Gatto svelato

Gatto svelato Grazie all'etologia, in particolare quella che studia il gatto, oggi conosciamo il suo linguaggio e tutti i suoi comportamenti naturali. L'amministratrice
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In questo modo sappiamo distinguere i comportamenti normali da quelli problematici. Se lo ami devi conoscerlo! Decine di milioni di persone in tutto il mondo ospitano in casa almeno un gatto; lo curano, sfamano e amano, spesso come un membro della famiglia. Il gatto domestico è l'animale da compagnia più diffuso, forse perché meno impegnativo di un cane, forse perché è un animale davvero amabile e

interessante, pulito e morbido, intelligente e intrigante. Il piccolo felino, quando muore, è assai compianto, perché ogni gatto, non c'è nulla da fare, è unico e irripetibile. Non tutta l'umanità, ahimè, conosce e ama questa specie a sufficienza e questa pagina è dedicata soprattutto a loro. C'è chi vorrebbe prendere un gattino su insistenza dei propri bambini, chi lo vorrebbe perché si sente solo ed è alla prima esperienza. Poi c'è chi ha avuto gatti in età infantile e non si è mai interessato alla gestione e cura ordinaria e straordinaria, dato che ci pensavano mamma o papà. Ora ne vorrebbe uno e crede di sapere cosa l'aspetta, ma in realtà non sa quasi nulla e cade dalle nuvole. Infine c'è chi ha sempre avuto gatti, eppure, vuoi per pigrizia vuoi per disinteresse, vuoi per superficialità, non è mai andato più in là di ciò che si è sempre detto del gatto. Ma cosa si dice a livello popolare? Oh, sono tanti i luoghi comuni e qui li tratteremo tutti:
- il gatto è indipendente
- è egoista
- sa cavarsela da solo
- non soffre quando la famiglia va in vacanza
- si affeziona solo se preso da cucciolo
- gatti e cani sono nemici
- un gatto adulto non si può inserire nella stessa casa con un altro gatto adulto
- non si può inserire con un cane adulto
- la sterilizzazione è contronatura
- la femmina deve partorire almeno una volta, altrimenti diventa isterica
- il maschio non si deve assolutamente castrare
- il gatto rovina mobili e tappeti per dispetto
- fa p**ì per ripicca o è arrabbiato
- se un gatto fa p**ì o c***a in luoghi inappropriati bisogna fargli annusare i bosogni e poi punirlo

Ampio risalto è dedicato alle motivazioni, sconosciute ai più, per le quali è estremamente importane, quando non necessario, procedere senza indugi alla sterilizzazione di maschi e femmine.

PERIODO DI ABBANDONI E STERILIZZAZIONEDa primavera ad autunno, con picchi nei mesi estivi, è usanza di moltissime person...
12/07/2024

PERIODO DI ABBANDONI E STERILIZZAZIONE

Da primavera ad autunno, con picchi nei mesi estivi, è usanza di moltissime persone abbandonare gatti adulti, intere cucciolate, mamme gatte con prole e gatte incinte.
Questa riprovevole abitudine è comunque migliore di quella di gettare nella spazzatura gattini appena nati, la qual cosa è più che riprovevole, è un abominio.

Questa mamma gatta è stata ABBANDONATA, con prole di un mese al seguito, vicino casa mia. La giovane mamma non ha più di 7 mesi, ma è comunque premurosa e responsabile. Infatti, anche nel mondo animale, le femmine di mammifero primipare non sempre sviluppano il necessario attaccamento; talvolta non se ne prendono cura, ma nella maggior parte dei casi, fortunatamente, si dimostrano subito all'altezza.

Maman, il nome di questa mamma gatta, è molto magra e, sebbene l'abbia alimentata correttamente da un mese a questa parte, non è aumentata di un grammo, è ossuta e filiforme. Nonostante i suoi due gattini abbiano cominciato spontaneamente a mangiare alimenti solidi, Maman sente ancora molto forte l'istinto di allattarli da 3 a 4 volte al giorno, probabilmente anche di notte.

L'abbandono di gatti (come di cani) è un capitolo vergognoso dell'umanità. Nel caso in cui non si abbia l'intenzione di prendersi cura di ogni gattino che nascerà, sarebbe molto semplice evitarlo attraverso la STERILIZZAZIONE. La spesa è sostenibile laddove l'E.N.P.A. abbia le sue sedi ovunque. Qui le sterilizzazioni sono offerte a modico prezzo, ma si ricordi che la sterilizzazione delle femmine è più costoso di quella del maschio, poiché si tratta di un intervento più elaborato dal punto di vista chirurgico.
La sterilizzazione maschile è molto più semplice e di breve durata, poiché i testicoli sono esterni e la loro rimozione è semplice e veloce.

