Anno scolastico 1988/89, 3° A della scuola media “Grazia Deledda”: una scolaresca intelligente, vivace, fin troppo, ma generosa e con grandi doti di umanità. Giovannino raccontava… e i suoi racconti erano sempre uguali: cani, soprattutto cuccioli, uccisi senza pietà, seviziati! Nessuno in quella classe aveva mai fatto esperienze del genere, nessuno aveva mai sentito di quegli atti, pur avendo ognu
no vissuto il proprio spazio di vita, breve o lungo che fosse, in quella comunità. L’insegnante di lettere con cui gli alunni avevano un rapporto privilegiato, pensò che Giovannino volesse conquistarsi la scena, che avesse bisogno di attenzioni e volutamente ascoltò, ma non prese iniziative. Ma un giorno Giovannino ne raccontò una troppo grave. Parlò di una cagnetta che aveva partorito dei cuccioli in via Comedico, in un sottoscala tipico delle vecchie abitazioni del centro storico. Raccontò dei cuccioli sottratti alla madre, uccisi ed appesi ad un filo. Con immediatezza l’insegnante decise di andare con l’intera scolaresca in via Comedico, era necessario verificare se Giovannino dicesse il vero… e Giovannino purtroppo diceva il vero! Da quel giorno la scoperta di una tragica realtà, violenta, impensata, vissuta da quei poveri animali nelle campagne, nelle gravine, sul mattatoio, dove, poi, dopo giorni terribili in attesa della morte, venivano uccisi e la loro morte non era né dolce, né veloce, talvolta venivano anche buttati vivi nell’inceneritore fra risate e schiamazzi .Queste esperienze cambiano la vita. In realtà cambiò la vita di molti: docenti, genitori, alunni. L’insegnante divenne per la pubblica opinione “la dama dei cani”, amata e odiata. Odiata dagli ignoranti, dai gretti, dai vili, da coloro che sfogano le loro frustrazioni su esseri indifesi, che hanno un solo torto: amare l’uomo. Da via Comedico, comincia un lungo viaggio che porta ad oggi. Lo Stato italiano non aveva all’epoca una legge che proteggesse gli animali, ma molte regioni del nord avevano anticipato lo Stato con leggi regionali, per cui in alcune già si faceva prevenzione e protezione ed i cani di strada non venivano uccisi, ma portati nei canili. Alunni e docenti ricercarono, si informarono, capirono e proposero. Nacque così il primo canile su una proprietà ottenuta in comodato gratuito. Lavorarono insieme di vanga, di zappa e di testa.Tutta la classe con i propri genitori e tutta la scuola. Poi venne la legge dello Stato 281/91 e quella Regionale 12/95, Ginosa le aveva anticipate. Venne costruito un vero Canile, su proprietà comunale e venne donato al Comune, perché le associazioni passano, ma questo bene doveva invece restare alla comunità, che ne fosse o meno meritevole. Colpa o merito di Giovannino? Colpa se si pensa agli ostacoli, alla fatica, alle incomprensioni, alle malvagità che ognuno avrebbe voluto evitarsi per una vita più serena, perché il randagismo al Sud è una storia ove ignoranza, sfruttamento dei più deboli si fondono con malaffare e corruzione. Merito perché questa vicenda ha insegnato ad alcuni a cogliere il vero senso della vita, a dare poco peso al futile, ha insegnato che si può soffrire tanto ma in silenzio, che si può morire in silenzio, che si può amare anche colui che ti tiene legato alla catena, corta o cortissima, che ti dà come riparo un bidone, che d’estate diventa un forno, che ti fa mangiare pane ammuffito e ti fa bere acqua putrida, che non ti libera dalle zecche, che ti toglie i cuccioli e te li ammazza o li abbandona. L’insegnante di cui si parla insegnava Lettere presso la Scuola Media Deledda di Ginosa, l’Associazione poi fondata è l’ A.N.P.A. , sezione “Alma Tamborrino” , affiliata all’ A.N.P.A. Nel corso degli anni , 23 lunghissimi e faticosissimi anni , i 1200 cani ospitati sono diventati ad oggi circa 350 , un risultato ottenuto grazie ad una campagna di sterilizzazione gratuita, passando di casa in casa e di campo in campo, faticosamente e tenacemente, prelevando i cani e poi restituendoli ai proprietari. Un canile che è tra i pochi al Sud a non essere “LAGER”, fatto di viali di ghiaia alberati, aiuole fiorite, box grandi forniti di cucce , ghiaia , copertura e ampie aree di sgambamento, dove i cani possono uscire tutti i giorni. Un canile esemplare, che dovrebbe essere l’orgoglio di una comunità civile ed evoluta. Comunque il canile è l'estrema " ratio", come gli "orfanatrofi" per i bambini , perchè il cane vuole vivere con l'uomo e noi siamo troppo pochi per dare loro compagnia. La soluzione è STERILIZZARLI perchè ognuno di loro abbia il suo padrone, il suo BUON padrone! “La civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” (M.