30/08/2019
“Martins, in campo!”
Finalmente arrivò il suo momento, Tim Martins, giocatore novello di basket si alzò ed andò a posizionarsi nel campo, emozionatissimo per l’occasione che gli veniva offerta. Non ci fu nemmeno il tempo di pensare: la palla gli finì subito fra le mani.
“Adesso posso dimostrare chi sono!” pensò mentre con uno scatto felino si girava ed iniziava a correre veloce verso il canestro.
Guardava i tifosi dagli spalti, si sbracciavano ed urlavano verso di lui. “Mi sostengono!” pensò.
Con la coda dell’occhio vide i compagni corrergli accanto e sbracciarsi. “Al diavolo il gioco di squadra, questo punto voglio segnarlo io!” pensò.
Nessun avversario gli si affiancava per marcarlo. “Sono veloce come il vento ed inarrestabile come la tempesta!” pensò.
Voltandosi un istante vide il coach, rosso in volto, urlava verso di lui con tutta la voce che aveva in corpo. “Ha capito sin da subito che sono un talento!” pensò.
Con un balzo degno di un’antilope fu subito a canestro, mise dentro la palla ed atterrò con entrambi i piedi, temporeggiando qualche secondo per pregustarsi il bagno di gloria non appena si fosse voltato.
Si voltò.
Fu travolto dagli insulti.
Era corso verso il canestro sbagliato, segnando un punto a favore degli avversari.
Ecco un riassunto di ciò che spesso accade ai cani nei nostri confronti.
La scienza ha ormai dimostrato ampiamente quanto loro siano in contatto con noi, come riescano non solo a comprendere il nostro linguaggio ma addirittura a modificare il loro per comunicare con noi (si pensi all’abbraccio, etologicamente all’opposto del significato che ha per noi).
Quel che davvero interessa è stato scoprire quanto riescano a comprendere le nostre emozioni anche meglio di noi stessi.
È sorprendente.
Le nostre espressioni faciali, i nostri toni di voce, le posizioni del nostro corpo, la velocità e tipologia dei nostri movimenti sono tutti elementi che vanno a costruire una grammatica emotiva che non ha misteri per un cane: egli sa in ogni momento in quale stato emotivo si trovi il suo compagno di vita, spesso riesce a comprenderlo ancora prima di noi stessi.
La sublimazione più bella di millenni di evoluzione fianco a fianco.
Ma allora dove sta il problema?
Se è così intimamente in contatto con le nostre emozioni, perché le nostre relazioni coi cani sono spesso flagellate da conflitti, competizioni, disperazione, prepotenza, paura?
La risposta è tanto semplice quanto disarmante, ed è alla base della nostra diversità di specie.
Se infatti i cani (così come i gatti) sono abilissimi nell’identificare il nostro stato emotivo, non lo sono altrettanto per collocarlo nel giusto significato.
In altre parole, se riescono a capire perfettamente come mi sento, non è così scontato che sappiano perché mi sento così.
Questa è la base della maggior parte degli equivoci comunicativi delle nostre relazioni.
E così il timore di un proprietario che il suo cane possa aggredire altri cani o persone può essere scambiato dal cane per timore nei confronti degli altri, confermandogli la delega alla difesa del suo amico.
L’apprensione di due neo-genitori può essere interpretata dal cane come diffidenza nei confronti del neonato stesso.
La rabbia con cui il proprietario punisce il cane che si ribella alla fatidica “manonellaciotolaperchèilcanedevecapirechicomandaesenonreagiscevuoldirechesièsottomesso” può spingerlo a difendersi ancora di più in quanto scambiata per continua minaccia alla sua razione alimentare e serenità durante il pasto.
L’irritazione con cui il proprietario rimprovera il cucciolo per essersi lasciato scappare la p**ì sul tappeto può essere scambiata per contrariamento per averla fatta davanti a lui, così che per risolvere il problema penserà che sia giusto andarla a fare di nascosto (!!!).
Gli esempi sono molti, ma il sunto è unico:
non diamo per scontato che il cane comprenda i nostri intenti.
Se non lo fa non è per scarsa intelligenza, non per dispetto, non per “dominanza” ma per diverso linguaggio, e se a questo aggiungiamo anche il concetto di osmosi emozionale, ovvero il processo attraverso cui l’essere vivente che ci sta vicino assorbe e riproduce il nostro stato emotivo, comprendiamo quanto importante sia imparare a comunicare in maniera chiara e coerente con il nostro amico a quattro zampe, quanto possa essere determinante parlargli e scherzarci spesso, tacere ed ostentare finta calma quando si è diametralmente all’opposto.
Proporre alternative anziché imporre divieti diventa ancora più importante perché la semplice proposta ci pone in uno stato emotivo positivo ed una cosa è certa: gli stati emotivi positivi non si equivocano.
E se avete avuto la pazienza di leggermi sino a qui, adesso mettetevi seduti perché potreste avere un mancamento:
no, il vostro cane non è intelligentissimo perché capisce subito che ha sbagliato. Capisce al volo che siete arrabbiati, difficilmente capirà il perché.
Non vi alzate ancora, per ca**tà:
no, anche se associa la vostra rabbia a quell’evento, non capisce perché abbia sbagliato e soprattutto non capisce cosa debba fare per non sbagliare.
D’altronde, se capisse davvero, non stareste qui a vantarvi di quanto capisca di aver sbagliato, no?
Dott. Paolo Margaira