In considerazione del fatto che Lola, una dei miei gatti, è morta alcuni mesi fa, molto probabilmente terrò Maman. Però non ho la possibilità di tenere Cosmo e Tala, i suoi bellissimi cuccioli, poiché no già dieci (10) gatti, tutti liberi di entrare/uscire a piacimento.

Questo non è soltanto un post di conoscenza, ma anche un appello: provate a convincere più persone possibile dell'importanza della sterilizzazione. I benefici sono: maggiore salute fisica, con prevenzione di tumori agli organi riproduttivi, e anche riduzione importante del PERIODO DEGLI ABBANDONI.

Grazie
Barbara Stavel

11/07/2024

CERCASI ADOTTANTI COI FIOCCHI PER 2
Storia: mamma gatta ha scelto il mio giardino come luogo sicuro per i suoi bebé. Si è installata con grande sicurezza senza chiedere il permesso a chicchessia, tanto meno ai miei numerosi gatti.
Veniamo alle presentazioni:
Cosmo (MASCHIETTO bianco e nero) e
Tala (FE*******IA tricolore).

La mamma continua ad allattarli più volte al giorno, ma loro si sono fiondati anche sul suo cibo, per cui è in atto la transizione alimentare.
I due splendidi micini hanno 9 settimane, sono sanissimi e giocano tuuuutto il giorno.
Staranno con la mamma almeno fino alla fine di luglio. Ciò è fondamentale per vari tipi di apprendimento e una crescita emotiva adeguata.
Chi chiederà di adottare prima del termine stabilito non sarà preso in considerazione.
Ovviamente saranno sverminati e vaccinati.
Obbligo di sterilizzazione.

Si accettano prenotazioni.
Barbara: 3939874340

COME CAMBIA IL CARATTERE DEL GATTOVi sarete accorti che il carattere del gatto cambia a mano a mano che cresce?Quando lo...
01/04/2024

COME CAMBIA IL CARATTERE DEL GATTO
Vi sarete accorti che il carattere del gatto cambia a mano a mano che cresce?
Quando lo portiamo a casa, è un cucciolo di 3 o 4 mesi ed è socievole con tutti, ci segue ovunque e vuole dormire sul nostro corpo, ma col passare delle settimane e dei mesi il nostro gattino sembra essere sempre più indipendente da noi; di solito inizia a dormire per conto proprio, smette di seguirci come la nostra ombra e inizia a manifestare insofferenza se preso in braccio.

Ma perché questo succede al nostro gatto, anche se lo abbiamo sempre coccolato e gli abbiamo trasmesso tutto il nostro amore?
Se siamo preoccupati di avere commesso qualche errore durante la sua infanzia, oppure il timore è che il nostro gattino abbia vissuto un trauma che abbia modificato la percezione della fiducia che prima riponeva totalmente in noi, possiamo dormire sonni beati, perché, eccezioni a parte, si tratta di un processo comportamentale del tutto naturale.

L’estrema socievolezza del cucciolo di gatto, similmente ai cuccioli di altre specie, ha una motivazione precisa e molto funzionale, così come la sua fine. I cuccioli nascono estremamente socievoli perché, innanzitutto, si devono fidare dei genitori e stabilire immediatamente la giusta relazione di attaccamento, così da essere adeguatamente accuditi. Sempre in maniera del tutto naturale, il livello di attaccamento diminuisce a mano a mano che passano le settimane e i mesi, perciò iniziano ad allontanarsi dalla stessa figura di accudimento per affrontare le esperienze che forgeranno il futuro carattere, e infine staccarsi dai genitori per vivere la loro vita adulta.

Se il cucciolo appartiene a una specie gregaria o da branco, come il cavallo, la pecora, il cane, ecc, questo processo è meno marcato del cucciolo che appartiene a una specie solitaria. E il gatto, lo abbiamo ripetuto fino alla nausea, è una specie solitaria, infatti a un certo punto viene allontanato dalla madre e i due finiranno addirittura per non riconoscersi in futuro.

Il meccanismo di cui sopra segue pedissequamente le stesse fasi sia che riguardi gatti che non hanno contatti con l’uomo sia che riguardi gattini che facciamo vivere nelle nostre case. Nei casi, sempre più frequenti, in cui la forte relazione di fiducia e affetto fa sì che il gatto non si distacchi come natura vorrebbe, e dunque rimanga affettuoso e bisognoso di attenzioni e coccole come quando era cucciolo, può significare due cose:
1 - noi non siamo mamme feline, dunque non respingiamo il nostro gatto e, continuando ad accudirlo come un cucciolo, favoriamo il permanere di un comportamento infantile che dura tutta la vita;
2 - la specie Felis catus, il gatto domestico, sta affrontando un lento processo di domesticazione – ancora in atto – come quello avvenuto in tutte le specie domestiche attuali.

