09/06/2021
Ma il tuo è Alfa?
Sono ormai anni che la teoria del lupo ‘alfa’ è stata scientificamente screditata, anche da chi per primo ne aveva parlato.
Eppure l’uomo non vuole crederci. Magari c’è stata poca divulgazione di queste ultime argomentazioni ma quello che mi preoccupa è l’indignazione: le persone si sentono offese, indignate e diventano aggressive al sentirsi dire che quella storia dell’alfa non è proprio così.
Ma perché? Possibile che sia più confortante credere a lotte atroci per il dominio che non all’equilibrio e alla fiducia basate semplicemente su un sistema famiglia?
Perché è preferibile un lupo che uccide per il trono a un padre che si prende cura della sua famiglia?
E non comincio neanche a parlare di quelli che entrano in area cani tutti tronfi perché son convinti di avere un cane alfa. Che magari è solo uno che non vorrebbe proprio essere lì.
"Coming Out" di David Mech sulla teoria "Alpha"
di L. David Mech
L’aggettivo “alfa” o “dominante”, riferito ai lupi, ha una lunga storia alle spalle. Per molti anni libri e articoli sui lupi hanno parlato di maschio e femmina alfa, o della coppia alfa. In saggi meno specialistici il termine è ancora tuttora in uso. Comunque, acuti osservatori hanno notato un ribasso di questo trend negli ultimi anni. Per esempio, in un lungo articolo sull’accoppiamento dei lupi, diciannove importanti biologi, sia europei sia americani, non hanno mai usato il termine “alfa”. L’articolo, intitolato “The Effects of Breeder Loss on Wolves” (Gli effetti della perdita di esemplari riproduttori sui lupi) fu pubblicato nel 2008 in un inserto del Journal of Wildlife Management. Nel libro di 448 pagine pubblicato nel 2003 da Luigi Boitani e dal sottoscritto, “Wolves: Behavior, Ecology and Conservation” (Lupi: comportamento, ecologia e conservazione), scritto da ventitré autori, la parola “alfa” compare solo sei volte, e solo per spiegare il motivo per cui il termine è obsoleto. Che cosa significa tutto ciò? Questo mutamento della terminologia riflette un importante cambiamento nel modo di pensare riguardo ai comportamenti sociali del lupo. Piuttosto che ritenere un branco di lupi un gruppo di animali organizzati, con un esemplare (o una coppia maschio-femmina) che lotta per divenire “capobranco”, la scienza è giunta alla conclusione che la maggiore parte dei branchi dei lupi non è nient’altro che nuclei familiari, formatisi esattamente come le famiglie umane. Ovvero, lupi adulti di entrambi i sessi, provenienti da diversi branchi dispersi, girovagano finché non si trovano l’un l’altro; in un’area priva di altri lupi e con prede adatte, si corteggiano, si accoppiano e generano i loro cuccioli.
A volte, questo processo …
coinvolge solamente un maschio maturo che corteggia una femmina di un branco limitrofo, in seguito la coppia si stabilirà in un territorio adiacente a quelli dei branchi d’origine. In popolazioni più numerose, questo potrebbe voler dire vagare per molte miglia fino ai limiti del loro habitat e lì trovare compagni dispersi in maniera simile. Questo è il processo che permette a una crescente popolazione di lupi di espandere il proprio territorio. Un buon esempio è la popolazione di lupi perennemente in crescita del Wisconsin. In questo caso, non solo il gruppo principale di lupi situato nella parte più a nord dello stato continua a popolare i territori settentrionali con nuovi branchi, ma è arrivato anche a formare un secondo gruppo nella zona centrale dello stato attraverso la dispersione e la proliferazione di branchi. Al momento circa diciotto branchi vivono nel Wisconsin centrale. Ma torniamo alla famiglia. Come quella originale, nuove coppie di lupi crescono i loro cuccioli, li nutrono e se ne prendono cura come ogni altro animale si prende cura della propria prole. Quando i cuccioli crescono, i loro genitori spontaneamente guidano i loro primi passi, e i cuccioli a loro volta li seguono spontaneamente. Durante l’autunno, quando iniziano ad accompagnare i loro genitori lontano dalla tana e a girovagare nel territorio, i cuccioli seguono gli adulti e imparano a cavarsela da soli. A questo punto i genitori diventano automaticamente “capobranco”, in quanto sono responsabili dei cuccioli. Questo ruolo di leadership, in ogni caso, non consiste nella lotta per il controllo del branco, perché, come in una famiglia umana, i più giovani seguono in maniera spontanea la guida dei loro genitori. Certamente, non appena i cuccioli crescono ulteriormente, iniziano a essere indipendenti, e tendono periodicamente ad allontanarsi per proprio conto dal branco, esplorando questo e quello lungo le tracce del branco.
