22/08/2022
Continuiamo a fare informazione concreta e comprensibile.
università degli studi scienze medico veterinarie Parma
Fip Peritonite infettiva Felina
PATOGENESI
Significato di Patogenesi:
La patogenesi indaga lo sviluppo di una malattia e la catena di eventi ad essa associati, che passo dopo passo determinano cambiamenti morfo-funzionali delle cellule e dei tessuti appartenenti agli organi colpiti. Queste alterazioni possono essere causate da agenti chimici, fisici, o biologici (virus, batteri ecc.)
Potremmo quindi definire la patogenesi come il meccanismo con cui un agente eziologico (agente causale, ad esempio un batterio od una radiazione) determina la malattia. Non a caso il termine patogenesi deriva dall'unione delle parole greche pathos, "malattia", e genesis, "creazione".
Mentre l'eziologia definisce le cause, la patogenesi ne studia le conseguenze.
Nella lettura di testi medici possiamo quindi imbatterci in termini come: patogenesi microbica, patogenesi infiammatoria, patogenesi virale, patogenesi maligna (tendenza di una malattia, generalmente tumorale, ad aggravarsi in maniera progressiva fino a divenire potenzialmente letale). Molte malattie riconoscono diversi fattori causali (eziologia multifattoriale) e ancor più numerose sono quelle caratterizzate da diversi meccanismi evolutivi (patogenesi multipla).
Buona lettura dopo aver spiegato il significato della Patogenesi .
Via di trasmissione FCoV - Fip
FCoV è un virus poco resistente in ambiente, viene inattivato entro 24-48 ore a temperatura ambiente, sebbene in condizioni di bassa umidità é dimostrato che possa sopravvivere fino a 7 settimane. Tuttavia, il virus viene distrutto dalla maggior parte dei disinfettanti e detergenti ad uso domestico.(Pedersen, 2009) La trasmissione può essere diretta e indiretta. La trasmissione indiretta avviene attraverso vestiti, giocattoli e strumenti per la toelettatura, pertanto l’ambiente multi-gatto è il principale fattore di rischio per il contagio; in particolar modo gatti che condividono la stessa lettiera, la stessa ciotola d’acqua e cibo. La trasmissione da pidocchi o pulci è considerata improbabile. (Pedersen, 2009) La trasmissione diretta, invece, è la più frequente e avviene attraverso un ciclo oro-fecale, raramente per inalazione (ad esempio da uno starnuto). I gatti vengono solitamente infettati da FCoV attraverso feci contenenti il virus, rilasciate da un gatto con un'infezione enterica da FECV o da un gatto con FIP. Quest’ultima via di trasmissione è rara; il FCoV mutato che causa la FIP non è stato trovato nelle secrezioni o nelle escrezioni di gatti con FIP, in quanto una volta mutato perde il tropismo per l’epitelio intestinale. Pertanto, la trasmissione del virus che causa la FIP mutata è considerata improbabile in circostanze naturali. Il FCoV che causa la FIP può, tuttavia, essere trasmesso tramite la via iatrogena o in condizioni sperimentali se, ad esempio, l'effusione di un gatto con FIP contenente macrofagi infetti viene iniettata in un gatto sano. (Hartmann, 2005) La trasmissione transplacentare può verificarsi ma è rara. La maggior parte dei gatti neonati si infettano durante le prime 6-8 settimane di vita a causa del contatto con le feci delle loro madri o di altri gatti escretori. Uno studio su gatti nati da madri infette, ha dimostrato che nelle prime settimane sono protetti dall’immunità passiva e solo quando gli anticorpi materni diminuiscono, a circa 9 settimane di vita, possono essere infettati. È fondamentale, in queste circostanze, provvedere all’isolamento delle madri infette, eseguire uno svezzamento precoce e separare i cuccioli dalla madre entro le prime 6 settimane. Solo così i gatti avranno altissima probabilità di essere negativi.(Pedersen, Allen and Lyons, 2008)
Escrezione
