Spagna Esotic Farm

Spagna Esotic Farm Allevamento Avicoli per Passione

Spagna exotic farm nasce una decade di anni orsono, dalla grande passione di detenere animali ornamentali e d’affezione, oggi contiamo diverse colorazioni di anatre mignon, anatre mandarino, ed altre anatre ornamentali, selezioniamo in purezze la razza avicola Livorno exequer, pecorelle nane ouessant, alpaca e piccoli pappagalli quali cocorite e calopsite.

28/11/2023
05/11/2023

Quello che vedete in foto sono gli angoli ciechi di un camion.
Si,avete capito bene.
L’autista di quel mezzo non vede tutte le persone che vedete nella foto.

Per favore.
Fate attenzione.
Quando siete in bici fate attenzione.
Quando attraversate la strada fate attenzione.

Vicino ad un mezzo di grandi dimensioni può succedere di tutto.
In un attimo.

Basta un attimo.
Basta veramente un attimo e non c’è più nulla da fare..

26/10/2023
30/09/2023
24/09/2023

Questa è una foto della Montagna spaccata quando non era ancora stata forata per far passare la strada che collega Lido Conchiglie a Santa Maria al Bagno.
La foto meravigliosa è stata inviata da Stefano P. e si presume che risalga agli anni '20.

16/09/2023

CRITERI DI SCELTA DEI COGNOMI DI FANTASIA PER I TROVATELLI

I trovatelli in Italia sono stati per secoli nominati assegnando loro solamente il nome di battesimo a cui si aggiungeva un cognome eguale per tutti indicante la loro comune esperienza di brefotrofio. Ad esempio a Firenze ed in Toscana, dove l’istituzione per l’infanzia abbandonata fu per secoli lo Spedale di Santa Maria degli Innocenti, gli esposti ebbero tutti il cognome di Innocenti nelle sue varianti di Innocente, Degli Innocenti o Nocenti da cui i derivati Nocentini, Nocentino. A Milano, invece, l’istituto che si occupava dell’infanzia abbandonata era l’ospizio di Santa Caterina della Ruota, annesso all’antico complesso dell’ospedale sforzesco, che aveva come simbolo una colomba, perciò qui i trovatelli vennero cognominati molto frequentemente come Colombo e Colombini. Per lo stesso motivo a Pavia, ad esempio, gli esposti vennero chiamati spesso Giorgi, mentre a Siena Della Scala: si rafforzava così il legame filiale che legava il bambino abbandonato all’istituto che l’aveva accolto. Ancor più spesso, però, gli abbandonati venivano chiamati con cognomi che riportavano chiaramente alla mente la loro condizione di abbandono: Esposto, Esposti, Orfano, Proietti, Sposito, Spositi, Trovatelli, Trovato, Ventura, Venturelli, Venturini. Altro modo di definirli era fare riferimento alla loro nascita illegittima: Bastardo, Bastardi, Dell’Incerti, D’Ignoto, D’Ignoti, D’Incerti, D’Incerto, D’Incertopadre, Ignoto, Ignoti, Incerto, Incerti, Incertopadre, Parentignoti, Spurio, Spuri. Si usava anche cognominarli riferentesi alla pietà pubblica e/o religiosa: Cadei, Casadei, Casadidio, Casagrande, Di Dio, Diotallevi, Diotiguardi. In ogni caso, non tutti i cognomi summenzionati possono ricondursi all’infanzia abbandonata: per averne la certezza, occorre sempre svolgere ricerche d’archivio.

All’inizio del XIX secolo questa esplicita trasparenza dei cognomi dei trovatelli cessò in seguito ad una nuova sensibilità di ordine etico, al fine di non far gravare più sul trovatello l’umiliazione derivante da una facile rintracciabilità del suo passato di bambino abbandonato. Nel 1811 Gioacchino Murat abolì con un decreto l’antico uso del Regno di Napoli di chiamare quasi tutti i trovatelli Esposito o Proietti e decise che gli amministratori degli istituti di accoglienza dovessero stabilire i cognomi degli abbandonati. Nel 1813 un analogo provvedimento di Giuseppe Beauharnais impose l’obbligo del cognome a tutti gli abitanti del Regno d’Italia. Con una successiva circolare imperiale del 29 novembre 1825 venne imposta la regola secondo cui ogni trovatello avrebbe dovuto ricevere un cognome individualizzato. Da questo momento per le istituzioni finalizzate all’accoglienza dei trovatelli si pose un nuovo problema: quello di inventare per ognuno di loro un cognome di fantasia. Così il cognome inventato fu non solo il prodotto della creatività del singolo amministratore dell’istituto di accoglienza, ma anche il riflesso dell’immaginario, della mentalità e delle vicende dell’epoca della sua attribuzione. Molte, perciò, furono le variabili: l’estro del momento; un richiamo all’aspetto fisico del bambino o alle sue origini sociali o geografiche; una prefigurazione di un destino possibile; un richiamo a fatti storici o di cronaca del momento. Occorreva in ogni caso trovare un cognome che nessun altro avesse, per evitare che un domani l'esposto si presentasse davanti a qualcuno che portava quel cognome chiedendogli conto di una paternità rifiutata: ciò diventava fondamentale nel caso di figli illegittimi.

