11/01/2025
ENCI, REPORT E IL RAZZISMO DELLE SELEZIONI GENETICHE
Il dibattito scaturito in seguito alla trasmissione di Report di domenica 5 gennaio, con il servizio di Giulia Innocenzi “La lottizzazione dei cani”, sta imperversando e accendendosi.
Il servizio televisivo ha, meritevolmente, fatto emergere una gestione a dir poco torbida da parte di ENCI (Ente Nazionale Cinofilia Italiana), le sue pressioni economiche e mediatiche per diffondere la cultura delle razze (SIC!) oltre che ad aver fatto luce sulla lottizzazione dei quadri direttivi di ENCI di personaggi politici collusi con la destra di Alemanno se non addirittura con la destra eversiva (personaggi che, evidentemente, in un ambito così fortemente connotato a livello razziale, possono sentirsi a più agio di altri).
Il servizio di Innocenzi ha però solo sollevato il primo strato di una questione molto complessa, che tocca i temi di cui, come ILC, ci occupiamo da tempo e che riteniamo centrali, quali la critica allo stesso concetto di razza, all’eugenetica razziale, a tutti i tipi di allevamento, alle connivenze tra cinofilia e medicina veterinaria negli allevamenti, nei canili, nelle mostre-show e nelle gare cinofile.
L’impiego della categoria della razza fatica più che mai a tramontare! Anche in ambito umano, dall’eugenetica del secolo scorso, dalle sterilizzazioni forzate per ottenere la razza pura al razzismo contemporaneo, i discorsi e le pratiche politiche intorno alle razze continuano a imperversare condite da pregiudizi, luoghi comuni e schemi mentali difficili da dismettere, sia culturalmente che in ambito scientifico, dove queste politiche ne condizionano pesantemente i risultati.
Nel contesto dei non umani, partendo dagli animali cosiddetti “da allevamento”, il concetto di razza (e la relativa sperimentazione eugenetica) ha trovato, inutile dirlo, uno sviluppo drammaticamente pervasivo (attraverso la lente del “miglioramento della razza” di novecentesca memoria), in quanto considerata naturale, lecita e quindi promossa, permessa e regolamentata.
Lo stesso vale per gli animali “pettizzati”: cani, gatti, conigli, ecc. Tutti animali selezionati geneticamente nell’ottica di una produzione di razze le più diversificate possibile: la razza più docile, quella più aggressiva, quella più coccolosa, quella che non perde il pelo, quella gigante, quella minuscola... a seconda, ovviamente, delle esigenze multiformi del mercato e della moda del momento!
Chi inscena per primo lo sfruttamento sistematico e strutturale dei cani? La risposta è una e una sola: gli allevatori di cani di razza che hanno manipolato serialmente il DNA dei cani fino a creare circa 400 razze canine, riuscendo a generare, a livello globale, un mercato da miliardi e miliardi di euro di profitto. Considerando poi che, con la globalizzazione, il commercio dei cani di razza ha potuto rapidamente diffondersi, capiamo come il “business del cane di razza” è addirittura divenuto agente di colonizzazione, anche in territori ancora non conquistati interamente dal capitalismo.
La presenza dei cani di razza sta sostituendo ovunque l'esistenza dei cani liberi, che ormai quasi universalmente, invece di essere supportati, sono considerati cani di serie B, reietti da catturare, uccidere o salvare e separare fra loro per poi rinchiuderne nella case e nei canili.
L’industria delle razze è responsabile di un'indicibile sofferenza animale, sia nelle operazioni produttive sia per il sabotaggio esistenziale che scatena contro i meticci.
L’industria delle razze canine è anche la principale causa dell'alterazione di equilibri di convivenza millenari tra umani e cani, interrompendo il percorso di co-evoluzione e istituendo relazioni di mero uso/consumo e subalternità.
Per liberare i cani dal "razzismo animale" è importante capire che la massiccia e capillare opera di selezione li ha resi ancora più vulnerabili al dominio umano: meno adattabili dei meticci, sia cognitivamente che fisicamente, i cani di razza possono diventare facilmente scarti da eutanasizzare, abbandonare o mettere sotto "correttivo" per mano di un esercito di addestratori/educatori interpellati per “aggiustarli”.
Tutte le tipologie di allevamento sono responsabili, con o senza etichetta E.N.C.I.!
Professionale o amatoriale, specializzazione nella produzione di ipertipi di una razza piuttosto che di un'altra.
Per tutti questi motivi abbiamo sentito l’urgenza di organizzare un convegno intitolato:
“L’OSSESSIONE DELLA RAZZA. Una critica alla produzione dei cani.”
Che si terrà a Torino, sabato 15 febbraio - dalle ore 14:30 - al Polo Culturale Lombroso 16.
Circa 400 razze per oltre 450 patologie congenite!
Centinaia di migliaia di cani prigionieri nei canili e nelle pensioni!
Un numero enorme e indefinito di cani vittime di violenza domestica di varia natura!
Chi sostiene di "amare i cani" prende le distanze dalla cultura delle razze e da chi impunemente alleva e lucra sulla loro pelle!
Chi ama i cani "non li compra", non si rende complice dell'attività dei loro sfruttatori!
NO alla lotta indiscriminata al randagismo: abolire gli allevamenti di razza è la soluzione!
Farla finita con la perversa “logica della razza” è l’unico agire davvero solidale.
Il futuro è meticcio.
I.L.C. – Incontro di Liberazione del Cane