01/11/2024
Uno splendore@
Il Puro sangue Arabo, razze e sottorazze
Secondo il Corano, Allah, avrebbe creato il cavallo per fare la felicità dell’uomo. Dai sette capostipiti prescelti da Re Salomone deriverebbero le sette razze arabe conosciute sotto i nomi di:
Korilan (le cui palpebre sembrano tinte)
Menaki (dall’incollatura superba)
Hedregi (il vittorioso di ogni fatica)
Saklani (l’intelligente)
Gifli (il vigoroso)
Hedban (il nobile)
Trefi (il fiero
Altra tradizione ingarbuglia le cose, ma non contraddice quelle predette, parlando di bellissime giumente portate in dono dalla Regina di Saba al Re Salomone, che quest’ultima aveva tratte da una delle più belle contrade dell’Arabia.
Esiste anche una leggenda popolare che fa derivare il purosangue arabo dalle cinque giumente del profeta Mohammad, quelle che dal luogo della vittoriosa battaglia del profeta giunsero tutte d’un fiato alla Mecca per recare la felice notizia.
Resta comunque il fatto che per l’arabo il cavallo è un dono divino e per questo il Corano indugia in precetti, consigli, in avvertimenti circa l’allevamento, il governo, l’addestramento del cavallo, consigli e precetti che non poco contribuirono al perfezionamento della razza. Il cavallo che potrebbe passare come prototipo dell’arabo, si vuole originario della piana del Negged, nel’Arabia centrale per cui i cavalli vengono chiamati Nedjedis. Tuttavia nell’ottocento nacque il sospetto che il vero purosangue arabo non sia mai stato visto in Europa e ciò verrebbe confermato da taluni scadenti risultati degli incroci delle razze europee con cosiddetti purosangue arabi. Tali stalloni si dimostrarono capaci di correggere i difetti e modificare le forme, rendendole più dolci e aggraziate, ma raramente di migliorare le razze, in quanto non vennero seguiti criteri seri e purtroppo alcuni di questi incroci portarono difetti disarmonici. Ci si rifà allora ai tre grandi capostipiti del purosangue inglese, Godolphin Arabian, Byerley Turk, Darley arabian, la cui azione miglioratrice fu realmente tangibile. Questi tre furono forse i soli purosangue arabi entrati in Europa, mentre tutti gli altri soggetti importati dall’Oriente o dall’Africa non sarebbero che meticci, di belle forme, di sontuosa presenza ma di sangue arabo-persiano o arabo-turcomanno.
Si dice che solo in Arabia a El Zahara e a Ein Shams si allevino ancora arabi puri.
Testa piccola, asciutta, fronte larga, orecchie piccole e puntute, mobili e ravvicinate, occhi grandi ed espressivi pieni di fuoco, profilo della testa camuso, narici larghe, collo lungo ben arcuato largo alla base e adorno di folta serica setosa criniera, garrese ben pronunciato e asciutto, reni corte ma larghe, dorso dritto, groppa lunga larga e dritta, coda attaccata e in alto ricca e portata in grande eleganza, spalle lunghe ed oblique, torace profondo, estremità asciutte e forti come l’acciaio, articolazioni larghe, muscoli e tendini ben disegnati, zoccoli piccoli e solidissimi, pelle tanto fine da lasciar trasparire la rete dei vasi sanguigni, peli cortissimi, lisci e lucenti.
Nei mantelli predominano il grigio, il sauro, il baio, rari il bianco e il nero, esclusi il roano, il pezzato e i mantelli in genere slavati. Statura media non superiore al metro e cinquanta.
Oltre al cavallo purosangue, detto Asil o Kamsa o di razza Kokhlani, nell’Arabia ancora si trova il mezzosangue Scielet e il cavallo ordinario chiamato Kedishe.
Un proverbio arabo recita: “sette anni per mio fratello, sette per me, sette per il mio nemico” e sta a indicare il rendimento e il valore di un cavallo di sette anni in sette anni. Secondo l’arabo un cavallo di razza, deve avere quattro cose larghe: fronte, petto, groppa, garretti; quattro cose lunghe: collo, ventre, anche, gambe; quattro corte: reni, orecchie, pastorali, coda…ippologia dettata dall’estetica.
Il cavallo siriano somiglia al purosangue arabo ed è da taluni ritenuto superiore come rendimento alla distanza. E’ apprezzato per il miglioramento delle razze europee. Purtroppo vengono commercializzati in Europa cavalli “comuni” detti beghiri (termine sprezzante), adoperati in Siria per il trasporto merci nelle zone montagnose.
Il cavallo siriano di razza pura è particolarmente longevo, vive anche fino a quarant’anni, stalloni di venticinque e anche trent’anni sono ancora prolifici. Il mantello di questi cavalli è per lo più grigio o sauro bruciato e la statura è sul metro e cinquantotto.
Il Mu’niqi è un tipo di cavallo arabo distinto, assai differente, da quello che si conosce in Europa. Il Mu’niqi è più grande, più lungo, dai contorni angolosi anziché rotondi, qualche volta anche un po’ duri. E’ un cavallo veloce, non manca di fondo e tiene la sua velocità limite per quasi quattro miglia. E’ il cavallo del deserto. Il suo modello sarebbe apparso in Europa al tempo della conquista mussulmana nell’ottavo e nono secolo. Comprende due sottogruppi: il Mu’niqi Hadruj e il Mu’niqi Shayli.