Tra i vari modi di operare, lo Spedale degli innocenti di Firenze dal 1812 attribuì un cognome distinto per ogni trovatello. Qui i cognomi scelti terminavano con la lettera “i” al fine di armonizzarli con la prevalente terminazione vocalica dei cognomi più diffusi in Toscana e si scelsero per determinati periodi cognomi che iniziavano con la stessa lettera. Altra impostazione usata fu quella di segnalare, nel nome e cognome, la data particolare di accoglienza (ad esempio Prima Gennai). Il 30 giugno 1875 fu l’ultimo giorno di funzionamento della ruota degli esposti di questo ricovero fiorentino, perciò i bambini nominati in quel frangente furono una Laudata Chiusuri ed un Ultimo Lasciati.

Le fonti d’ispirazione nella ricerca dei cognomi possibili furono molte: oggetti correnti (Mestoli, Quaderni, Inchiostri, Tetti, Valigi); piante (Pioppi, Peri, Susini, Limoni); fiori (Rosai, Gelsomini, Gerani); mestieri (Artisti, Osti, Tintori, Merciai); nomi (Adeli, Angeli, Alberti, Teodori); personaggi storici (Benvenuto Napoleoni, Maria Stuarda); geografici (Mantovani, Romani, Senesi, Tamigi, Sassarini, Asiatici, Tirolesi); alcuni cognomi illustri, anche se vietati (Levi, Peruzzi, Tornabuoni); un richiamo all’abbandono (Portati, Venuti, Abbandonati, Soccorsi, Lasciati, Trovetti, Bastardi, Bastardini, Incerti, Ignoti); il mese in cui il bambino fu abbandonato (Gennari, Marzi, Maggi, Maggini); il giorno del mese (Tredici, Sedici, Quattordici); il santo del giorno o la specifica ricorrenza religiosa (Natale, Carnevali, Quaresimini); un augurio (Fortunati, Benarrivati, Bonaventuri); una difficoltà (Cascai, Borbotti, Scacciamondi); dati morali e comportamentali (Ridenti, Giusti, Pietosi, Placidi). A volte venivano modificati cognomi già esistenti o le vocali di un cognome già attribuito (Aschi/Eschi; Ameri/Amiri); o le consonanti (Faci/Fami, Fadi/ Fapi/Fasi) oppure si riprendeva nel cognome il nome (Anna Annetti).

A Lucca si cominciò a cognominare gli esposti solo dal il 1848, dopo l’annessione del Ducato lucchese al Granducato di Toscana: qui si usarono i nomi delle località e delle città di provenienza dei trovatelli (Lucchesi, Carraia, Carmigliano, Farneta, Camaiore, Nocchi).

A Pavia a fine 1825 si smise l’uso di chiamare i trovatelli Giorgi e si decise di scegliere per ogni anno una lettera con cui avrebbero dovuto iniziare i cognomi, attinti da un elenco sufficientemente lungo.

A Palermo il Conservatorio di Santo Spirito seguì lo stesso sistema alfabetico di Pavia (qui una lettera durava alcuni mesi per poi essere sostituita da un’altra). Qui, come all’Annunziata di Napoli, vennero usati cognomi toponimici, tratti cioè da toponimi della più varia natura (nomi di città, regioni, nazioni, fiumi).

Anche a Crema si usò un analogo sistema alfabetico, ma qui una lettera iniziale poteva essere usata per anni. Fino al 1839, si ricorse a cognomi spesso quasi impronunciabili derivati dalle denominazioni scientifiche delle piante, per poi decidere di usare anagrammi e giochi di parole che potevano rifarsi o alle caratteristiche fisiche e caratteriali dei trovatelli (Accampoloni= “mano piccola”) o ad azioni compiute dall’infante (Aberlacusi= “se baci urla”) o ad atteggiamenti dei genitori (Decorcipo= “cedi corpo”) o ad azioni compiute dall’inventore del cognome (Cittastore= “te riscatto”).

In Italia si è avuto anche il caso di cognomi inventati dagli istituti di accoglienza tra il 1885 ed il 1896 legati a località, personaggi e fatti connessi con la prima colonizzazione italiana; essi sono disseminati in tutta la Pen*sola: Adua, Alagi, Ambalagi, Asmara, Dogali, Eritreo, Macallè.

Moltissimi di questi cognomi sono rimasti in archivio, data l’alta mortalità infantile in quel periodo; i cognomi femminili, ovviamente, si sono estinti, in seguito ai matrimoni; una parte è scomparsa in seguito alle adozioni. In ogni caso sono molti ancora quelli che sussistono ancor oggi.

