The Tropical Aquarium

The Tropical Aquarium Negozio storico,uno dei primi in ITALIA, dal 1962 che si occupa di acquariologia marina professionale
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02/09/2024

Il Blog che Ama la Terra! 💚🌏

17/08/2024
19/07/2024

A study has identified the genes that allow embryos of the turquoise killifish press pause to survive drought.

08/07/2024
08/07/2024

Le vicende legate all'ormai celeberrimo granchio blu hanno inaspettatamente avuto dei risvolti positivi: la gente ha cominciato ad interessarsi delle specie aliene. E se in ambiente terrestre sono numerose, in mare sono un vero esercito. Un esercito che sta minacciando il Mar Mediterraneo.

Tra le specie di recente segnalazione in Italia c'è Pterois miles, il bellissimo ed iconico pesce scorpione.
Potrebbe essere eletto ad emblema della tropicalizzazione del Mar Mediterraneo: è un pesce tipico di barriera corallina, il suo aspetto straordinariamente elegante è sempre associato ai variopinti ambienti tropicali. Trovarlo tra endemismi mediterranei e specie tipiche di acque temperate fa un certo effetto. È bianco, attraversato da striature bruno-rossastre, i lunghi raggi delle pinne, velenosi e pericolosi, sono eretti come nobili vessilli.

Nonostante sembri gradire il Mare Nostrum, ha iniziato a visitarlo da pochi anni: è infatti una specie aliena originaria delle calde acque dell'Oceano Indiano e del Mar Rosso. Adora i paesaggi tropicali, non aveva necessità di andarsene, ma l'essere umano ha deciso di aprire il Canale di Suez e lui ha giustamente deciso di farsi una vacanza.
La sua prima segnalazione in Mar Mediterraneo risale al 1991, quando venne osservato lungo le coste israeliane. Era il primo tentativo di invasione, ma sembrava non essere andata a buon fine.

"Missione fallita, ritentare"

È sparito per oltre 20 anni, per poi ricomparire in Libano nel 2012. Da quel momento ha deciso di colonizzare ampie aree mediterranee. Chissà, forse alcune località erano diventate di moda per i pesci scorpione, fatto sta che ad oggi è diffuso quasi ovunque: a Cipro son stati osservati aggregati con oltre 70 esemplari!
In Italia è stato segnalato per la prima in Sicilia nel 2016, mentre questa estate diversi esemplari sono stati rinvenuti anche in Calabria. Recentemente è arrivato fino in Adriatico e più le acque continuano a riscaldarsi, più si spinge verso nord. L'invasione è in atto, arginarla è ormai complicato.

È bello, anzi bellissimo, ma come avviene per molte altre specie aliene, la sua presenza rappresenta una grave minaccia per la biodiversità: è un vorace predatore di molte specie autoctone, alcune economicamente importanti anche per gli esseri umani, cresce molto velocemente e ha periodi riproduttivi estesi. Ovviamente in Mediterraneo non ha molti predatori naturali, per cui può proliferare quasi indisturbato.

Anche questa è una delle tante specie che tratto nel mio libro "Ventimila specie (o quasi) sotto il mare", uscito il 19 settembre e disponibile in libreria e negli store online. Tratterò numerose specie aliene, sebbene il focus sia la meravigliosa biodiversità del Mar Mediterraneo. Vi aspetto il libreria!

18/06/2024

Qualche tempo fa, lungo il litorale romano, ho scattato questa foto che, in qualche modo, considero simbolica.
Il soggetto in primo piano è infatti un peluche dallo sguardo triste parzialmente nascosto dalla sabbia di una duna costiera, che di fatto rappresenta uno dei tanti rifiuti lasciati dall'essere umano in spiaggia o trasportati dal mare.
Intorno a lui cresce rigoglioso Carpobrotus edulis, il cosiddetto "fico degli ottentotti", una pianta aliena originaria del Sud Africa. A causa della sua bellezza, spesso non consideriamo a dovere la sua terribile invasività, rappresentando una minaccia per la flora dunale autoctona e per la biodiversità ad essa associata.

Un semplice scatto che, a parer mio, racchiude l'essenza di due grosse minacce che affliggono un ambiente estremo, ma nel contempo delicato come quello delle dune costiere: i rifiuti e le specie aliene.

(© Andrea Bonifazi)

11/06/2024

ARRIVATI PESCI
e INVERTEBRATI!

