12/08/2023
Il testo che, senza alcun fondamento scientifico, ha inibito migliaia di cinofili, o pseudo tali, dal lavorare adeguatamente con i cani, in special modo con i fobici, facendo perdere loro tempo prezioso di vita perché l’operatore si è fermato al primo sbadiglio.
I SEGNALI CALMANTI: LA GRANDE BUGIA CHE HA ANCORATO LA CINOFILIA PER TRENT'ANNI.
Torniamo a scrivere sui nostri canali per parlare di quello che crediamo essere uno degli argomenti più discussi in cinofilia. Un argomento che ha segnato una svolta nel passaggio dall'addestramento classico alle miriadi di letture ed interpretazioni del cane. Un argomento che ancora sopravvive tra le fila di migliaia di cinofili in tutto il mondo.
Stiamo parlando proprio di loro: i fantomatici ‼ SEGNALI CALMANTI ‼
Ci piacerebbe parlarne con eccitazione e con quel senso di riconoscenza verso la madre di questa "scoperta" se non fosse che, come avrete capito già dal titolo, i suddetti segnali semplicemente...NON ESISTONO E NON SONO MAI ESISTITI.
Oggi analizzeremo questo argomento, esaminando l'opera che ha dato inizio a questa nuova dottrina: "L'Intesa col Cane - I segnali Calmanti" dell'autrice Turid Rugaas.
Partiamo col dire che la Rugaas è un'istruttrice cinofila come tanti altri. NON è una ricercatrice e NON ha mai partecipato ad alcuna sperimentale inerente alla sua stessa "scoperta". Anzi, nell'edizione commemorativa dei venticinque anni (uscita nel 2017) alla pagina 103 viene riportata la seguente domanda: "Sono state fatte ricerche sui segnali calmanti?". La risposta della Rugaas (riassumendo) è la seguente:
"E' davvero indispensabile dimostrare tutto tramite metodi di ricerca? Essi hanno LIMITI EVIDENTI (⁉🤨😳🤔🤥⁉) e piuttosto marchiani. Sono molte le cose su cui si possono fare ricerche, e i risultati che ne derivano essere inseriti in sistemi matematici, diagrammi e valori numerici. I segnali calmanti hanno a che fare con le emozioni (⁉🤔🤔🤔⁉); è possibile classificare numericamente le emozioni (SI, TURID. VOLENDO E' POSSIBILE MA TENIAMOCELO PER NOI)?...Spesso si tratta di un compito troppo difficile per i ricercatori (COSA LO HA RESO FACILE PER LA RUGAAS CHE UN RICERCATORE NON POTREBBE ARRIVARE COMPRENDERE 🤔🤔🤔⁉⁉), molti dei quali non hanno grande capacità di osservazione..."
L'ultima frase riguardante la capacità di osservazione è L'UNICO MERITO che vogliamo attribuire a Turid Rugaas. Per quanto le spiegazioni sull'esistenza dei "segnali calmanti" riteniamo siano del tutto pacchiane ed inconcludenti, attribuiamo all'anziana signora la volontà di voler osservare l'animale per poterlo descrivere dal punto di vista comportamentale. L'osservazione è un elemento ESSENZIALE per lo studio del comportamento animale. Questo ce lo insegnò proprio il padre dell'etologia Konrad Lorenz il quale, però, assegnava alla sperimentazione un passaggio altrettanto importante per arrivare a delle conclusioni veritiere o che si avvicinassero perlomeno ad ottenere un quadro conoscitivo soddisfacente dell'animale preso in oggetto di studio.
Dal punto di vista scientifico, quindi, non possiamo in alcun modo prendere questo volume come riferimento anche perchè, andando a cercare la bibliografica scientifica di riferimento o le citazioni scopriremo che, il volume che ha fatto da caposaldo per migliaia di cinofili, semplicemente ne è privo (se non il consigliare la lettura di Bekoff) 😂😂😂‼‼‼
Procediamo ora nel descrivere in maniera quanto più riassuntiva cosa sono i "segnali calmanti", quanti sono e come si manifestano all'interno della comunicazione canina.