L’escrezione avviene principalmente tramite le feci, da 2 giorni a 2 settimane dopo l'infezione, seguita da una diminuzione della carica virale e da un’eliminazione intermittente fino a 18 mesi dopo questo periodo. Pertanto, la principale fonte di FCoV sono le lettiere condivise con gatti infetti. Se più gatti usano la stessa lettiera si infettano facilmente a vicenda. Anche la re-infezione attraverso la lettiera contaminata di un gatto già infetto sembra giocare un ruolo importante nella sopravvivenza endemica del virus. Nelle infezioni primarie, quando il virus replica nelle tonsille, si può ritrovare nelle secrezioni respiratorie, ma anche nella saliva e nelle urine. (Hartmann, 2005) L’escrezione riguarda tutti i gatti infetti, anche i portatori sani che eliminano il virus per almeno 10 mesi. Alcuni gatti sono escretori permanenti ma la maggior parte sono escretori intermittenti. Questo probabilmente dipende dall’immunità intestinale locale. Il virus viene eliminato in quantità elevate nell’infezione primaria e cala dopo un anno. Se ci sono reinfezioni, l’escrezione sarà di un’entità minore. Il sistema immunitario è strettamente connesso con l’escrezione perché i gatti con titoli anticorpali elevati hanno un’escrezione maggiore rispetto agli altri. (Hartmann, 2005) Nei gatti giovani si ha la massima escrezione del virus. Questi ultimi vengono infettati prima che il loro sistema immunitario sia completamente maturo e ciò fa sì che ci sia un’intensa replicazione e quindi eliminazione del virus. Quando si ha un’alta replicazione virale, aumenta anche la probabilità che avvenga la mutazione da FECV in FIPV. (Pedersen, Allen and Lyons, 2008) 2.3 Infezione da coronavirus enterico felino (FECV) FECV è endemico nelle popolazioni di gatti domestici di tutto il mondo e infetta le cellule epiteliali apicali dei villi intestinali (enterociti), dal duodeno distale al cieco, provocando tipicamente una lieve malattia enterica o infezioni subcliniche. Nelle rare infezioni gravi si verificano atrofia dei villi della mucosa e degenerazione degli enterociti apicali. Anche l'accorciamento e la fusione dei villi intestinali e l'iperplasia degli epiteli della cripta sono segni patologici comuni. Una volta si credeva che FECV rimanesse confinato nel tratto digerente, non potesse attraversare la mucosa intestinale e non si diffondesse oltre l'epitelio intestinale e i linfonodi regionali, mentre è noto che FIPV si diffonde ad altri organi, probabilmente tramite monociti trasmessi dal sangue. Con la RT-PCR è stata dimostrata la presenza di FECV nelle feci di gatti infetti quindi, anche questo virus dà viremia, seppur di bassa entità. Dopo l’infezione da FECV, il sito principale di replicazione virale è l'epitelio intestinale. Il recettore specifico per FCoV (solo il sierotipo I) è un enzima, aminopeptidasi-N, che si trova a livello della mucosa intestinale. La replicazione nel citoplasma degli enterociti può causare la loro distruzione; come conseguenza il gatto può avere diarrea, solitamente non grave oppure, come avviene nella maggior parte dei casi, l'infezione persiste per un lungo periodo senza causare alcun segno clinico. Questi gatti sono escretori di FECV in modo intermittente o costante e rappresentano una fonte di infezione per altri gatti.(Hartmann, 2005) Dei gatti che sono esposti al virus, il 13% diventa portatore sano e persistente, probabilmente per tutta la vita. I portatori di FECV svolgono un ruolo importante nell'eliminazione e nella trasmissione del virus ad altri gatti per via oro-fecale, specialmente in ambienti multi-gatto. La maggior parte dei gatti che vengono infettati da FCoV attivano una risposta immunitaria, eliminano il virus e possono quindi essere reinfettati. È stato dimostrato che, una volta abbassatosi il titolo anticorpale, i gatti possono essere reinfettati, non solo con diversi ceppi ma anche con lo stesso ceppo di FCoV. È interessante notare che nessun gatto che è stato reinfettato da FCoV ha poi sviluppato la FIP, a differenza delle infezioni di laboratorio, dove le seconde infezioni portano comunemente a uno sviluppo più rapido e fulminante della FIP. I fattori che inducono un gatto a diventare portatore o ad essere infettato transitoriamente non sono noti.(Addie et al., 2003)