06/06/2024

Prendete un animale dall'aspetto ai più poco gradevole.
Conditelo con delle informazioni naturalistiche accuratamente ripulite dalla loro copertura scientifica.
Insaporite con molto sensazionalismo e aggiungete quanto basta di allarmismo, ma siate generosi con le dosi. Se ne avete a disposizione, si consiglia un pizzico di complottismo.
Infornate il tutto e fate cuocere assieme a foto raccapriccianti, titoli spaventosi e, spesso, interviste a presunti esperti.
Bene, ora la vostra notizia allarmistica estiva è pronta. Buon appetito!
.. eh sì, questa sembra essere la consolidata "ricetta" usata da molti mass media per diffondere il panico in estate, generando una disarmante disinformazione che non fa altro che spaventare chi non dispone di conoscenze su un determinato argomento tali da permetterne una valutazione oggettiva. Ed è così che, dopo ragni violino, vipere, vespe orientali, granchio blu e pantere nere, da qualche settimana i media stanno cavalcando le notizie sul vermocane.
Certo, cavalcare un vermocane - nome con cui è nota la specie Hermodice carunculata - può rivelarsi doloroso, essendo dotato di setole urticanti in grado di provocare dermatiti simili a scottature, motivo per cui è noto anche come "verme di fuoco". Ciò è stato sufficiente a generare un effetto a catena notevole, con tantissimi siti di informazione quotidiani e telegiornali che, improvvisamente, si sono interessati a questo grosso polichete. Una specie che, come ho già scritto in altri post, è autoctona del Mar Mediterraneo e non è assolutamente una novità per le nostre acque, ma a causa del riscaldamento climatico sta risalendo verso nord. Era infatti già comune nelle regioni meridionali, dove ora sta diventando più abbondante. Non ha molti predatori naturali, per cui può localmente rappresentare una minaccia per la fauna autoctona, sebbene sia una specie prevalentemente spazzina, apprezzando le carcasse che trova tra gli scogli dove vive. E non sembra disdegnare neppure i pesci che rimangono nelle reti, diventando un competitor della pesca artigianale.

Una delle informazioni che più ha fatto gola ai mass media, riproposta in varie declinazioni sempre più spaventose e cruente, riguarda il fatto che, se viene tagliato a metà è in grado di riformare due vermi!
Assurdo, no? Risposta breve: no, non è assurdo.
La frammentazione e la conseguente rigenerazione sono infatti un fenomeno molto diffuso in Natura soprattutto tra animali più "semplici" come poriferi, cnidari, platelminti, tunicati, echinodermi... e policheti! Eh sì, è una strategia spesso utile a riprodursi per via asessuale, riformando le parti mancanti partendo proprio da un frammento del loro corpo. Avete presente le stelle marine che possono rigenerarsi partendo da un braccio e da una porzione del disco centrale? O i classici esempi scolastici che mostrano le planarie che riformano due teste quando questa viene tagliata a metà? Questi sono fenomeni noti a tutti, poche persone sanno che succede anche a molti policheti semplicemente perché sono animali "meno mainstream". E questa informazione, messa in mano ad un giornalista assetato di visibilità, diventa qualcosa di straordinario e mostruoso. E ciò sta succedendo con il vermocane.

Diffidate da ciò che leggete su questo verme marino quando viene trattato in modo sensazionalistico, cercate sempre di attingere da fonti attendibili e verificate. È questo l'unico modo per non farvi ingannare e, soprattutto, per non farvi oltremodo allarmare.
La problematica relativa alla grande espansione del vermocane esiste, ma non è né una novità di questa estate - ne parlo già nel mio libro "Ventimila specie (o quasi) sotto il mare" - né un fenomeno straordinario, ma una delle tantissime conseguenze del riscaldamento globale. Insomma, nessun allarmismo, ma una valutazione seria ed oggettiva di ciò che sta accadendo nelle acque del Mare Nostrum.
.. o meglio, nessun grande allarmismo su questa specie in particolare, mentre effettivamente dovremmo essere davvero allarmati dall'esponenziale aumento delle temperature. Sì, questo fenomeno, unito al negazionismo cavalcato anche da numerosi politici, deve davvero spaventarci.

P.S. L'immagine è stata creata con l'Intelligenza Artificiale, sempre meglio specificarlo 🪱🐕🤣

(© Andrea Bonifazi)

18/05/2024

Lo sapevi che... non è vero che "uno dei tentacoli del polpo è il suo pene"?