Secondo la Rugaas sono dei comportamenti ("comportamenti" ce lo abbiamo messo noi, perchè una vera e propria definizione non siamo riusciti a trovarla nella sua opera) atti al prevenire l'accadere di eventi (qualora qualcuno di voi avesse bisogno di farsi leggere i tarocchi, chiedete ad un cane), evitare minacce da parte di uomini e cani, placare il nervosismo, la paura, lo schiamazzo (utile se avete bambini piccoli in casa), e situazioni spiacevoli. E ancora, i cani usano questi segnali sia per calmare se stessi quando si sentono stressati o a disagio sia per indurre l'altro a sentirsi più sicuro e a capire la buona volontà che questi segnali esprimono. In definitiva, il cane usa i segnali per fare amicizia e star bene con se stesso, con gli altri cani e con gli umani."
Insomma, se si potesse mettere la colonna sonora del Titanic suonata fuori tonalità con un flauto dolce, noi ce l'avremmo messa. Purtroppo dovremo accontentarci di immaginarla ed affermare a gran voce che risulta ovvio agli occhi di tutti (o almeno dovrebbe) che nel mondo reale questa cosa non accade affatto. Il significato attribuito a questi segnali non corrisponde alla realtà del mondo canino che non si limita, peraltro, ai cani dei clienti della Rugaas (ricordiamo che è una cinofila). Una realtà che comprende non solo la pacifica convivenza, ma anche la lotta per le risorse in contesti selvatici o di randagismo, i sistemi di status che regolano i principi di dominanza e sottomissione all'interno del gruppo sociale, i dialetti etologici presenti nella selezione delle varie razze e pedomorfòsi e tutta un'infinita trafila di aspetti che compongono la vita sociale dei canidi.
La Rugaas parla di un "linguaggio comune a tutti i cani del mondo", ma è un concetto che non si può semplificare in questo modo. Sicuramente un napoletano potrà arrivare a farsi capire da un finlandese utilizzando segnali "comuni" ma la comunicazione giungerà ad uno stallo arrivati ad un certo punto in cui servirà far capire concetti più articolati. Allo stesso modo sono presenti "gap comunicativi" tra un mastino ed un lupoide, a meno che uno dei due o entrambi non abbiano avuto esperienza (ontogenesi) della pedomorfòsi con la quale dovrà interfacciarsi.
Sembra che la Rugaas viva nel suo mondo in cui tutti i cani vanno d'accordo grazie ai segnali calmanti. E quando questo non accade? A pagina 23, paragrafo "Risoluzione dei conflitti" leggiamo che "I cani che hanno avuto la possibilità di sviluppare l'arte di comunicare con i loro simili (🙄🙄🙄perchè comunicare, si sa, è un'arte! Non è mica un aspetto evolutivo legato al dover sopravvivere in quanto animali sociali), e che non hanno perso l'uso dei segnali a causa nostra (⁉⁉⁉ WHAT🤔🤔🤔⁉⁉⁉), si intendono tra loro, e veramente non sono mai in conflitto."
In che senso i cani hanno perso l'uso dei segnali per colpa nostra? A pagina 26, paragrafo "Quali cani hanno i segnali calmanti?" troviamo quanto segue: "I lupi li hanno e i cani li hanno ereditati". Quindi sono segnali innati facenti parte della filogenesi canina? E come avremmo alterato la loro capacità di utilizzo? Su quali cani? In che modo? Non ci viene concesso il lusso di una spiegazione. Forse meglio così, visto che nello stesso paragrafo la Rugaas esordisce con un "Per esempio, i cani neri tendono ad usare la 'leccatina' più di altre espressioni facciali perchè la lingua rossa (rossa🤔⁉) si vede bene sul nero, ma essi sono comunque in grado di capire tutti i segnali che provengono da altre razze o DA NOI.
Dopo questa affermazione, potremmo anche chiudere il libro e ricollocarlo tra le favole di Esopo, ma vorremmo soffermarci su un altro, gigantesco ruzzolone della Turid. Riguarda proprio quel "DA NOI" scritto bello grosso.
