30/12/2021
Una buona regola da applicare in tutte quelle bocche che "sciacquandosi" ora di vino, birra, di olio, di miele, droghe, acqua, caffè, infusi, latte, cioccolato, formaggi o di sapori di cucina, potrebbe essere la genetica del gusto: L'amico Roberto Barale, Ordinario di genetica Univ. di Pisa e lo stesso prof. di Stefano, enologia e chimica enologica stessa Università, ce lo insegnano. Sei tipi di gusto distintamente percepiti dal palato: dolce, salato, amaro, acido, unami (glutammato), grasso oltre ad altre sensazioni orali come il caldo (capsaicina) propria del peperoncino ed il freddo (mentolo). Per esempio le catechine monomere (composti fenolici incolori) sono responsabili del sapore amaro dei vini come l'astringenza dei flavoni polimeri (tannini) in esso contenuti.....I geni che codificano gli stessi recettori papillari sono codificati da una famiglia di geni altamente polimorfica, cioè molto variabile da individuo a individuo e da etnia a etnia: Diversi studi ne hanno evidenziato la differenza anche per massa corporea.
Da tempo mi chiedo quale verità ci sia in ogni assaggio, degustazione, da quando Roberto, diversi anni fa, in una sperimentale prova sui duecento partecipanti ad un Congresso nazionale di Fitoterapia a Tirrenia o a Montalcino in Vino e Salute, fece una prova assaggio-gustativa, con strisce bibule imbevute di sostanze (PCT) per l'amaro ed altre atte a misurare il sentire, riconoscere i sei gusti.....Ogni gusto aveva nella scheda una scala di "gradienza" dall'amaro pieno, al poco, pochissimo al nulla e così per il salato, dolce etc. evidenziando risposte diverse, e cioè che sono pochissime le persone che sentono gli stessi gusti, gli stessi sapori, gradienze e le stesse sensazioni, con alte variabilità di risposta. E le prove le ha continuate per lungo tempo in ogni propizia occasione e soprattutto su studenti universitari di etnie profondamente diverse. Non mancano certo Istituti di ricerca che abbiano affrontato questa interessante curiosità cercando, con prove sperimetali, soluzioni serie, ma, nel mio modesto apprendere capisco che bene o male nessuna regola precisa dia la qualifica di perfetto degustatore, anzi.....Allora mi pongo la cervellotica domanda....ma come si fa a sapere se, chi assaggia con particolare attenzione e basilare importanza i gusti, sapori dei sapori, sfumature e sentori del vino, birra, olio, formaggio, cioccolata etc. etc...possa dare, comunicare risposte certe, univoche, pur con il dimostrato impossibile perfettamente sentire, descrivere le vere proprietà gustative di quel determinato alimento. Non è forse più facile che si imparino a memoria alcune parole, frasi fatte, per poi riportarle sul conosciuto, da tempo, alimento assaggiato? Io sento se è "bono", come diciamo quassù, riconoscendone sapori atavici propri perchè ne ho assaggiati, memorizzati nei recettori del mio cervello, tanti nella mia vita, diciamo dai primordi ed anche prima della nascita del Consorzio, ed anche di semplici e buoni fatti con le mie mani....e nelle prove del gusto fatte, mediamente percepisco le sfumature di amaro (PCT fenittiocarbonide) e pur sentendo perfettamente tutti gli altri gusti non ho mai sentito, assaporato, gustato tutto quell'infiocchettare semiimmaginifico, per me ruffianamente stucchevole che ascolto oggi.....allora??...ma non sarebbe più giusto che chi è preposto all'assaggio di un determinato alimento, fiore all'occhiello e per questo maggiormente delicato, intoccabile, qualificato e qualificante, prima si sottoponesse alla genetica del gusto, facile da mettere in pratica anche con trucchetti di assaggio (diversificare o addirittura toglere nelle cartine la gradazione di alcuni dei sei gusti per lo scaltro supertaster che li conosce a memoria e non li racconti tutti) e poi, per palati simili, oppure meglio per palati dissimili, operare con gli assaggi, oppure si scegliessero intanto "super" maggiormente quelle donne che, come scientificamente dimostrato da sempre posseggono proprio un indice minore di massa corporea.
In una ricerca condotta nel (Dep. of Biological Science, Brock Univ., Canada) su più di mille "super" si evidenziava una percentuale altissima degli stessi predisposta al non sentire, o sentire poco l'amaro nelle prove con cartine (amaro PUROP) che portavano, passavano poi ad assaggi di diverse tipologie di vino al buio evidenziando la loro preferenza, inclinazione a scegliere, ad apprezzare vini dolci e fortificati (liquorosi), rifiutando nel contempo il gradimento anche per cioccolato fondente amaro...concludendo così che proprio colui che non sente l'amaro PCT o PUROP che sia, geneticamente indicato come "tt" nelle prove, non può essere un assaggiatore ....e guarda caso quei mille erano proprio supertasters. Per chiarezza TT è colui che sente appieno l'amaro, Tt mediamente, tt per nulla. A conferma della ricerca appena accennata, quei rari che si possono permettere di fregiarsi di super assaggiatori sono solo coloro che hanno una mutazione del gene TAS2R38 codificatore dl gusto amaro, anche se questa mutazione tende a far evitare le bevande alcoliche e fortunatamente il fumo. Peggio ancora se non senti, o senti affievoliti uno o più gusti nella prova, non me li puoi ritrovare anche con sfumature o sentori nell'olio, nel vino, nel pecorino, cioccolato, birra...Si può dire....ma se faccio una desgustazione al buio, non dicendo che vini, oli....sono? Bene la genetica memorizzata, codificata in ognuno di noi, specialmente se mestieranti o avvezzi a quell'apprendere nei recettori del cervello e del palato di due o tre particolari sapori, ora di quel vino piuttosto che di un altro, anche giovane o invecchiato, uniti all'olfatto "perfetto" fanno si che se ne riconosca, la provenienza, la struttura, la base, il portamento poi, avendo imparato a memoria gli altri aggettivi di abbellimento, ad un vino aggiungono anche fantosiosi attributi che ha sapori di "ciliegino", perchè famoso collega ce lo sente o in quella particolare area vinicola c'è, così come per il tabacco, prugna, mirtillo, note di sottobosco, cioccolato, fiori, frutti di bosco, frutta rossa, legno, fieno di campo, castagne lesse, di galestro, astringente-tennico, abboccato, amabile, di rocce laviche, in bocca pieno, finale armonioso....che si mastica bene in bocca...detto in TV da corposo e baffuto assaggiatore alzandosi dal tavolo di degustazione di una blasonata nobildonna fiorentina....e questo mi fa scompisciare dalle risate....La poesia l'ho imparata anche io.....anche se purtroppo, in momenti critici di un recente passato, quell'incipiente ciliegino comparso in alcuni vini non era proprio di parte...