01/11/2020
LETTERA DA PARTE DEI DOCENTI DI MALATTIE INFETTIVE AGLI STUDENTI DI MEDICINA VETERINARIA
Pubblichiamo integralmente questa lunga lettera che fa seguito ad altre risalenti a questa primavera.
Vale la pena leggere fino in fondo.
''Care studentesse e cari studenti
visto il nuovo periodo critico che ci accingiamo a rivivere, riteniamo utile riprendere un dialogo a distanza con tutti voi nella speranza di fare un po’ di luce su alcuni argomenti molto dibattuti sui mezzi di comunicazione.
Rimane nostra convinzione che la vostra generazione sia strategica in questo momento difficile per varie ragioni:
• L’infezione da Sars-CoV2 nei giovani causa prevalentemente infezioni asintomatiche
• Le cariche virali non sono diverse fra soggetti asintomatici e sintomatici
• I soggetti sintomatici sono, per ovvie ragioni, più prudenti in quanto tendono ad auto isolarsi
• Il virus non è cambiato da marzo ad oggi e non è diverso fra infezioni asintomatiche, paucisintomatiche e sintomatiche, salvo rare eccezioni ben documentate
• La vita sociale alla vostra età è particolarmente attiva e intensa
Non ultimo e non meno importante è il vostro ruolo di studenti di Veterinaria che, con le conoscenze che state maturando durante il corso di studi, giocate un importante ruolo di comunicatori fra i vostri coetanei.
Siate consapevoli che quello che dite o direte sarà ascoltato dai vostri amici e, quando argomenterete le vostre convinzioni, vi ascolteranno come un bimbo ascolta dalla mamma la favola prima di addormentarsi.
Non dovete temere il confronto: avete le carte per poter sostenere tutte le discussioni.
VENIAMO AI TEMI DI OGGI:
☣️LA REINFEZIONE
I soggetti che si sono infettati possono infettarsi nuovamente?
Sono documentati pochi casi al mondo di re-infezioni su un denominatore di diversi milioni di soggetti.
Questo cosa vuol dire? che queste eccezioni confermano una regola che è un dogma dell’infettivologia. Fortunatamente siamo di fronte ad una infezione acuta autolimitante, dalla quale molti guariscono clinicamente ed eziologicamente. In altri termini il nostro sistema immunitario elabora una risposta protettiva che ci libera dalla malattia e dall’infezione.
Quanto dura l’immunità ce lo dirà il tempo ma un altro dogma dell’immunità adattativa è che acquisiamo la capacità di ricordare e soprattutto di rispondere meglio alla prossima occasione. Al di là degli anticorpi specifici, che tuttora evidenziamo nel sangue degli amici che si sono infettati a febbraio e che generosamente donano mensilmente il proprio campione per valutare la durata degli anticorpi, si conservano i linfociti della memoria, ovvero cellule che acquisiscono una certa staminalità e che, in caso di riesposizione all’immunogeno, ripartono di gran carriera generando una risposta più rapida, intensa e duratura della precedente.
In tali condizioni, se la reinfezione è accertata, l’esito di questa nuova esposizione può generare diversi scenari:
• Se la prima infezione è stata sintomatica, la seconda sarà asintomatica o paucisintomatica, mai più grave della prima
• Se la prima infezione è stata asintomatica, a maggior ragione lo sarà la seconda
Un altro aspetto importante riguarda la capacità del soggetto nuovamente infetto di trasmettere l’infezione ad altri:
• Il periodo di escrezione virale durerà per un tempo molto bree o sarà trascurabile
• Il titolo virale nelle secrezioni sarà notevolmente ridotto (quello che nel gergo dei tamponi molecolari viene definito debole positivo)
Un ultimo effetto positivo della eventuale reinfezione è il cosiddetto effetto booster, un potenziamento della risposta immunitaria che sarà robusta e duratura nel tempo, una sorta di vaccinazione di richiamo naturale che non farà altro che rinforzare le difese specifiche, rendendo ancora più improbabile una ulteriore infezione.
Fino adesso abbiamo speso troppe parole per descrivere l’esito di una eventuale reinfezione in pochi soggetti. Nella stragrande maggioranza dei casi che si è infettato una volta non si infetterà più!