Rugaas incappa nell'immancabile pizzico di antropomorfizzazione che ha aperto agli innumerevoli approcci delle varie scuole cinofile che iniziano con "Il cane, esattamente come noi...".
Oltre a commettere l'errore di antropomorfizzazione, cade anche in diverse contraddizioni che si ripresentano lungo tutta l'opera:
- Se i "segnali calmanti" fanno parte di un innatismo appartenente al Canis lupus familiaris, quindi comportamenti specie-specifici, quali segnali calmanti dovrebbero percepire "DA NOI", Homo sapiens?
- Se i "segnali calmanti" non possono essere insegnati dall'uomo (pagina 98 e pagina 106) e sono facenti parte del bagaglio esclusivo dei canidi, perchè a pagina 82, per "risolvere" il problema di un cane che aveva paura del passaggio dei treni, la Rugaas si è messa a sbadigliare e distendere (citiamo testuali parole) le sue "zampe anteriori" come fosse un cane 🤔⁉⁉⁉
Preferiamo concludere qui questa fiera dell'assurdo, portandovi a riflettere seriamente su quanto un testo della difficoltà di un libro di quinta elementare abbia avuto la capacità di tenere la cinofilia internazionale ancorata a credenze contraddittorie e prive di alcun fondamento logico e scientifico.
Il punto della nostra severa critica è esattamente questo: i cinofili tendono a leggere testi di altri cinofili scritti in maniera elementare poichè il testo di un Lorenz o di un Tinbergen sono testi che si studiano alle università e necessitano di solide basi di biologia per poter essere comprese.
Turid Rugaas è solo una cinofila che ha saputo cogliere l'attimo, diffondendo un modo di concepire il cane perchè la società e la cinofilia erano propense ad iniziare un percorso di questo tipo: il cane stava entrando nelle nostre abitazioni con un concetto diverso dal solito; diverso da quello del cinofilo. Stava iniziando l'era della cinofilia focalizzata sui padroni di cani costituiti da semplici famiglie che volevano il border collie come mero cane da compagnia.
Ribadiamo che il merito dell'ideatrice (perchè non ce la sentiamo di volerla chiamare "scoperta") dei "segnali calmanti" è stato quello di portare l'osservazione su un livello di importanza che si sta sempre più perdendo, ma quello che osservò fu completamente errato, contraddittorio, senza alcuna base scientifica ed altamente semplificativo.
E' ridicolo pensare che 30 segnali corrispondano al bagaglio comunicativo completo del cane ed è ancora più errato credere che tutti questi segnali vogliano dire "Sono stressato" oppure " Stai/sto calmo", peraltro senza inserirle in dinamiche più importanti che intercorrono durante un'interazione tra soggetti.
La vita del cane raccontato dalla Rugaas potrebbe esser paragonata ad un pendolo di Schopenhauer che, anzichè oscillare tra noia e dolore, oscilla tra calma e stress.
Stale Odegard, collega della Rugaas, dopo due anni di "studi (quali? Dove sono?), osservazioni, filmati e raccolta di materiale fissò la Rugaas per alcuni secondi e poi disse: 'abbiamo craccato il codice'".
Se potessimo rispondere ad Odegard diremmo quanto segue: "No Stale, non avete craccato nemmeno il gioco di Paperino - Operazione Papero 🤥🤥🤥".
La cinofilia necessita di uscire dalle sue stesse trame in cui il cane viene raccontato da meri appassionati o addestratori che portano avanti un'ideologia più che una teoria che desti interesse in una ricerca che arranca nel dover investigare su quanto di utile può essere scoperto in sede sperimentale.
Speriamo che questo contenuto possa aver aperto ad una maggiore comprensione non solo di quanto possano essere ancora diffusi concetti astrusi in cinofilia, ma anche con quale facilità essi si diffondano e si consolidino per lunghi periodi di tempo senza che ci siano voci abbastanza alte da poter mettere in dubbio anche le affermazioni più assurde.
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