi del cane, non rassicurandolo nel momento del bisogno, esponendolo alle esperienze senza un adeguato sostegno.
Penso ai tutti i proprietari che ignorano, volutamente o meno, gli stati emozionali del cane magari pensando che sia la giusta strategia per ottenere un comportamento “giusto” da parte del cane. Penso ai consigli di ignorare il cane quando viene lasciato solo prima di uscire o al ricongiungimento, penso ai cani che vengono ignorati se piangono di notte e volutamente lasciati a piangere in attesa che si rassegnino. Si perché quello che a volte raggiungono non è la capacità di dormire in bagno o in cucina in solitudine, quanto la rassegnazione che nessuno risponderà alla loro disperazione.
Penso ai cani che partecipano a incontri sociali con altri cani e si sentono invasi e bullizzati senza che nessuno li aiuti “perché tanto i cani se la cavano tra di loro”. Imparano così che la vita richiede che si difendano da soli catapultandoli in paure senza uscita.
Ancora, cani socialmente spaventati dalle persone che forzatamente vengono portati in luoghi sovraffollati in nome dell’adeguata socializzazione senza che nessuno si preoccupi di come si stanno vivendo quel momento al di là di cosa manifestano.
Non tanto queste esperienze mal fatte questo il tipo di relazione che ignora, non cura, che è disimpegnata, pone le basi perché si incrini l’autostima del cane o non si formi per poi spalancare le porte ai disturbi del comportamento su una personalità ormai vulnerabile. Ecco perché curiamo le patologie prendendoci cura delle relazioni famigliari che i cani intrecciano con le loro famiglie, perché sono il primo e più potente fattore di vulnerabilità come di resilienza.
Ha poco senso riuscire a far fare una determinata esperienza al cane, magari particolarmente difficoltosa per lui, se non lo si libera da una relazione che lo costringe a passare inosservato, perché anche loro, come noi, riconoscono il proprio valore e costruiscono la propria autostima da ciò che gli comunicano gli altri, per come gli altri si pongono nei loro confronti. Errore è cercare di liberarli da questo dialogo, mirando a una forma di autonomia basate sul “farcela da soli” perché nessun mammifero viene al mondo per farcela da solo.
Dott.ssa Federica Manunta