22/05/2024
Condivido qui con voi ciò che ha scritto la collega Loredana Matticari
È da un po' che vedo in giro questa fotografia, negli ultimi giorni ancor più di frequente.
Il motivo è facilmente comprensibile, considerato il numero sempre più in aumento delle aggressioni che hanno, purtroppo, spesso esiti fatali e portano molte persone a sentire la necessità di "tutelare" in qualche modo le razze ritenute più "pericolose".
Lo posso comprendere.
E forse meglio di tanti altri.
Ma, allo stesso tempo, non posso evitare di fare alcune riflessioni, perché personalmente parlando - e sottolineo PERSONALMENTE - credo che proprio questa foto possa in realtà condurre a conclusioni non esattamente corrette.
Sicuramente il "modo in cui li cresci" ha una sua notevole rilevanza.
Soprattutto se con "modo" si intende il tipo di rapporto che si stabilisce con il proprio cane, il grado di addestramento e di controllo - e sì, uso proprio e con coscienza e convinzione questa "br**ta" parola - che si riesce ad avere su di lui.
Ma occorre anche tenere ben presente che con alcune razze e, più nello specifico, con alcuni soggetti - che potrebbero anche essere meticci, se proprio vogliamo dirla tutta - questo "modo" può non essere sufficiente.
Perché se parliamo di cani con un patrimonio genetico specifico ben marcato, che li fornisce di alta prestanza fisica e di alcune doti naturali - come aggressività, tempra, possessività, combattività - in abbondanza, e magari di un istinto predatorio ben sviluppato, il "modo" può non essere abbastanza.
Può non essere abbastanza se non si ha l'accortezza di usare anche, sempre e comunque, alcune precauzioni.
Soprattutto quando l'interazione del nostro cane - anche del tutto fortuita ed occasionale - non è con noi ma con altre persone "estranee" .
E con "estranee" intendo tanto persone realmente mai conosciute/incontrate prima, quanto persone che, benché "conosciute", non hanno agli occhi del cane l'autorevolezza che invece lui riconosce in noi.
Perché il mio cane "super dotato" in questione può essere con me un tenero agnellino ma, allo stesso tempo, può trasformarsi in un sanguinario lupo mannaro con una qualsiasi altra persona, più che mai in mia assenza.
Ed è inutile - oltre che estremamente pericoloso - ignorare questa realtà.
Vi sono razze, ed ancor più singoli soggetti, per i quali la gestione deve essere particolarmente coscienziosa A PRESCINDERE dal modo in cui si è proceduto nell'educazione e nell'addestramento, soprattutto in considerazione del fatto che la stragrande maggioranza delle persone non ha nemmeno la più pallida idea di come approcciare correttamente un cane che non si conosce a fondo - o affatto - e finisce spesso per provocare, anche se inconsapevolmente, una risposta aggressiva.
La vera differenza, in realtà, oltre al "modo" ed alla "razza", la fa principalmente "la testa" del proprietario, la sua capacità di vedere il proprio cane per quello che realmente è - e non attraverso fasulli filtri disneyani.
La vera differenza la fa il senso di responsabilità del proprietario, che deriva da una piena coscienza obiettiva del cane che ha per le mani e che proprio per questo si prodiga e fa tutto il necessario per salvaguardare il benessere e l'incolumità tanto del cane stesso quanto di terzi.
Perché se, pur sapendo guidare, ti metti al volante di una Ferrari e lasci che questa sfrecci a tutta birra sulla piazzetta dove si sta svolgendo il mercatino domenicale, la carneficina è assicurata.
Ed hai voglia poi a prendersela con chi ti ha insegnato a guidare (il modo) o con la Ferrari per il suo motore (la razza), quando in realtà sarebbe bastato scegliere di farla sfrecciare su di un circuito apposito o, in alternativa, limitarsi a guidare, su quella stessa piazzetta, un ben più modesto triciclo.