06/06/2021
Il fratino (Charadrius alexandrinus) è un piccolo e grazioso uc***lo appartenente all’ordine Charadriiformes. Lo stesso dei gabbiani, tanto per intenderci.
Figura nella lista rossa IUCN per l’Italia come specie in pericolo (EN – “Endangered”) a causa della sistematica distruzione del suo habitat, le dune costiere, che vengono continuamente ricoperte di ombrelloni e rifiuti, utilizzate come parco giochi, “allietate” da f***e urlanti e rivoltate come calzini. Nonostante questo, ci sono persone di buona volontà e che hanno a cuore l’ambiente che ogni anno si preoccupano di controllare le nidificazioni e salvaguardare ciò che resta della specie. I pulli, piccoli e indifesi, giacciono spesso acquattati nella sabbia e corrono mille pericoli prima di diventare indipendenti: possono contare solo sulle loro capacità mimetiche.
Come se non bastasse, ogni anno tocca fare la conta dei pulli puntualmente eliminati dagli animali domestici vaganti: i gatti vengono lasciati liberi di fare delle vere e proprie stragi, godono di una sorta di sacro diritto di poter fare quello che vogliono frutto di un retaggio culturale -chiamiamolo così- a dir poco miope che li vuole “animali liberi” a tutti i costi. E guai a dire qualcosa, persino per la legge sono un’entità superiore e messa puntualmente sul piedistallo rispetto ai poveri selvatici. La stessa legge che punisce severamente (e giustamente) il bracconiere che piazza una trappola consente a milioni di padroni ignari e compiacenti -se non addirittura menefreghisti- di sguinzagliare i loro dolcissimi gattini permettendo loro di massacrare tutto ciò che si muove, vola, striscia o cammina.
Poi, ci sono i padroni dei cani. Già, perché questo non è un post contro i cani ma contro chi crede di avere diritto di poter fare quello che vuole. Come recita il post (link fra i commenti) della pagina dedicata al fratino a Rimini e Riccione, nove pulli su dieci sono stati predati da cani lasciati liberi di correre sulla spiaggia. Nonostante la zona sia protetta e ci siano dei chiarissimi divieti, c’è chi continua a credere che un habitat naturale debba essere il luna park del proprio cane. C’è chi continua a sbandierare un grande amore per gli animali ma poi pensa di avere diritto di fregarsene di ogni essere vivente che non sia il proprio cane. I volontari addetti al controllo dei nidi che hanno osato far notare che c’è una regola da rispettare sono stati insultati e minacciati dai padroni dei suddetti cani, convinti che possedere un cane significhi poter fare quello che si vuole. E per quanto lo si continui a spiegare in tutte le salse, questi personaggi continueranno sempre a pensare che “Fido” abbia il sacrosanto diritto di correre libero e di fare man bassa di ogni piccolo animale selvatico indifeso. E continueranno sempre a insultare e a minacciare chiunque gli farà notare che si sbagliano. Perché qui non si parla dei diritti dei cani, si parla di mali assai diffusi e apparentemente incurabili: cafonaggine, strafottenza, prepotenza e menefreghismo esercitati ai massimi livelli ed espressi attraverso il proprio animale domestico. Dietro alla frase “il mio cane/gatto ha diritto di fare quello che vuole” si celano difficoltà cognitive nel capire che non può e non deve essere così, perché non deve essere così, o semplicemente un grande menefreghismo di base per ambiente e natura mascherato da amore per gli animali. Troppo facile pensare di poter fare quello che si vuole e mascherare il tutto da amore per il proprio animaletto. Mettere in gioco le proprie convinzioni, informarsi, sensibilizzarsi e cercare di gestire il proprio animale domestico nel rispetto degli altri animali, invece, quella non è cosa per tutti.
Lo ripeterò fino alla nausea: cane e gatto domestico sono in tutto e per tutto prodotti umani. E come tali vanno gestiti e controllati. Senza pensare o pretendere di avere a che fare con un animale selvatico tolto alla natura e che ha diritto di relazionarsi -spesso con effetti nefasti- con la fauna selvatica vera, quella che non appaga emotivamente e di cui dunque frega a ben pochi.