Ciò determina modificazioni lievi e graduali fisiologici e comportamentali. Tali modifiche si fissano sul DNA dei soggetti interessati e sono trasmessi alla prole quando individui docili si accoppiano fra di loro, come avviene in parte nel gatto domestico. Da qui nasce una concatenazione che, probabilmente – come sostenuto da molti etologi e da Stephen Budiansky, giornalista scientifico di fama mondiale – sta portando il gatto all’effettiva domesticazione, considerando che questo termine differisce molto per significato dal termine “addomesticamento”.
Il processo di domesticazione è molto lento nel corso di millenni e riguarda un’intera specie. La domesticazione avviene quando una specie selvatica incontra l’uomo, ma non sempre.
L’addomesticamento riguarda un solo individuo.

Per fare un esempio, il cane è domesticato con l’uomo da migliaia di anni, per cui tutta la specie ne esibisce i tratti: periodo riproduttivo più lungo, macchie bianche nel pelo, riduzione della taglia dei denti, alterazione della morfologia del cranio e delle orecchie, coda arricciata e orecchie pendule [Kodàmi, È domestico o addomesticato? Qual è la differenza?, di Giulia Annicchiarico, 23 ottobre 2021 - 12:00]. La volpe, invece, non è domesticata, ma questo non vieta che si riesca ad addomesticare un cucciolo rimasto orfano. Un cucciolo addomesticato non rende la specie domesticata.

Spero che questo articolo vi sia stato utile.

Barbara Stavel
Consulente in comportamento e cultura felina

MENSOLE E TIRAGRAFFI NON BASTANOStiamo vivendo nel bel mezzo di una rivoluzione intellettuale, un'evoluzione empatica ne...
31/01/2024

MENSOLE E TIRAGRAFFI NON BASTANO
Stiamo vivendo nel bel mezzo di una rivoluzione intellettuale, un'evoluzione empatica nei confronti di alcune specie animali, fra le quali il gatto domestico. Siamo appena all'inizio e non tutti sono intenzionati a recepire la nuova concezione di creature male interpretate per secoli, però l'attenzione si allarga a macchia d'olio. Molto positivo.
In questo periodo si parla molto di arricchimento ambientale e fortunatamente i proprietari più attenti sono disposti a modificare la propria casa per renderla più a misura di gatto.
Il fatto, però, è che non bastano qualche mensola e un paio di tiragraffi, perché al gatto d'appartamento manca un'attività fondamentale, ovvero l'esplorazione.
Ora, come rendere la nostra casa più interessante al gatto, che se vivesse in ambiente naturale si imbatterebbe spesso in nuovi odori, nuove piste, in una parola in nuovi stimoli?
Il mio consiglio è portare da fuori elementi della natura e piazzarli qua e là, ma im posti sempre diversi.
Cosa portare?
Foglie secche, rametti, muschio, licheni, qualche sasso estratto dalla terra... tutti elementi ricchissimi di stimoli olfattivi ricchissimi.
Ecco allora che il gatto vive l'emozione (e anche la necessità) di trovare qualcosa di nuovo, qualcosa che non si aspetta e che cattura il suo interesse.
Dobbiamo capire che la natura non è fissa e che gli animali sono tarati per adattarsi ai piccoli continui cambiamenti della realtà esterna. Questo li aiuta a mantenersi attivi, pronti, stimolati e appagati.

Barbara Stavel
Consulente in Etologia e Cultura Felina

COME SI ADDOMESTICA IL GATTO?Quando sentiamo il bisogno di prenderci cura di un gatto randagio, spesso ci troviamo di fr...
01/12/2023

COME SI ADDOMESTICA IL GATTO?

Quando sentiamo il bisogno di prenderci cura di un gatto randagio, spesso ci troviamo di fronte a un animale schivo, spaventato dalla nostra presenza, talmente prudente da attendere che ci allontaniamo da quella che per lui è la distanza di sicurezza prima di avvicinarsi al cibo offerto.

Dato che molti gatti, purtroppo, avevano una casa e poi sono stati abbandonati, il più delle volte la condizione di diffidenza e sfiducia è transitoria. Invece, nel caso in cui il gatto sia nato libero e non sia socializzato con l’uomo, non c’è molto spazio per la domesticazione; al massimo, con tanta pazienza, possiamo riuscire a ridurre la distanza e, in alcuni casi, ad accarezzarlo un paio di volte mentre mangia.

