17/09/2024
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Allora, prendete un castoro, un'anatra e una lontra.
Fatto?
Ok, ora infilate tutto quanto in un sacco.
Scuotete. Forte, con energia.
Ora aprite il sacco.
Eeeeeeee... SORPRESA!
Complimenti, avete creato il vostro primo ornitorinco.
E si chiama Ciro.
Come ci sente ad essere un dio, eh?
Che bella sensazione di perversa onnipotenza.
Ciro è un animale che… boh, non si capisce niente.
Cioè, secondo me, anche Ciro, quando si guarda allo specchio, rimane un attimo perplesso.
Da che parte devo guardare?
Manco Ciro lo sa:
- ha il becco di un'anatra;
- il pelo come quello di una lontra;
- la coda di un castoro;
- i piedi palmati;
- la sua fidanzata depone le uova come anfibi, rettili e uccelli, però è un mammifero;
- è velenoso;
- ha una cloaca;
-non ha uno stomaco funzionale.
Ormai sappiamo quasi tutto su Ciro, lo abbiamo studiato, analizzato, ispezionato con cura, però c'è ancora quella sensazione di… “ma che c***o è”?
Analizziamo pezzo per pezzo le sue strutture anatomiche, come le tessere che compongono un puzzle.
Un puzzle molto strano, un puzzle che raffigura un animale esploso in mille pezzi e poi ricucito da una sarta a cui piace leccare il dorso umido di una rana tossica.
𝐈𝐋 𝐁𝐄𝐂𝐂𝐎
Come scrisse Stephen J. Gould nel suo saggio "Risplendi grande lucciola", il becco dell'ornitorinco “non è semplicemente una struttura cornea dura e inerte. La parte interna racchiude una notevole quantità di organi sensoriali”.
Eh sì, è proprio vero.
Il becco di Ciro è pieno zeppo di recettori.
E a cosa servono?
A scovare le prede e a evitare gli ostacoli.
In particolare, Ciro ha due tipi di recettori: i meccanorecettori - che rilevano il contatto con una preda - e ben 40000 elettrorecettori.
Ripeto, 40.000 elettrorecettori associati a ghiandole mucose.
Bene, gli unici mammiferi in grado di localizzare le prede tramite il “senso” dell'elettroricezione sono gli ornitorinchi, le echidne e il delfino Sotalia guianensis.
Nel momento in cui Ciro si immerge in qualche stagno o in un fiume alla ricerca di insetti e gamberetti, sembra fanculizzare qualsiasi possibilità di riempire il suo “stomaco”.
Lembi di pelle coprono occhi e orecchie, un paio di valvole coprono le narici: Ciro è sordo, Ciro è cieco. Eppure, quelle ghiandole mucose sensoriali percepiscono i deboli campi bioelettrici che circondano le sue prossime vittime, gli artropodi acquatici che a breve approfondiranno nel dettaglio l'anatomia interna del becco di Ciro.
𝐋𝐀 𝐏𝐄𝐋𝐋𝐈𝐂𝐂𝐈𝐀
Ciro è un mammifero semiacquatico, cioè trascorre molto tempo immerso nelle acque (dolci) dell'Australia e riposa lungo la riva di fiumi e torrenti, all'interno di una tana. Un buco.
E caspita, oh! Ciro è un ottimo nuotatore.
Le grandi zampe anteriori munite di membrana spingono Ciro in avanti, mentre la coda e le zampe posteriori agiscono come timoni o dispositivi di guida.
E come fa a proteggersi dal freddo?
Con la sua pelliccia, un rivestimento di pelo impermeabile che racchiude uno strato d'aria a contatto con la pelle.
Ed è anche biofluorescente, cioè si illumina sotto la luce ultravioletta.
𝐈𝐋 𝐁𝐔𝐂𝐎 𝐃𝐄𝐋𝐋'𝐀𝐌𝐎𝐑𝐄: 𝐋𝐀 𝐂𝐋𝐎𝐀𝐂𝐀
Gli ornitorinchi e le echidne sono GLI UNICI mammiferi (mammiferi monotremi) che depongono le uova. Uova che sbucano da un’apertura chiamata cloaca, un orifizio utilizzato per ogni tipo di escrezione.
Da quel buco, Ciro estroflette il suo pene e lo inserisce dentro la cloaca di Isabella, la sua fidanzata. Sempre dallo stesso orifizio, Ciro e Isabella espellono anche feci e urina.
Dopo la copula, Ciro va via. I suoi doveri coniugali terminano qui.
Grazie e arrivederci.
Isabella, invece, da brava mamma mammifero, scava una lunga, lunghissima tana che verrà utilizzata come rifugio per i suoi bebè.
Sì rannicchia attorno alle uova, le protegge dai predatori, rende il terreno più morbido e bagnato coprendolo con mazzi di foglie.
E poi aspetta. Aspetta la schiusa che avverrà dopo circa 10 giorni.
𝐃𝐈𝐄𝐂𝐈 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐈 𝐃𝐎𝐏𝐎: 𝐄 𝐈 𝐂𝐀𝐏𝐄𝐙𝐙𝐎𝐋𝐈?
