13/03/2022
Abbiamo il coraggio di chiamarla con il suo nome? È PERSECUZIONE quella delle autorità greche nei miei confronti. Un processo pretestuoso fatto di accuse FALSE rimandato di continuo per punire me e intimidire Still I Rise per averli denunciati. Vergogna!
E ora abbiamo una nuova data, l’ennesima, carogne che non siete altro: 24 marzo, una settimana dopo il mio compleanno, per decidere, arbitrariamente, se sono colpevole di un reato *INESISTENTE* - quello di avere usato fuochi d’artificio perfettamente LEGALI, come da legge europea, in occasione del primo compleanno di Mazì, la nostra prima Scuola, nel 2019. E il tutto mentre la nostra denuncia PENALE per ABUSO DI MINORI e CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ contro i funzionari del loro governo continua a languire, seppellita, presso la procura di Samos, da ormai tre anni, senza un briciolo di investigazione. CRIMINALI!
E - udite, udite - è proprio la POLIZIA il mandante. Non solo sono stati loro a denunciarmi, ma hanno anche MENTITO nella deposizione, come rivela il nostro avvocato dopo un confronto con la deposizione dei vigili del fuoco, che la contraddice. Perché erano stati entrambi, polizia e pompieri, quel fatidico 6 agosto, a darmi l’autorizzazione, chiesta per pura diplomazia date le tensioni sull’isola, a utilizzare fuochi d’artificio legalissimi e che non necessitano di permessi particolari (come da direttiva europea del 2014), solo per poi tendermi un agguato. Ma cos’altro aspettarsi da un corpo di polizia corrotto, violento, NOTO PER TORTURE E OMICIDI E MINACCE DI VIOLENZA SESSUALE?
E non è nemmeno la prima volta che ci provavano, è solo la prima volta che ci sono riusciti. Sì, perché proprio due mesi prima avevano spiccato un mandato di arresto nei miei confronti, il giorno dopo la deposizione della nostra causa penale contro le autorità dell’hotspot. Il pretesto? Diffusione di immagini militari e DIFFAMAZIONE. Ma allora mi trovavo in Italia e, decorse le 48 ore previste dal diritto greco per un processo per direttissima, hanno dovuto desistere. Non hanno rinunciato, però. Due mesi dopo, la loro trappola mi si è chiusa intorno.
Non sono il primo né l’ultimo a subire queste vessazioni. È un fenomeno, questo, preoccupantemente noto in Grecia, comune al punto da avere un nome: criminalizzazione dell’aiuto umanitario. Si verifica ogni volta che un governo processa un cooperante, un attivista o un whistleblower con lo scopo di METTERLO A TACERE. E, tra i 50 attivisti che al momento vanno incontro alla stessa minaccia in Grecia, io sono tra i più fortunati. Altri rischiano fino a 25 anni di carcere per accuse gravissime tra cui traffico di esseri umani, associazione a delinquere e spionaggio. La loro unica colpa? Aver deciso di aiutare le persone.
A differenza loro, però, io ho un SUPER POTERE: voi. Ho una piattaforma, un megafono, una Grande Famiglia che amplifica la mia VOCE trecentomila volte, e questo fa tutta la differenza. Questo, ai corrotti, fa paura. E quindi uso il mio super poter non solo per me stesso, ma anche per tutti gli altri che, purtroppo, non godono del mio stesso privilegio. Sarò la voce dei perseguitati.
Ma soprattutto, ormai non siamo più soli contro le autorità greche. Abbiamo la magistratura italiana dalla nostra adesso. Perché nel 2020 la Dott.ssa Monteleone, allora PM per i reati contro i minori presso la Procura di Roma, aveva richiesto al Ministero degli Esteri italiano la mia protezione internazionale, e l’allora vertice della Procura di Roma in persona, Michele Prestipino, aveva rincarato chiedendo un indagine contro le autorità dell’hotspot di Samos e la mia protezione direttamente ad Atene. “Intraprendere ogni iniziativa necessaria per garantire la protezione di Nicolò Govoni,” questo riportano i documenti ufficiali.
Significa che l’Italia c’è.
Ma anche forti di questa protezione, abbiamo comunque bisogno di te. Samos è un villaggio di 6 mila abitanti con la sua procura e il suo tribunale, la sua polizia e i suoi giudici - un villaggio che da anni ospita impunemente una delle strutture più illegali d’Europa. Quindi come potrà essere il mio un processo davvero equo?
Un processo in cui rischio fino a tre mesi di reclusione con la condizionale.
Un processo che potrebbe penalizzare non solo me ma anche Still I Rise e il servizio che offriamo ai nostri studenti.
Una processo che potrebbe impedirci di chiedere sovvenzioni o di ricevere visti ed espandere così il nostro operato nel mondo.
Un processo criminale.
Per questo abbiamo bisogno di te ORA. Come sempre, il nostro scudo più grande è l’attenzione umana e mediatica che sappiamo mobilitare, perché è solo nell’ombra che l’ingiustizia si compie indisturbata. Quindi condividi questo post adesso: loro ci stanno guardando, e più siamo più li spaventiamo. Sappiano che nulla di tutto questo passerà inosservato. Ogni condivisione significa protezione!
E, oggi proprio come un anno fa e così come tra un anno, se dovessero rinviare di nuovo per torturarci un altro po’, ripetiamolo insieme: NOI NON ABBIAMO PAURA.
E no, non ci fermerete.
Mai.