Accorgersi quando siamo di fronte a un gatto che, in passato, era socializzato con l’essere umano avviene in un lasso di tempo relativamente breve. “Relativamente” è il termine d’obbligo, dato che ogni gatto reagisce diversamente da altri, così ci sono gatti randagi che tornano a essere domesticati più velocemente di altri.

La prima regola è diventare il suo caregiver (dispensatore di cure), quindi offrirgli la risorsa che il gatto randagio fa più fatica a reperire, il cibo.

La seconda è il RISPETTO.
- Rispetto per la distanza di sicurezza stabilita dal gatto, che non deve essere oltrepassata;
- Rispetto per la condizione di diffidenza più o meno marcata;
- Rispetto per il silenzio, tanto utile al gatto per rilassarsi.

La terza regola è la PAZIENZA. Non bisogna mai avere fretta; al gatto non piace la fretta ed è lui che stabilisce il tempo di cui ha bisogno per superare il timore.

Seguendo queste semplici regole vivremo la gioia di trasformare un gatto da spaventato a fiducioso nei confronti della nostra persona. Se il passo successivo fosse trovare per lui una nuova casa sarebbe espressione di vera cura e amore.

Barbara Stavel
Consulente in etologia e cultura felina

C’È FORSE PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOLE INTENDERE?C’è una categoria di persone, perlopiù laureate e acculturate, che re...
23/11/2023

C’È FORSE PEGGIOR SORDO DI CHI NON VUOLE INTENDERE?

C’è una categoria di persone, perlopiù laureate e acculturate, che respingono con atteggiamento borioso le persone che non ritengono intellettualmente alla loro altezza.
A cena con questo tipo di persone la frustrazione è garantita e bisogna avere le spalle grosse, oppure una buona dose di amorevole compassione del prossimo. Non avendo raggiunto la seconda, ritengo di avere rinforzato la muscolatura, così che, le volte che arriva il peso dell’assoluta svalutazione delle mie competenze in fatto di Felis catus, possa smaltirla in breve tempo.

Immaginiamo di essere a casa di conoscenti, una casa abitata da 2 gatti. Immaginiamo che la femmina è sterilizzata, ma, ovviamente, il maschio non lo è. Questa è già di per sé una dicotomia paradossale.
Perché si sterilizza la femmina e non il maschio?
Troppo semplice rispondere. Perché le femmine tornano incinte, i maschi no, dunque il problema non è di chi lascia il maschio in libertà, e non si ha interesse a evitare disagi altrui, sia che si tratti di persone che di gatti.

Ora, immaginiamo che il si diverta a fissare la femmina, atteggiamento tipico del gatto un po’… sbruffone? Niente affatto!
Ritenendolo sbruffone commettiamo il più banale degli errori di valutazione del comportamento del gatto.
L’uomo ragiona con la sua mentalità e interpreta l’atteggiamento del maschio, in questo caso, come un sopruso, balzando alla conclusione errata che debba essere redarguito, rimproverato. Si considera la femmina colei che dev’essere protetta e il maschio punito.

Invece, la situazione felina è totalmente diversa. Il maschio non si sente al sicuro con quella femmina, il che è del tutto soggettivo, giacché lo stesso gatto potrebbe non esibire analogo comportamento con un altro gatto residente.

Con le persone di questo racconto non è possibile confrontarsi, né tanto meno offrire consigli gratuiti.
Peggio per me che, mossa da semplice attenzione nei riguardi dei gatti di cui sopra, ho suggerito che il redarguire il maschio “sbruffone” non farà che peggiorare la convivenza fra quei due gatti.

Quindi, ci sono situazioni feline che non possono migliorare a causa della boria dei loro caregiver umani.

Spiacente, voi gatti circondati da tali umani.

COSA VUOL DIRE QUANDO IL MIO GATTO VUOLE DORMIRE ACCANTO O SU DI ME MENTRE DORMO?E SE NON LO FA, VUOL DIRE CHE NON MI VU...
15/11/2023

COSA VUOL DIRE QUANDO IL MIO GATTO VUOLE DORMIRE ACCANTO O SU DI ME MENTRE DORMO?

E SE NON LO FA, VUOL DIRE CHE NON MI VUOLE BENE?