[fonte: https://blogincultura.blogspot.com/.../figli-di-nn-i...]

07/09/2023

L'espressione "vai a zappare la terra" è spesso usata in maniera dispregiativa, soprattutto nei confronti di alcuni giovani poco disciplinati da parte di persone più anziane e con altre esperienze. Eppure sembra che un Preside di una scuola di Milano, tale Domenico Balbi, dirigente della Itsos Alb...

25/08/2023

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16/07/2023

Parmigiano Reggiano e Grana Padano non sono la stessa cosa. Però mi capita spesso di parlare con persone che non conoscono alcune differenze. Bisognerebbe spiegarle meglio affinché il consumatore sia consapevole.
Ecco le principali:

1️⃣ Il Parmigiano Reggiano è prodotto totalmente senza additivi: sono proibiti anche quelli di origine naturale. Il Grana Padano utilizza il Lisozima, proteina estratta dall’albume delle uova di gallina.

2️⃣ Nel Parmigiano Reggiano i foraggi per le bovine sono esclusivamente fieni ed erba, senza l’uso di foraggi insilati o fermentati. Nel Grana Padano l’alimentazione prevede anche l’uso di insilati di mais.

3️⃣ Nel Parmigiano Reggiano la marchiatura si fa a 12 mesi, il prodotto raggiunge lunghe stagionature (24, 30 mesi e oltre, senza limiti) e il consumo si ha mediamente oltre i 24 mesi. Il Grana Padano viene marchiato a 9 mesi e il consumo medio è a 15 mesi.

4️⃣ I produttori di Parmigiano Reggiano hanno maggiori vincoli: raccolta del latte due volte al giorno, produzione una sola volta al giorno ed è proibita la refrigerazione del latte al di sotto dei 18 gradi. Nel Grana Padano è consentito il ritiro del latte sia due volte al giorno sia in un’unica soluzione, ma con la refrigerazione sopra gli 8 gradi. Analogamente, la trasformazione può avvenire una o due volte al giorno.

5️⃣ Nei caseifici del Parmigiano Reggiano si utilizza esclusivamente il siero innesto naturale come starter batterico per il rafforzamento del processo microbiologico. Nel Grana Padano sono ammessi, con limitazione di 12 volte all’anno, anche batteri lattici isolati in laboratorio da siero innesto naturale dei caseifici.

Conoscere per decidere è sempre importante, soprattutto quando si parla di cibo.

05/07/2023

Riconoscere i sintomi delle carenze nutrizionali delle piante 🍃🍂🌿


24/06/2023

📍L'età del coniglio corrisponde a quella umana?
No.
Leggete la tabella

17/06/2023

La balia (o la nutrice).

Si trattava dell'«altra mamma» che allattava un neonato, diventando così, un vero e proprio componente della famiglia.
Nei secoli scorsi in Sicilia era molto diffuso, tra le donne, il mestiere della nutrice.
Le nutrici erano cercate dalle famiglie che avevano subìto la morte delle giovani madri durante il parto, o perché la puerpera era impossibilita ad allattare perché soffriva di una determinata malattia, o perché semplicemente i suoi seni non avevano prodotto latte.
Nelle famiglie più agiate ricorrevano alla nutrice per ragioni puramente estetiche: la donna che aveva appena partorito, poiché assidua frequentatrice dei salotti aristocratici, non poteva rischiare che il suo seno si afflosciasse davanti agli occhi delle sue amiche altolocate.
Generalmente la donna che veniva scelta come nutrice aveva diritto a tre pasti completi al giorno perché era importante che si mantenesse in salute, alla biancheria pulita e a una paga giornaliera di una lira. Riceveva regali sia per il compleanno del bambino, sia per quello proprio.

16/06/2023

Mappa delle spiagge della Sardegna.
1849 km di spiagge.

14/06/2023

PREORDINA ORA!

08/06/2023

Il buco più profondo del mondo: il Pozzo superprofondo di Kola.
Si incomincia a perforare il 24 Maggio del 1970, e dopo 9 anni viene raggiunta la profondità di circa 10 km, poi nel 1983 si toccano i 12 km, fino a sei anni più tardi, siamo ormai nel 1989, quando si sfiorano i 13 km ma poi bisogna arrendersi definitivamente per le altissime temperature trovate: circa 180 gradi invece dei 100 gradi che gli studiosi avevano pronosticato.
Questo sito fu scelto dai sovietici perché considerato il più antico della terra da un punto di vista geologico, e quindi il più ricco di informazioni, dato confermato dalla presenza di rocce ignee a poca profondità dalla superficie, cosa abbastanza insolita e senz’altro da approfondire.

https://www.grottestiffe.it/il-buco-piu-profondo-del-mondo-il-pozzo-superprofondo-di-kola/

07/06/2023

Indirizzo

Calimera
73013

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