11/05/2023
La primavera per noi è la stagione dei cuccioli, la più impegnativa per ogni centro recupero. Sono già moltissimi i pulli e i cuccioli ricoverati nella nostra nursery per distruzione di nidi, di tane o per altri incidenti.
L’ultimo arrivato è lui, un esemplare di scoiattolo europeo di pochi giorni trovato a terra in un giardino: i suoi occhi ancora chiusi e i movimenti non ancora coordinati l’avrebbero reso un facile pasto per qualsiasi predatore, come la natura vuole in questi casi, ma a volte le cose vanno diversamente, e per lui si è aperta una seconda possibilità.
Cercheremo di crescerlo nel migliore dei modi, adattando il latte a nostra disposizione per arrivare ad avere una sostanza il più simile possibile a quella del suo genitore. Ma le difficoltà in questi casi non riguardano solamente l’alimentazione, ma anche, e soprattutto, la necessità di evitare l’imprinting, cioè quel processo che si instaura tra un nuovo nato e chi lo accudisce.
Questo meccanismo, in natura, serve al piccolo per identificarsi con la propria specie, ma se chi se ne prende cura appartiene a una specie diversa, il rischio è quello di avere un piccolo scoiattolo che si abitua così tanto all’uomo da comportarsi come un animale domestico.
E sì, nell’immaginario umano può sembrare una cosa molto tenera ma, da un altro punto di vista, imprintare un animale significa comprometterne l’indipendenza, e precludergli per sempre la possibilità di essere uno scoiattolo e di vivere in natura.
Questa è una responsabilità che ogni centro recupero affronta mettendo in campo la propria professionalità. Dunque, se doveste imbattervi in un nuovo nato, di qualsiasi specie esso sia, non improvvisatevi balie ma affidatevi agli esperti. Dare una seconda possibilità a un animale significa questo: renderlo libero, anche da noi.