Il gatto può decidere di dormire accanto o su di te per vari motivi:
- emetti un gradevole calore corporeo
- hai un sonno tranquillo, ti muovi poco
- hai un atteggiamento e un odore rassicurante
- ha creato una routine a lui molto gradita, infatti sceglie di dormire sempre nella stessa posizione rispetto al tuo corpo

Se non lo fa non vuole dire che non ti vuole bene, semmai:
- nel sonno ti agiti troppo e lui ha la necessità di un riposo tranquillo e rigenerante
- semplicemente non ha il temperamento di "gatto da contatto"
- potrebbe avvertire un tuo stato ansioso

Resta il fatto che il gatto che ci dorme accanto, in grembo o attaccato al nostro corpo durante la notte, ci dimostra una grandissima fiducia, dunque attaccamento, dunque affetto.

Foto: Luì rigorosamente sul petto... Minù sulle cosce... entrambi si assicurano che io non scappi 😄

SE LO STERILIZZO, IL GATTO SOFFRE? parte 2Parliamo di sofferenza psicologica ed emotiva.Ero certa della quasi nulla popo...
05/09/2023

SE LO STERILIZZO, IL GATTO SOFFRE? parte 2
Parliamo di sofferenza psicologica ed emotiva.

Ero certa della quasi nulla popolarità del post precedente, ma vado avanti lo stesso 😊.
Le donne non hanno risposto alla mia domanda, un po' per pudore un po' per fastidio. Fa nulla, le statistiche riportate direttamente dalle ginecologhe sono schiaccianti: purtroppo (o per fortuna, sono punti di vista) nella grande maggioranza dei casi le donne in menopausa non hanno solo vampate e fastidi di ogni genere, fra i quali emotivi, perché la società maschilista infondo ti giudica come una ex fattrice, hanno anche una drastica caduta della libido, recuperabile se si segue una terapia ormonale sostitutiva. Non tutte, ma tantissime, pure quelle che fingono di essere come prima e soggiaciono con noia al dovere di coppia. Ma il punto è, una volta sperimentata l'assenza di questa libido, cioè il non avere più stimoli a fare sesso, quante donne ne sentono la mancanza?

ZERO!
Il fatto è che la libido, nella gatta espressa con l'estro e nel gatto con l'innalzamento del testosterone, innescato dai richiami e dalle scie olfattive rilasciate nell'ambiente dalle femmine, altro non è se non la finestra temporale più propizia congegnata da Madre Natura per promuovere la riproduzione, dunque la prosecuzione della specie.
Il tutto, in particolare negli animali, non essendo condito da riflessioni astratte squisitamente umane, si riduce a uno stato chimico-fisiologico dell'organismo, che scatta in automatico con il sopraggiungere di due fattori, l'aumento della luce diurna e delle temperature, fattori cardine indispensabili per fornire alle gatte (e ai genitori di tutte le specie, si distingue solo l’uomo) massima possibilità di sopravvivenza della prole.

La prole, come ammesso e riconosciuto dagli etologi più sensibili e attenti (come Mark Bekhoff, biologo, etologo, ecologo comportamentale e scrittore) NON È UNA CONSEGUENZA RICERCATA E ATTESA DALLE SPECIE ANIMALI, ma è una conseguenza SUBITA. Con ciò si vuole evidenziare che quando una gatta entra nella fase dell'estro non ha modo di riflettere sulle gioie della gravidanza, ovvero non si aspetta di diventare mamma. Il suo organismo produce una tonnellata di ormoni specifici che le inducono uno stato di f***e necessità di trovare maschi. Non è il desiderio, come nella donna, sublimato dal sentimentalismo a stimolarla, ma l'esplosione di determinati ormoni che inibiscono la tipica propensione solitaria dei gatti a cercare i conspecifici, i quali, sempre attraverso stimoli olfattivi potentissimi, sono spinti a recepire, in modo da placare quella momentanea follia.
L'accoppiamento provoca l'immediato sollievo, infatti subito dopo la gatta respinge il maschio, come se d'improvviso si destasse da uno stato alterato. L'accoppiamento, dunque, nella gatta placa tutto. Totalmente ignara delle conseguenze, torna a essere la gatta di sempre.
Nel frattempo, la crescita dei frugolini nel suo ventre determina nell'organismo un processo di preparazione alle cure parentali. Ancora una volta, sono gli ormoni a fare da padroni, senza di essi gli animali, uomo compreso, si disinteresserebbero della prole.
L’ossitocina è il principale ormone che promuove e stimola nei mammiferi l’attaccamento, di conseguenza fa naturalmente fluire le cure parentali.

Non è per essere cinici o antropocentrati, ma di fatto senza la possibilità di immaginare un futuro come “madre” o “padre”, gli animali non umani nemmeno lo considerano, fino al momento in cui gli ormoni li guidano a prendersi cura dei cuccioli, per poi nuovamente dimenticarsene. Se crediamo che una gatta conservi la consapevolezza astratta delle gioie della maternità, quindi che dopo essere stata sterilizzata possa provare sofferenza emotiva per non essere più in grado di procreare, dobbiamo metterci nei panni delle donne, che, sopraggiunta la menopausa conclamata, non hanno letteralmente più voglia di fare sesso. E se ciò succede alle donne, come potremmo ipotizzare che le gatte, invece, ne soffrano?