Ovviamente, più tempo passa dalla prima esposizione e più frequente sarà la percentuale di reinfezioni ma la memoria immunologica sarà una garanzia anche nel medio e lungo periodo.
🐑L'IMMUNITA' DI GREGGE
Quanto detto a proposito della scarsa probabilità di reinfezione vale ovviamente per un virus immutabile nel tempo e sappiamo che i virus a RNA non sono immutabili. Sappiamo che l’immunità di gregge spinge il virus a mutare proprio perché la pressione immunitaria agisce selezionando le varianti antigeniche capaci di sfuggire ad una popolazione protetta. Tuttavia sappiamo anche che l’immunità di gregge si raggiunge quanto la percentuale di soggetti che si è infettata supera il 70-80%. Ad oggi presumibilmente siamo al 5% e non possiamo certo permetterci di raggiungere il 70-80% in condizioni naturali perché costerebbe centinaia di migliaia di vite umane. A questo punto entra in scena il vaccino. Si, perché l’unica possibilità di ottenere l’immunità di gregge sarà attraverso la vaccinazione.
💉LA VACCINAZIONE
Quando il miglior vaccino (migliore in termini di sicurezza ed efficacia) sarà disponibile in quantità sufficiente per tutta la popolazione, solo allora avrà senso chiedersi se il virus si selezionerà in varianti capaci di sfuggire all’immunità indotta dal vaccino, ma anche qui vale la pena essere ottimisti, ricordando come oggi combattiamo l’influenza stagionale.
Il virus influenzale è un campione ad eludere le difese immunitarie modificando le proteine di superficie e lo fa proprio perché la specie umana si infetta con questo virus da almeno 100 anni. L’unica possibilità per il virus è modificare qualche epitopo di superficie sperando che gli anticorpi prodotti in precedenti infezioni (o vaccinazioni) non neutralizzino la nuova variante. La selezione naturale farà il resto, nel senso che “sopravviverà” solo quel ceppo virale le cui mutazioni avranno ottenuto l’effetto voluto, e questo ceppo sarà il responsabile della successiva epidemia di influenza. Come riusciamo a contrastare questa strategia? semplicemente aggiornando il vaccino e producendo ogni anno milioni di dosi a partire dal ceppo che si ritiene abbia maggiori probabilità di generare la prossima influenza stagionale. Ma questo non preoccupa nessuno. Perché? Il motivo è molto semplice: conosciamo la tecnologia per produrre un vaccino efficace. Sappiamo quali proteine sono immunogene, come possiamo produrle e purificarle, quali eventuali adiuvanti potenziano l’immunità, il protocollo di vaccinazione, la durata dell’immunità ecc. tutte cose che, sperimentate una volta, rimangono immutate nelle successive campagne vaccinali. Cambia solo il ceppo da cui partire. Per il coronavirus la situazione è la medesima. Fatta questa prima esperienza che giustamente richiede mesi se non anni, alla fine avremo la risposta a tutte le domande che ci siamo posti la prima volta anche per il virus dell’influenza (quali proteine sono immunogene, come possiamo produrle, quali adiuvanti, il protocollo, la durata ecc.). Quindi anche per il coronavirus eventualmente mutato, cambieremo il ceppo da cui partire. Tutto il resto lo avremo già imparato.
Nella prossima puntata parleremo delle sperimentazioni sui vaccini e quali risposte attendiamo ancora, prima di annunciare l’arrivo imminente.
📍Nel frattempo, non rimane altro che un’ultima raccomandazione, forse la più importante perché deve avere effetto immediato e coinvolgere tutti voi: siate prudenti e siate convincenti con i vostri amici.
Prudenti vuol dire evitare le situazioni a rischio e prevenirle il più possibile.
Siate efficaci nella vostra comunicazione, ne avete le qualità. Pensate che una piccola rinuncia oggi condiziona la vita, anche economica, di molte persone.
Pensate al vostro Paese: preservatelo per il futuro, perché è anche il vostro futuro.
Siate di esempio per tutti.
Un caro saluto
Sergio Rosati
Luigi Bertolotti
Dipartimento di Scienze veterinarie - Torino''