Comunque, i genitori continuano rimanere alla guida del gruppo, dal momento che sono loro quelli che cacciano le prede, marcano il territorio, difendono le carcasse dallo sciacallaggio di altri animali o proteggono il gruppo da branchi limitrofi in cui potrebbero imbattersi. Una volta che i cuccioli sono cresciuti e hanno raggiunto un anno di età, i loro genitori generano una seconda cucciolata, cioè i fratellini e le sorelline della prima cucciolata. Di nuovo i genitori guidano la nuova cucciolata insieme con quella vecchia, rimanendo i leader del branco. I primogeniti, proprio come i fratelli o le sorelle maggiori in una famiglia umana, naturalmente controllano i secondogeniti: anche in questo caso non c’è una lotta generale per conquistare il controllo del branco, che anzi rimane nelle zampe dei genitori. Alcuni dei fratelli e alcune delle sorelle più grandi andranno per proprio conto tra il primo e il secondo anno di età in certe popolazioni, e in altre rimarranno nel branco fino al terzo anno d’età circa. In ogni caso, alla fine, la maggior parte si disperderà alla ricerca di un compagno per creare il proprio branco. Considerando in questo modo la genesi naturale dei branchi, non vi è più ragione nel considerare i lupi genitori come alfa di quanta ce ne sia nel riferirci ai genitori di una famiglia umana come “coppia alfa”. Così ci riferiremo a questi animali come maschio riproduttore e femmina riproduttrice, e come coppia riproduttrice o semplicemente genitori. Quindi, come ha potuto la scienza andare fuori strada, e chiamare per lungo tempo i lupi genitori “alfa”? La risposta si trova in un’interessante storia che illustra in maniera arguta come avvengono i progressi della scienza. Molti decenni fa, prima degli studi sui lupi nel loro habitat naturale, gli scienziati interessati ai comportamenti sociali negli animali credevano che il branco dei lupi fosse un raggruppamento casuale di lupi che si riunivano all’arrivo dell’inverno per meglio cacciare le prede più grosse. Così, per studiare i lupi nell’unico modo che conoscevano, questi studiosi prelevarono dei singoli esemplari da diversi zoo e li misero insieme in una specie di colonia in cattività. Quando si riunisce un gruppo casuale d’individui di qualsiasi specie, questi animali naturalmente lotteranno l’un l’altro e alla fine istituiranno un ordine gerarchico. (Questo è il tipico “ordine di beccata” descritto nei gallinacei.) In questo caso, è appropriato riferirsi all’animale nella posizione più alta come animale “alfa”, o “dominante”, dal momento che ha combattuto per guadagnare la propria posizione. Questo accadde anche con i lupi, quando riuniti artificialmente. Così, il maggiore comportamentista che ha studiato i lupi in cattività, Rudolph Schenkel, pubblicò una famosa monografia che descriveva come i lupi interagissero l’un l’altro in questo gruppo artificiale, sostenendo che nei branchi ci fossero un maschio e una femmina dominanti, chiamandoli “alfa”.