Analogamente, il gatto subisce gli stimoli potentissimi ormonali che lo portano a cercare molte femmine, di solito allontanandosi e perdendo per sempre la via del ritorno alla base. Tutto questo si chiama fitness riproduttiva, che nella specie Felis catus è potentissima ed estremamente efficace. Per tale ragione, questa specie ha abbondantemente superato la soglia che ne garantisce il prosperare, ovvero troppi individui di una stessa specie non sono biologicamente sostenibili, al punto che sono stati prodotti studi (piuttosto tendenziosi) che classificano il gatto domestico come estremamente invasivo per l’ecosistema.
Classicamente, essendo l’Homo sapiens a essere in assoluto la specie più invasiva del pianeta, biologi e zoologi che sostengono unicamente la vita selvatica delle specie, vuole innescare un meccanismo di rifiuto del gatto, relegandolo a capro espiatorio delle sue ampiamente maggiori responsabilità.
Intanto, però, il loro scopo è stato raggiunto, al punto che in alcune zone del mondo l’uccisione di gatti domestici non è perseguibile, anzi è auspicabile, e in altri il problema del randagismo è risolto con la soppressione dei gatti in eccesso.

Secondo me prevenire è meglio che curare, per cui sterilizzare è meglio che essere responsabili di nascite non volute, quindi anche di gatticidi. Il tutto avviene poi alla luce del fatto che il gatto, sia maschio che femmina, quando sterilizzato non ne ha la consapevolezza psicologica ed emotiva, per cui non soffre.

Barbara Stavěl
Consulente in etologia e cultura felina

Foto: Cacio, amato felino non più fra noi.

SE LO STERILIZZO, IL GATTO/A SOFFRE?Anche se ne ho già parlato, immagino che possano esserci nuovi proprietari che mi se...
24/08/2023

SE LO STERILIZZO, IL GATTO/A SOFFRE?
Anche se ne ho già parlato, immagino che possano esserci nuovi proprietari che mi seguono, da qui l'esigenza di ripetere.

Per capire se il gatto sterilizzato soffre psicologicamente dobbiamo calarci nei suoi panni. Immaginiamo di essere un gatto, che è un mammifero e possiede la sua tipica intelligenza, ma non ha la struttura cerebrale per riuscire a teorizzare, immaginare elementi astratti e riflettere sul proprio futuro. Il gatto, inoltre, non supera il test dello specchio, come invece sanno fare mammiferi come molti primati e gli elefanti, per esempio. Il test dello specchio ci dice se un animale si identifica nell'immagine riflessa, se lo fa allora siamo certi che, in qualche misura, è cosciente almeno di com'è fatto fisicamente.

Molti gatti sembrano non notare la propria immagine riflessa, mentre quelli che reagiscono si comportano come se vedessero un loro conspecifico, dunque non si identificano con quella immagine. Domanda: se un animale non è in grado di riconoscere la propria immagine riflessa, potrebbe riuscire a compiere una categorizzazione tanto particolareggiata e complessa, in termini di processo cognitivo, al punto da capire di essere un maschio o una femmina?

Altra domanda. Quando la femmina è nella fase di estro desidera veramente accoppiarsi oppure i suoi comportamenti sono preordinati e scattano in funzione della produzione massiccia di estrogeno? In altre parole, la gatta DESIDERA diventare madre? E il maschio VUOLE DELIBERATAMENTE lasciare i suoi discendenti nel mondo?

Per rispondere a queste domande il processo logico è molto lungo e articolato, certamente non si risponde partendo dalla visione antropocentrata, che vede l'uomo come superiore a tutto il resto e tutto il resto come strumento al suo prosperare.

Non è certo questo il luogo per lunghi ragionamenti, quindi sarò breve e vi propongo un quesito, al quale solo le donne (e nemmeno tutte) sono in grado di rispondere. Da quando il vostro corpo ha cessato di produrre quasi la totalità di estrogeni, progesterone e testosterone (insomma da quando siete in menopausa), qual è il vostro livello della libido, quanto interesse sperimentate nei riguardi dei rapporti sessuali?

Proseguiremo dopo le risposte.
A voi la tastiera, e... siate sincere.

Barbara Stavěl
Consulente in etologia e cultura felina

Foto: le "palline" dei gatti sono le più belle del pianeta, ma quanto sono condizionanti in termini di qualità della vita!