Mutazione di FECV in virus della peritonite infettiva felina (FIPV) :
In contrasto con la lieve malattia enterica o l'assenza di segni clinici associati all'infezione da FECV, la presenza del biotipo FIPV si traduce in una malattia altamente infiammatoria, sistemica e spesso fatale una volta che si sviluppano i segni clinici.(Haake et al., 2020) La mutazione di FECV in FIPV consiste nell’evoluzione di un patogeno enterocitario localizzato e a bassa virulenza in un patogeno con tropismo nei confronti di monociti/macrofagi, sistemico e altamente virulento. L'acquisizione del tropismo macrofagico è la chiave di questa mutazione; tuttavia la base genetica per le differenze nel tropismo dei macrofagi tra FECV e FIPV non è ancora chiara.(Pedersen, 2009) Ad oggi si sa che la mutazione porta a cambiamenti nelle strutture superficiali del virus che consentono al virus fagocitato dai macrofagi di legarsi ai loro ribosomi e iniziare a replicarsi. Il sistema immunitario viene parzialmente soppresso; questo favorisce la replicazione virale e la diffusione sistemica.(Hartmann, 2005) È interessante notare che, all'aumentare dell'efficienza della replicazione nei monociti e nei macrofagi, la capacità di replicarsi negli enterociti diminuisce. Pertanto, FIPV non viene eliminato o viene eliminato a livelli molto bassi, il che può essere uno dei motivi per cui le epidemie di FIP, a differenza di quelle osservate con altri patogeni (per esempio, virus della panleucopenia o il calicivirus felino), sono rare.(Kennedy, 2020) 2.5 Infezione da FIPV FIPV entra nei macrofagi/monociti bersaglio grazie alla proteina spike, classificata come proteina di fusione di classe I ed è responsabile del legame al recettore sulla cellula ospite, della fusione con la membrana cellulare e poi dell’ingresso del virione.(Haake et al., 2020) Il legame avviene con il recettore cellulare amminopeptidasi-N (APN), che è stato inizialmente identificato come recettore per il coronavirus TGE dei suini e questa interazione è specie-specifica. Infatti il terminale C dell’APN esiste in diverse varianti per il coronavirus felino, canino, suino ecc.(Pedersen, 2009) Successivamente avviene il processo di fusione, il quale comporta grandi cambiamenti conformazionali della proteina spike. Le proteine spike dei coronavirus sono organizzate in due domini: un dominio N-terminale (o S1) che è responsabile del legame del recettore e un dominio C-terminale (o S2) responsabile della fusione virus-macrofago. Durante la fusione si verificano due importanti cambiamenti di conformazione: l'acidificazione endosomiale e l'inversione dell'elica a C.(Haake et al., 2020) Dopo l’ingresso del virione nel macrofago, questo trasferisce il nucleocapside al macrofago e inizia la replicazione virale. A questo punto i macrofagi infettati, dall’intestino entrano nel circolo sanguigno e si diffondono in vari distretti. FIPV viene distribuito dai macrofagi nei linfonodi mesenterici, sulle superfici sierose dell'intestino, milza, fegato e, in misura minore, su pleura e omento. Alcuni virus sembrano anche raggiungere le meningi (specialmente sulle superfici posteriore-ventrali del cervello), l'ependima che circonda i ventricoli, la dura madre del midollo spinale e il tratto uveale e la retina. La replicazione del virus nei macrofagi sembra essere molto lenta durante le prime 2 settimane; la diffusione virale si verifica circa 10-21 giorni dopo l'infezione primaria, contemporaneamente all’inizio della risposta anticorpale. È per questo motivo che i segni clinici compaiono tardivamente rispetto all’infezione, perché non è il virus stesso a causare i segni clinici, ma la reazione immunitaria che esso scatena.(Pedersen, 2009)
Grazie a chi ci segue
Cordiali saluti
Info contatto diretto tasto Messanger