29/01/2021
Lupi o ibridi?
I due individui nella foto sono fratelli di una stessa cucciolata, catturata e sterilizzata nell'ambito del Progetto LIFE Mirco Lupo nell'area del Parco Nazionale del Gran Sasso - Monti della Laga, e oggi ospitata nel centro faunistico lupi e ibridi nell'Oasi WWF di Penne (PE). I due individui, come il resto del branco e della cucciolata, sono risultati, dopo analisi genetiche, individui ibridi generati da reincroci di generazione successiva alla prima. In poche parole, questi individui presentano tracce di DNA di cane dovuti ad incroci avvenuti alcune generazioni fa.
Qui potete trovare i dettagli del progetto, con obiettivi e azioni di gestione previste:
http://www.lifemircolupo.it
Da questa immagine prendo spunto per approfondire l'argomento ibridazione nella sua interezza e complessità.
L'ibridazione tra lupo e cane è un fenomeno probabilmente sempre avvenuto da quando, circa 30.000 anni fa, l'uomo ha iniziato a selezionare ed addomesticare alcuni lupi. Nel corso dei millenni sono state selezionate tutte le razze canine oggi esistenti.
Ma è solo da alcuni anni che, grazie ai progressi della genetica e della biologia, si sta quantificando e approfondendo il fenomeno, che sta assumendo dimensioni purtroppo decisamente più gravi rispetto a quanto si pensasse solo 15-20 anni fa.
L'ibridazione tra lupo e cane è un fenomeno favorito da alcuni fattori ambientali e sociali, molti dei quali purtroppo si sono verificati in un recente passato o si verificano tutt'oggi in alcune aree del nostro paese.
La presenza di una popolazione di lupo rarefatta, in fase di ricolonizzazione o soggetta ad intenso prelievo venatorio o bracconaggio, rappresenta un situazione "a rischio". Ulteriore fattore che facilità il diffondersi del fenomeno è la presenza diffusa e abbondante di cani randagi e/o vaganti, non controllati e liberi di vagare sul territorio. Recenti studi dimostrano come il picco del fenomeno sia avvenuto in Italia negli anni '80-'90 del secolo scorso, durante la prima fase di ri-espansione della popolazione di lupo, quando i primi individui che ricolonizzavano aree nuove si sono trovati in condizioni simili a quelle descritte poco sopra. Oggi la popolazione di lupo nel nostro paese, soprattutto in alcune aree critiche, è soggetta ad intenso bracconaggio, con conseguente destrutturazione sociale dei branchi e condizioni che divengono simili a quelle di una fase di ricolonizzazione, con pochi individui non associati che rischiano di trovare in cani vaganti gli unici partner riproduttivi potenziali.
Lupe femmine solitarie, in fase di estro, possono dunque in queste condizioni accoppiarsi con un cane maschio, dando il via ad un processo che porta, nel giro di qualche generazione (tramite i reincroci degli ibridi con i lupi) a diffondere nella popolazione di lupo varianti geniche di origine canina.
Questo flusso genico tra una popolazione domestica verso il suo conspecifico selvatico devia un percorso evolutivo naturale, inquinando il genoma e l'ecologia del lupo, una specie selvatica soggetta da migliaia di anni alla spinta della selezione naturale, con DNA e dunque caratteri fisici, fisiologici e comportamentali selezionati artificialmente dell'uomo, e quindi non soggetti alle leggi naturali e probabilmente poco o nulla adattativi per la vita selvatica. Una deviazione di un percorso evolutivo di cui non conosciamo la direzione, e che non sappiamo a quali risultati porterà tra qualche decennio.
Oggi in molte aree italiane in cui si hanno i primi dati su entità e diffusione del fenomeno, si stima una prevalenza >30%. Ciò vuol dire che in alcune aree critiche, circa un lupo su 3 presenta nel suo genoma tracce di DNA canino, eredità di più o meno recenti accoppiamenti con cani tra i suoi antenati. Un dato decisamente allarmante.
Strategie gestionali per ridurre il problema sono innanzitutto una diversa gestione del randagismo canino, e la cattura e sterilizzazione degli ibridi recenti (gli individui derivanti da recenti incroci con cani) rinvenuti sul territorio. Questo consente di ridurre il flusso genico tra cani e lupi e l'introgressione di geni canini all'interno della popolazione di lupo.
Per l'identificazione di ibridi oggi si usano tecniche integrate di marcatori genetici e marcatori fenotipici (caratteristiche morfologiche atipiche). Nonostante questo, spesso individui introgressi da più di 2-3 generazioni sono di difficile identificazione. Sono in corso studi genomici per consentire di identificare i loci più diagnostici, così da aumentare l'accuratezza dell'identificazione, mentre allo stesso tempo si sta cercando di identificare i caratteri morfologici di sicura derivazione canina, in modo da avere un utile metodologia pratica per l'individuazione sul campo, con costi quasi nulli. Ad oggi è ancora necessario un uso integrato di marcatori genetici e fenotipici a fini gestionali, seppure sulla gestione non ci sia unità di vedute nemmeno nel mondo scientifico.
A proposito delle caratteristiche fenotipiche diagnostiche di ibridazione, è bene subito ribadire che "più anomalo" non significa automaticamente "più ibrido". A riprova di questo, i due individui nella foto, che pur essendo fratelli di una stessa cucciolata presentano fenotipi differenti: un individuo pressoché wild type, cioè con fenotipo tipico del lupo appenninico, ed un altro invece totalmente melanico. Entrambi i cuccioli presentano circa il 5% di introgressione di DNA canino, eppure uno appare un lupo a tutti gli effetti, e l'altro invece appare un individuo marcatamente anomalo. Questo aspetto sottolinea ancor più la difficoltà di detectare l'ibridazione e il grado della stessa semplicemente dall'osservazione dei caratteri fenotipici.
Chiarisco ora l'aspetto legato al melanismo (colore nero del mantello) nei lupi. Questa caratteristica, osservata in diverse popolazioni di lupo in una percentuale di individui variabile nelle diverse aree, è causata da una mutazione di un singolo locus del genoma, ereditata dal cane a causa di incroci più o meno recenti, avvenuti in più occasioni indipendenti nelle diverse aree. A tal proposito, mentre nella popolazione nordamericana di lupo questa mutazione sembra essere stata ereditata dal cane in tempi storici, da incroci avvenuti alcuni millenni fa, nelle popolazioni europee di lupo questo carattere sembra essere di origine molto più recente. In conclusione dunque, il carattere nero ad oggi è considerato diagnostico di ibridazione, sebbene non indichi automaticamente un evento di ibridazione recente. Da qui la difficoltà di gestire questo fenomeno e di identificare e distinguere ibridi "gestionali", cioè da gestire per annullarne il potenziale riproduttivo in quanto animali frutto di incroci recenti con cani, e ibridi "introgressi", cioè animali che presentano solo alcune tracce di DNA canino, risalente a incroci avvenuti molte generazioni fa e che, dunque, sono oggi assimilabili a lupi puri o quasi da molti punti di vista.
È bene ribadire un punto fondamentale, su cui troppo spesso si ascoltano fake news e interpretazioni fantasiose. Gli ibridi, come rilevato dai primi studi in merito, non mostrano una maggiore confidenza verso l'uomo o il bestiame. Dunque non sono più pericolosi né per l'uomo né per il bestiame. L'ibridazione è un problema per la conservazione del lupo, non per l'incolumità delle persone.