28/11/2014
Ordine dei Medici Veterinari di Perugia
In 33 anni di esercizio della
professione nella clinica degli
animali d’affezione ho
potuto assistere e partecipare
all’enorme cambiamento
della medicina veterinaria,
alla sua crescita intellettuale e scientifica,
ai progressi nella diagnostica e
nella cura. Un percorso frutto dell’impegno
e dell’entusiasmo di medici
veterinari che hanno perseverato
nello studio, nella formazione continua,
nell’investire continuamente e
personalmente in termini di risorse,
umane ed economiche, consapevoli di
voler esercitare correttamente una
professione medica difficile e complessa.
A questa importante evoluzione
della nostra professione
si è aggiunto anche
un innegabile cambiamento
della sensibilità della
società nei confronti degli
animali, con l’affermazione
di un nuovo modo di intendere
la convivenza tra
uomo e animali, tra uomo
e natura; si assiste ad una
riconsiderazione del ruolo
umano con una presa di coscienza delle
sue responsabilità nei confronti
dei viventi e dell’ambiente e a un crescente
bisogno di rispetto, principalmente
in relazione al tema della sofferenza.
Alla luce di questo percorso virtuoso
faccio molta fatica a comprendere
perché oggi, sempre più frequentemente,
vi siano situazioni in cui si pretende
che i medici veterinari esercitino
la professione come cinquant’anni
fa, lontano da standard di qualità, di
adeguatezza e di correttezza scientifica,
rinnegando il rispetto degli animali
e del loro benessere quali esseri
senzienti. Ogni atto medico veterinario
effettuato disconoscendo cosa
significhi oggi scienza, coscienza, professionalità
e responsabilità non può
essere accettato. È bene qui ricordare
i dettami deontologici per i quali
scienza e coscienza non sono oggetto
di arbitrio, ma seppur lasciate alle singole
individualità professionali, sono
sempre oggetto di giudizio esterno del
corpo professionale e della comunità
scientifica e prevedono assunzione di
forti responsabilità professionali sull’operato
di ogni medico veterinario.
Sta quindi a noi medici veterinari,
coinvolti nostro malgrado in questa visione
distorta e travisata della nostra
professione, decidere chi siamo e chi
vogliamo essere, cosa facciamo e
come lo facciamo, come ci rapportiamo
con i nostri pazienti e i nostri clienti
e come vogliamo presentarci nella
società civile.
Dobbiamo dire chiaramente se riteniamo
eticamente e deontologicamente
corretto che possano esistere
due modi di esercitare la professione
medico veterinaria:
• una medicina veterinaria di serie A,
con protocolli adeguati, scientificamente
corretti e attuali che prevedono
valutazioni approfondite
del paziente:
- nell’attività clinica, con piani di
profilassi avanzati, utilizzo di ausili
diagnostici di varia complessità,
- nell’attività chirurgica, grande attenzione
alla sterilità degli ambienti
chirurgici, dai nuovi protocolli
internazionali per la detersione
delle mani all’utilizzo di
materiali e presidi monouso, grande
attenzione alla sicurezza anestesiologica
e al controllo del dolore
con terapie analgesiche in tutte
le fasi pre - intra - post chirurgiche
• una medicina veterinaria di serie B,
con prestazioni che devono avere
un unico requisito: costare poco.
Sappiamo tutti che poca spesa genera
poca qualità o poca dedizione, locali
senza requisiti minimi magari
nemmeno autorizzati, inesistenti controlli
preoperatori sul paziente, protocolli
anestesiologici più che superati
e senza analgesia, un unico filo chirurgico
per tutto, poi al risveglio una
bella pacca sulla schiena e via liberi
verso il territorio al proprio destino,
tutto questo invocando sempre una situazione
d’emergenza e di contingenza
e tutto nel nome del benessere animale.
La stragrande maggioranza dei medici
veterinari non si riconosce in
questo modo di intendere la medicina
veterinaria ed esercita con professionalità,
in scienza e coscienza, nel
massimo rispetto dei pazienti,
dei clienti e della
propria professione, dell’etica
e della deontologia
professionale; per questo
viene considerata insensibile
e avida. A nessun’altra
professione intellettuale
viene richiesto tutto questo
e anzi la capacità, la competenza
e onorabilità di un
professionista vengono misurate e riconosciute
non solo dai risultati, ma
anche dal valore della parcella.
Noi medici veterinari dobbiamo tutti
insieme prendere le distanze da
chi a qualsiasi titolo vuole abbassare
l’asticella, imporci un modo di esercitare
la nostra professione senza il minimo
rispetto di quanto previsto dal
Codice Deontologico e dalle evidenze
scientifiche, e ridurre tutto al costo
vivo dei materiali: come se a un avvocato
si pagasse solo il costo di 2 fogli
di carta. ■
ETICA PROFESSIONALE
IO NON CI STo
È corretto che possano esistere due modi di
esercitare la professione medico veterinaria?
30Giorni | Ottobre 2014 | 13
Carla Bernasconi
Vice Presidente FNOVI