Questa classica monografia era la pietra miliare della letteratura comportamentista sui lupi disponibile alla fine degli anni ’60, quando redissi il mio libro The Wolf: Ecology and Behavior of an Endangered Species (Il lupo: ecologia e comportamento di una specie in pericolo d’estinzione). Questo libro è una sintesi della letteratura sui lupi disponibile ai tempi, quindi inclusi molti riferimenti agli studi di Schenken. Il libro fu scritto nel momento giusto, perché nessun’altra sintesi sui lupi era stata più pubblicata dal 1944, quindi il libro vendette bene. Fu per la prima volta pubblicato nel 1970, e ne fu stampata una seconda edizione nel 1981 ed è tuttora stampato. Più di 120.000 copie sono tuttora in circolazione. Molti altri autori hanno scritto i loro libri basandosi sulle informazioni contenute ne The Wolf, così diffondendo l’errato concetto di lupo alfa. Finalmente, alla fine degli anni Novanta, dopo aver vissuto per molte estati con un branco di lupi selvaggi su Ellesmer Island, vicino al Polo Nord, e aver visto di persona le interazioni tra i lupi e i loro cuccioli, decisi di correggere questa informazione errata. Tuttavia, fino allora sia i profani sia gli esperti avevano completamente adottato il concetto di dominanza e la sua terminologia. Sembrava che nessuno potesse parlare di branco senza menzionare il termine “alfa”. Molte persone mi avrebbero chiesto cosa rende un lupo dominante e che tipo di combattimento e competizione deve affrontare per raggiungere questo status. Così, nel 1999 pubblicai l’articolo “Alpha Status, Dominance, and Division of Labor in Wolf Packs” (Alfa status, dominanza, e divisione dei compiti nei branchi di lupi) sul Canadian Journal of Zoology correggendo ufficialmente l’errore ricorrente nella letteratura scientifica. Nel 2000 fece seguito “Leadership in Wolf, Canis Lupus, Packs” (Leadership nei branchi dei lupi, Canis Lupus) sul Canadian Field Naturalist, articolo con il quale approfondii il ruolo dei lupi genitori nell’ordine sociale del branco. In ogni caso, si dice che per una nuova disciplina ci vogliano circa venti anni per essere generalmente accettata, persino le innovazioni in campo medico. Molti miei colleghi accettarono la correzione, ma alcuni si correggevano all’improvviso mentre mi parlavano, altri sembravano totalmente dimentichi dell’argomento. E’ rincuorante invece vedere come le recenti pubblicazioni, come quelle citate nell’introduzione, abbiano adottato la corretta terminologia. La questione non è soltanto di correttezza semantica ma biologica: il termine che usiamo per i lupi riproduttori deve accuratamente indicare il ruolo biologico e sociale degli animali, e non un’errata convinzione. Questa questione è particolarmente confusa nel parco nazionale di Yellowstone, dove un gran numero di turisti può osservare i lupi, in compagnia di biologi e naturalisti. Dato che la popolazione di lupi in questione è stata ripopolata di recente e può godere di un’abbondanza di prede (dai 6.000 ai 12.000 wapiti, 4.000 bisonti e centinaia di cervi, antilocapre americane, pecore selvatiche, alci e altre prede), la struttura dei suoi branchi è più complessa che in altre popolazioni.
In questo caso, i giovani lupi lasciano il branco tra il secondo e il terzo anno d’età, invece che dal primo al secondo, così rendendo i branchi più numerosi e composti da un maggiore numero di esemplari maturi rispetto ad altre zone. In questi branchi si trovano sia la madre sia le figlie adulte, entrambe si accoppiano nell’arco dello stesso anno, le figlie di solito con maschi provenienti da altri branchi. Quando in un branco più di una partorisce, le femmine possono diventare competitive, in questo caso è appropriato riferirsi alla matriarca come femmina alfa e alle sue figlie come “beta”. Gli osservatori di Yellowstone usano comunemente questa terminologia, ma troppo spesso viene largamente applicata a tutti i lupi riproduttori, persino nei branchi in cui c’è un’unica coppia riproduttrice. Mentre non è sbagliato usare il termine alfa quando riferito a branchi con più riproduttori, in generale è preferibile usare termini meno connotati. Per esempio, si potrebbe chiamare la femmina capostipite “leader” o “matriarca” e le figlie adulte “seguaci” o “gregarie” (l’autore dell’articolo usa le parole la cui traduzione letterale in italiano è “dominante-subordinate”, tuttavia rimarrebbe la connotazione negativa che in tutto l’articolo si cerca di evitare e confutare). Oppure, nel caso si creasse una gerarchia, gli esemplari potrebbero essere chiamati esemplari di secondo, terzo (etc.) grado (o rango). Quest’approccio potrebbe ulteriormente riformare la terminologia sui lupi e rendere più accurata la percezione dell’animale da parte della scienza e del pubblico. Se tutto va bene, ci vorranno meno di venti anni perché il pubblico e i media adottino la corretta terminologia e così, una volta per tutte, cesserà la visione superata del branco come un gruppo aggressivo di lupi in continua competizione per aggiudicarsi la leadership.
L. David Mech è un ricercatore senior per la U.S. Geological Survey e fondatore e vice-presidente del Centro Internazionale del Lupo. Ha studiato per cinquanta anni i lupi, pubblicando molti libri e articoli sull’argomento.
Traduzione inglese-italiano: Laura Boari
http://scienze-naturali.it/ambiente-natura/zoologia/limportanza-della-famiglia-nei-lupi-le-bugie-sul-maschio-alpha