MESI DI ABBANDONO E ADOZIONITi rivolgo una preghiera, la rivolgo a te che hai deciso di adottare un gattino, uno dei tan...
18/08/2023

MESI DI ABBANDONO E ADOZIONI
Ti rivolgo una preghiera, la rivolgo a te che hai deciso di adottare un gattino, uno dei tanti abbandonati, dei tanti che, altrimenti, rischiano di vivere di stenti, oppure in situazioni ambientali come i gattili, che sono sì strutture che offrono esistenze dignitose ma dove un gatto non può esprimere veramente se stesso, né sul piano meramente etologico, né sul piano riccamente emozionale.
La preghiera che ti rivolgo è di adottare un gattino (o un gatto adulto, ancora più onorevole) senza alimentare aspettative.

Lo farai?
Eliminerai l'aspettativa che quello che prendi dovrà essere un gatto speciale?
Una volta adulto, una volta superata la fase del tuo innamoramento per quel cucciolo strappa-baci, saprai accettare la sua individualità, fattore unico in tutto l'universo?

Perché quel gatto non è fondamentalmente una creatura pelosa, morbida, calda che emette fusa ed esibisce comportamenti precablati, è un individuo che manifesterà atteggiamenti e reazioni imparate dalle sue esperienze. Tu stesso potrai inconsapevolmente insegnargli qualcosa che potrai reputare sconveniente, come giocare allegramente affondando unghie e denti nella tua mano.

Dunque, dopo, quando quell'individuo sarà connotato da reazioni univoche, al di là che ti piacciano o non ti piacciano, sarai sempre disposta/o a donare a quell'individuo una relazione fatta di accoglienza e rispetto?

Barbara Stavěl
Consulente in etologia e cultura felina

Foto: Pink e Floyd, i gemelli. Pink è quello a sinistra, Floyd a destra.

RIPRODUZIONE DEL GATTO Vedi, se il gatto fosse una tigre (specie a rischio estinzione severo, quasi totale) ti direi di ...
12/08/2023

RIPRODUZIONE DEL GATTO
Vedi, se il gatto fosse una tigre (specie a rischio estinzione severo, quasi totale) ti direi di fare il possibile per agevolarne la riproduzione. Ti direi di lasciarlo uscire e riprodurre a volontà e pregherei che ci riesca.

Ma il gatto è una specie che sovrappopola il mondo, esattamente come l'uomo, e dunque ti dico che sta a te controllarne le nascite, perché il gatto non vive assoggettato alle leggi naturali, ma alle tue, al tuo ambiente, dove fai di tutto per tenere lontani i predatori, lontana la natura con le sue leggi.

A te, e solo a te, spetta la RESPONSABILITÀ di gestire le nascite dei gatti. Spetta a te, e solo a te, occuparti di loro, della loro salute, della loro prosperità, perché il gatto vive in simbiosi con te.

Barbara Stavěl
Consulente in etologia e cultura felina

TUTTA LA VERITÀ SULLA MAPPA DELLE CAREZZE DEL GATTOTanti social, tanti gattofili, tanti operatori del benessere felino, ...
11/08/2023

TUTTA LA VERITÀ SULLA MAPPA DELLE CAREZZE DEL GATTO

Tanti social, tanti gattofili, tanti operatori del benessere felino, veterinari, multi-proprietari e appassionati… tutti a volerci raccontare che nei gatti ci sono zone che si possono toccare e altre che preferisce di no.

Siamo davvero sicuri che questa mappa esista?
Da quando studiavo etologia felina per diventare consulente e ci dicevano che una mappa vera e propria non c’è, ma che ci sono parti del corpo che molti gatti non amano che si tocchino… è da allora, anni fa, che testo i miei gatti e quelli di amici e conoscenti, giungendo alla conclusione che una mappa univoca non c'è e che, per abitudine, si continua a diffondere la bufala che esista, con tanto di foto e disegnini. Chi lo fa è seguito come un oracolo.

Per me vale la MAPPA SOGGETTIVA del gatto.
Ci sono punti dove a molti gatti non piace essere toccati, per esempio la pancia… ma allora come mai alcuni dei miei gatti si sciolgono in manfrine se massaggio loro il pancino?

Ci sono molti gatti che non sopportano che si tocchi loro le zampine… ma allora come mai alcuni dei miei lo trovano un gesto gradito con tanto di fusa?

Si dice che i gatti amano grattini e carezze nella zona sopra-caudale, insieme agli altri punti del corpo dove sono presenti ghiandole che producono feromoni… ma allora come mai alcuni dei miei gatti li trovano talmente sgraditi da tentare di mordere?

