18/11/2022
Le"4 C", Per una serena convivenza con il tuo cane.
Convivere con un cane non è sufficiente per definirla relazione.
Non esistono relazioni buone o cattive, ma relazioni funzionali a ciò che i due dialoganti si aspettano vicendevolmente l’uno dall’altro.
La prima C: Conoscersi.
Conoscersi presuppone la voglia, la curiosità e l’interesse di guardare l’altro per ciò che lui ci offre di sé e di come noi lo interpretiamo.
Razze, motivazioni e vocazioni: tra genetica ed esperienze, ma non solo perché in campo si manifestano attitudini, temperamento e talento, unico e soggettivo in ogni essere vivente.
Conoscersi non è verbo al presente, da oggi conosco il mio cane, ma è tutto improntato al futuro, voglio dire che ciò che conosciamo, del nostro amico a quattro zampe, domani potrebbe trasformarsi in qualcosa di diverso. Perché la trasformazione di ogni relazione è parte integrante della vita relazionale stessa. Le esperienze vissute oggi con il nostro cane, creeranno domani nuove opportunità di incontro.
La seconda “C”: Comprendersi
È solo quando comprendo il mio cane che imparo a conoscerlo.
Tuttavia per tentare di comprenderlo davvero è importante sapersi riconoscere in ciò che il tuo cane tenta di comunicarti. Riconoscersi nell’altro significa saper percepire le sue emozioni, decifrare i suoi sentimenti e metterle in risonanza con le nostre. Per comprendersi è necessario che il cane non sia solo l’osservato e il familiare umano l’osservatore, ma sapere che in ogni momento della nostra vita insieme i ruoli si intercambiano continuamente, il cane ci osserva quanto noi osserviamo lui e facendolo assorbe le nostre emozioni, i nostri più “segreti” sentimenti intimi.
Comprendersi significa domandarsi non solo quanto tu sai del tuo cane, ma prendere coscienza di quanto lui sa di te, quanto ti sei sforzato e hai dedicato il tuo tempo affinché anche lui sappia meglio comprenderti.
Certo non è facile farlo, ma è proprio questo apparente limite percettivo che deve essere vissuto come opportunità unica, per potersi sperimentare nell'incontro con l'altro diverso da noi, il nostro cane.
La terza “C”: Contaminarsi
Questo "incontro" è parte della mia vita, questo "incontro" è anche per te una parte della tua vita.
Chi sarei io senza quel cane? Chi sarebbe quel cane senza il nostro incontro?
L’incontro avviene in un luogo dove la contaminazione diventa contemplazione dell’altro, i sentimenti attraversano me come famigliare umano di quel cane e si intrecciano con quelli del cane convivente, dove l’incontro ci fa e fa sentire bene.
Il confine tra me e il cane vissuto come opportunità di dialogo unica, senza parole, ma in quel mondo di animalità che ci fa sentire vicini anche se di specie diversa.
Lo scambio è il vero prodotto relazionale ed è attraverso questo che cane e famigliare umano hanno nuove possibilità di trasformazioni, accogliendosi e reciprocamente riconoscendosi diversi e unici, ma proprio per questa ragione insieme, contaminandosi, si ritrovano le prossimità, se si vuole si riconosce la vicinanza, l’affetto, l’accudimento, la cooperazione, il gioco, l’agonismo e pure la passione di una relazione unica ed esclusiva: quella che solo tra un umano e il cane può manifestarsi.
La quarta “C”: Completarsi
Ci offriamo vicendevolmente una parte del nostro mondo, quello fatto di sentimenti, emozioni, vicinanza.
Completarsi nella relazione con il nostro famigliare cane permette ad entrambi di sopperire a ciò che manca, per vivere insieme e scoprire quello che c’è.
Completarsi significa accogliere le imperfezioni nostre come umani, così come quelle del “nostro” cane come cane, e vivere come nuove opportunità per saperci interrogare prima di interrogare.
I permessi, non sono limiti fatti da comandi più o meno velati, non sono restrizioni impositive che “io” umano metto in atto sul cane. I permessi sono opportunità di dialogo tra umano e cane, dentro una relazione che va costruita e disciplinata ben oltre dal definire chi “passa per primo”.
Attilio Miconi