Dai gusci coriacei fuoriescono pucciosissimi ornitorinchi.
Minuscoli (lunghi circa 15 mm), ciechi, vulnerabili, senza peli.
E affamati. Solo che c'è un problema.
Le femmine di ornitorinco non hanno mammelle.
Producono latte, certo. Tuttavia, le ghiandole mammarie non conducono ad alcun capezzolo.
E quindi? Come funziona l'allattamento? Le femmine di ornitorinco secernono latte attraverso alcuni pori disposti sul suo pancino tenerello.
“Venite qui, piccolini. E leccatemi i buchini.”
𝐈𝐋 𝐕𝐄𝐋𝐄𝐍𝐎
Ok, Ciro non accudisce i suoi figli, non mostra alcun tipo di interesse nei confronti della sua stessa prole, però anche lui investe parecchia energia chimica durante la stagione riproduttiva: prima di arrivare alla fase del corteggiamento e alla copula deve difendere il suo territorio e la sua fidanzata.
Soprattutto la sua fidanzata.
Difenderla da chi? Da altri maschietti arrapati.
Con il suo sperone appuntito posto su entrambe le zampe posteriori, Ciro lotta con i suoi competitori. Li infilza.
La punta acuminata penetra nella carne dell'avversario e inocula… veleno.
Un veleno costituito da una miscela di peptidi come l’eptapeptide 1 - che interagisce con alcuni recettori causando una sensazione di FORTISSIMO dolore - e le OvDLP, un gruppo di peptidi con una struttura tridimensionale piuttosto simile alla beta-defensina-12, un peptide antimicrobico.
E quindi sì, gli ornitorinchi sono anche mammiferi velenosi, provvisti di una ghiandola velenifera collegata allo sperone.
Solo i maschi sono velenosi. Nelle femmine si sviluppa uno sperone rudimentale che poi viene perso durante il loro primo compleanno.
𝐑𝐈𝐒𝐏𝐋𝐄𝐍𝐃𝐈, 𝐆𝐑𝐀𝐍𝐃𝐄 𝐏𝐀𝐏𝐄𝐑𝐎!
Sembri un po’ mammifero, un po’ uc***lo, un po’ rettile e un po’ pesce. Quella sensazione di “ma che c***o sei?” non è ancora svanita, mi dispiace.
Ma forse ho capito il motivo.
Perché tu, Ciro, tu sei un gioiello di meravigliosi adattamenti.
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- Riferimenti:
[1] Risplendi grande lucciola (Gould).
[2] Scheich, H., Langner, G., Tidemann, C. et al. Electroreception and electrolocation in platypus. Nature 319, 401–402 (1986). https://doi.org/10.1038/319401a0
[3] Whittington, C. M., Papenfuss, A. T., Bansal, P., Torres, A. M., Wong, E. S., Deakin, J. E., Graves, T., Alsop, A., Schatzkamer, K., Kremitzki, C., Ponting, C. P., Temple-Smith, P., Warren, W. C., Kuchel, P. W., & Belov, K. (2008). Defensins and the convergent evolution of platypus and reptile venom genes. Genome research, 18(6), 986–994. https://doi.org/10.1101/gr.7149808
[4] Torres, A. M., de Plater, G. M., Doverskog, M., Birinyi-Strachan, L. C., Nicholson, G. M., Gallagher, C. H., & Kuchel, P. W. (2000). Defensin-like peptide-2 from platypus venom: member of a class of peptides with a distinct structural fold. The Biochemical journal, 348 Pt 3(Pt 3), 649–656.
[5] Kita, M., Black, D. S., Ohno, O., Yamada, K., Kigoshi, H., & Uemura, D. (2009). Duck-billed platypus venom peptides induce Ca2+ influx in neuroblastoma cells. Journal of the American Chemical Society, 131(50), 18038–18039. https://doi.org/10.1021/ja908148z
[6] Castro, L. F., Gonçalves, O., Mazan, S., Tay, B. H., Venkatesh, B., & Wilson, J. M. (2013). Recurrent gene loss correlates with the evolution of stomach phenotypes in gnathostome history. Proceedings. Biological sciences, 281(1775), 20132669. https://doi.org/10.1098/rspb.2013.2669
[7] Krause, W. J., & Leeson, C. R. (1974). The gastric mucosa of two monotremes: the duck-billed platypus and echidna. Journal of morphology, 142(3), 285–299. https://doi.org/10.1002/jmor.1051420305
[8] Ordoñez, G.R., Hillier, L.W., Warren, W.C. et al. Loss of genes implicated in gastric function during platypus evolution. Genome Biol 9, R81 (2008). https://doi.org/10.1186/gb-2008-9-5-r81
[9] Allison M Kohler, Erik R Olson, Jonathan G Martin, Paula Spaeth Anich, Ultraviolet fluorescence discovered in New World flying squirrels (Glaucomys), Journal of Mammalogy, Volume 100, Issue 1, 28 February 2019, Pages 21–30, https://doi.org/10.1093/jmammal/gyy177