C’è una sola risposta a tutte queste domande:
• esplora il corpo del tuo gatto, trova da sola le parti che non vuole si tocchino e quelle dove le carezze sono gradite
• memorizza quella mappa personalizzata e rispettala sempre

Se vogliamo generalizzare, diciamo che esiste una zona gradita quasi universalmente dai gatti socializzati con l’uomo, ed è quella su guance, labbra, mento e collo. Lì ci sono le ghiandole che secernono i feromoni di aggregazione, che il gatto usa per marcare piacevolmente punti della casa e parti del nostro corpo. Questi feromoni promuovono sensazioni di piacere e invitano il gatto a rispondere positivamente a tale sollecitazione… ma prova a farlo col gatto un po’ burbero dei vicini o al semi-ferale che alimenti per strada, poi raccontami com’è andata.

Ogni altra opinione riguardo questo argomento è imprecisa e poco veritiera. Ricordati sempre che l’uomo ama ordinare tutto in regole e formule, mentre al gatto i box mentali semplicemente non piacciono!

Barbara Stavel
Consulente in comportamento e cultura felina

QUANTO TEMPO CI VUOLE PER SCIOGLIERE UN GATTO TIMIDO CHE ABBIAMO ADOTTATO?Voi pensate che i gatti siano schivi perché tr...
02/08/2023

QUANTO TEMPO CI VUOLE PER SCIOGLIERE UN GATTO TIMIDO CHE ABBIAMO ADOTTATO?

Voi pensate che i gatti siano schivi perché traumatizzati dall’uomo. Voi pensate che con tanto amore riuscirete ad addomesticarli e a farvi accettare.

Voi non accettate che un gatto possa restare timido e schivo per tutta la vita. Pensate di sbagliare qualcosa, di essere voi il problema, che se aveste studiato etologia felina avreste la bacchetta magica.

La sola bacchetta magica che agisce sui gatti timidi e schivi è rispettare la loro riservatezza, accontentarsi di quell’annusatina alla punta del dito indice dopo mesi, anni di paziente attesa. E basta.

“Come ci dobbiamo comportare con questo tipo di gatti?”.
Se li accogliete in casa e, confinati in una stanza con tutto ciò che può servirgli, continua a restare rintanato sotto al letto, in pratica non dovete fare niente. O meglio, comportatevi come se non esistesse.

“Dobbiamo camminare in punta di piedi?”.
No, non è necessario neanche un po’.
Fategli visita ogni volta che potete e restate un po’ con lui, ma senza calcolarlo. Leggete un libro, scrivete le vostre memorie al pc, guardate un film in streaming (a basso volume e senza scene con esplosioni e raffiche di mitra, magari)… e basta. Certo non potete fare ginnastica, a meno che non sia Yoga, e nemmeno parlare concitatamente al telefono, nemmeno squaqquarare dalle risate. La nostra risata è udita dal gatto come un verso minaccioso, perché di solito esplode all’improvviso e al gatto non piacciono i rumori improvvisi.

“Possiamo chiamarlo?”
Ogni tanto potete chiamarlo con la voce da scemi, che tanto piace ai gatti di qualunque razza e grado di socializzazione. Ma poi tornate a farvi gli affari vostri. Se avete la voce bassa, alzate il tono di un’ottava (non il volume) e scambiate qualche parola con lui. Potete fare discorsi senza senso o persino insultarlo, tanto lui non capisce il significato, ode solo il tono dolce e acuto.

“Possiamo guardarlo?”
Il meno possibile. Ai gatti timidi, riservati e poco socializzati non piace che lo fissiate, perché nel suo linguaggio significa “adesso ho proprio intenzione di attaccarti”. Quelle poche volte che lo guardate, fatelo chiudendo le palpebre len-ta-men-te. Questo tipo di sguardo vuol dire “non ho intenzioni aggressive, sono tranquillo e sereno”.

“Quanto ci vuole per sciogliere un gatto timido e schivo?”
Bella domanda.
Dipende. Dalla genetica del gatto, dal grado di socializzazione (che non ci è dato di conoscere quando tali gatti provengono dalla strada), dal temperamento. Se è cresciuto senza mai interagire con le persone, anche un gattino di 5 mesi resterà irrimediabilmente schivo nei confronti dell’uomo. Per sempre.

Quindi, non scoraggiatevi.
Abbiate pazienza, rispettate il suo spazio intimo, non forzatelo mai e… ingrediente magico… ignoratelo.

Barbara Stavěl
Consulente in etologia felina e comportamento felino

Foto: Mimmo, gatto super-ferale che vive con noi... un po' 😁

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