10/12/2023
Bellissimo 😍😍😍
Prendiamo gli anziani, per esempio.
A loro non importa particolarmente conoscere come ragiona il cane in tutte le circostanze. Così come non importa capire nei minimi par- ticolari il suo linguaggio non verbale. E neanche se cammina man- tenendo la sinistra o la destra, ma al loro fianco, quasi sempre senza ti**re.
Si fermano insieme e il cane aspetta pazientemente, non è necessa- rio che gli dica “resta”. Il cane si sdraia o si siede, non perché è stato addestrato a farlo, ma perché ha capito che la sosta può essere anche lunga e di propria iniziativa si mette comodo.
L’andatura degli anziani è lenta, con soste per riposarsi. Loro non fanno giocare il cane per ottenere delle performance, ma solo per creare una relazione.
Sono fattori che rallentano il cane e gli danno la possibilità di pren- dere coscienza di ciò che incontra e di affrontarlo: si riducono così le probabilità che abbia timore delle situazioni o che ne resti troppo eccitato o attratto.
In altre parole, non lo addestrano ad essere educato e a stargli vicino, ma lo abituano giorno dopo giorno, nel quotidiano, perché non chie- dono nient’altro che la sua compagnia.
Si adattano l’uno all’altro, fino quasi a fondersi in un’unica cosa, e lavorano senza saperlo o volerlo, sulla calma, anziché sull’eccitabilità. Questa è l’eredità che gli anziani ci stanno lasciando.