La disinformazione e il trash molto - troppo - spesso hanno maggior successo rispetto alla corretta divulgazione.
Ed è così che nelle ultime settimane è diventato virale un video in cui un tizio esordisce asserendo che "il c*** del polpo è uno dei suoi otto tentacoli", chiosando con "quante insalate di c**** mi hanno fatto mangiare?".

Quante risate, eh?

Beh, in queste due frasi c'è una consistente concentrazione di errori: innanzitutto il polpo non ha tentacoli, bensì braccia, ma soprattutto il pene del polpo non è una delle sue braccia. O meglio, è vero che una di queste è modificata in organo copulatore, ma ha una funzione ben differente da quella che potremmo immaginare.
Il braccio modificato, il cui nome è ectocotile, è tendenzialmente più corto e presenta un'estremità modificata a forma di spatola o uncino formata da due segmenti noti come calamo e ligula. La sua funzione è quella di prelevare la spermatofora per poterla depositare nella cavità palleale della femmina come se fosse una "strana mano" che deve trasferire un "pacchettino" (di sperma). Non c'entra nulla con il sesso che ci si potrebbe aspettare, quindi fare parallelismi con il pene è totalmente erroneo.
Nella foto è possibile osservare varie tipologie di ectocotile.

Non è sempre più affascinante la corretta informazione?

(© Ph.báñez et al., 2019 - Testo di Andrea Bonifazi)

18/05/2024

C'è una frase che ripeto sempre: non dobbiamo limitarci a guardare la Natura, dobbiamo imparare ad osservarla.
Osservare e guardare sembrano sinonimi, ma in realtà racchiudono concetti molto differenti ed è solo osservando che possiamo riuscire a scorgere meraviglie che ci sfuggono o che diamo per scontate. Come sostengo spesso, dobbiamo imparare a "sbanalizzare il banale", alimentando il tutto con una sana dose di curiosità dai tratti fanciulleschi che inevitabilmente ci regala stupore anche davanti a qualcosa che fino a quel momento non avevamo considerato abbastanza.

Un'introduzione apparentemente retorica che, unita alla foto, diventa autoesplicativa: il soggetto è Podarcis siculus, forse la lucertola più comune che si possa trovare in Italia. In ambiente urbano è sostanzialmente l'equivalente, tra i rettili, di animali frequentissimi come piccioni o mosche. Così comune da non essere quasi mai considerata abbastanza... nonostante sia meravigliosa!
Provare ad osservarla con un po' più attenzione - appunto senza limitarsi a guardarla - ci permette di scorgerne la meravigliosa colorazione, l'eleganza e la rapidità nei movimenti, il fascino di alcuni suoi comportamenti. Non c'è bisogno di guardare documentare con camaleonti, varani o iguane, basta una passeggiata sotto casa per imbattersi in rettili che nulla hanno da invidiare ai loro "cugini esotici".

Questo invito all'osservazione è anche il motore che mi ha spinto a scrivere il mio libro "Ventimila specie (o quasi) sotto il mare": in questo caso ho cercato di evidenziare la bellezza dei molteplici ambienti e delle tantissime specie che popolano il Mar Mediterraneo, di fatto il "Mare Nostrum". Ebbene sì, senza nulla togliere a barriere coralline e spiagge coralline, anche un giro tra le pozze di scogliera o una nuotata tra le foglie di Posidonia oceanica possono introdurci ad un mondo incredibile.
E voi osservate davvero la Natura?

(© Andrea Bonifazi)

16/05/2024

Un albero di Persea di 165 anni, è pronto per il trapianto. In Giappone, quando un albero deve lasciare il posto a un nuovo cantiere o strada, non vengono risparmiati mezzi, risorse e manodopera per effettuare il suo trasferimento e garantirne la sopravvivenza nella nuova posizione.
È una questione culturale per il Giappone, dove gli alberi, la loro vita e la loro longevità godono di profondo rispetto. ❤️

10/05/2024

quasi tutta l’ Italia stasera è’ interessata da AURORE BOREALI
(il sole spara Flare che è una “bellezza” oggi)

Indirizzo

Via Ermanno Carlotto, 73/75
Ostia Lido
00122

Orario di apertura

09:00 - 17:00

Telefono

+393355794589

Sito Web

http://www.thetropicalaquarium.com/

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