Pro Loco San Potito Ultra

Pro Loco San Potito Ultra Nella valle del torrente Salzola, San Potito Ultra, dalla forma...(continua) latticini ed affini). Antonio Abate, la chiesa di S. Ma c’è di più, molto di più.

Nella valle del torrente Salzola, in situazione salubre, col territorio in parte collinare ed in parte pianeggiante, San Potito Ultra, dalla forma allungata, lungo la SS 7 Appia, che la lambisce, è un borgo irpino carino e tranquillo, ubicato in un'area assai interessante dal punto di vista naturalistico e paesaggistico. Il suo territorio presenta campagne fortemente urbanizzate ed assai fertili (

cereali, viti, ulivi, ortaggi, nocciole ed alberi da frutta, quali meli, peri, ciliegii), nelle quali diverse persone amanti dei prodotti genuini vagano per le aree rurali, acquistandole nella Contrada Solare e nelle frazioni Rosse, Carfati, Breccelle e Chiusa. I pingui pascoli consentono l'allevamento del bestiame e la produzione di prodotti derivati (es. Una delle sue aree rurali, Contrada Ramiera, era celebre per la lavorazione artigianale del rame e del ferro battuto in apposite botteghe tipiche, dove lavoravano i "Ramari", le cui produzioni artigianali si possono ancora ammirare girando per San Potito Ultra. Comune collinare di origine alto-medievale; trae sostentamento dall’agricoltura e da piccole realtà imprenditoriali attive nell’industria e nel terziario. Il territorio comunale, che presenta un profilo geometrico vario ma privo di asprezza, è bagnato dalle acque del fiume Sabato e dei suoi affluenti e rivela nell’aspetto l’opera di trasformazione svolta dall’uomo per rendere l’ambiente adatto alle proprie esigenze: frutteti, vigneti, ordinate estensioni di olivi e campi coltivati si fondono presso le sponde del fiume con la residua vegetazione tipica degli umidi ambienti fluviali (pioppi, salici e ontani napoletani). Localizzazione: Ubicata tra la conca di Volturara Irpina e la media valle del fiume Sabato, occupa una posizione favorevole nell’ambito del sistema provinciale delle comunicazioni: è servita, infatti, dalla strada statale n. 7 Appia, e dista 3 km dalla statale n. 400 di Castelvetere, tracciato panoramico di rilievo comprensoriale che si snoda in una zona di grande interesse naturalistico a ridosso del Parco regionale dei Monti Picentini; 3 km la separano anche dallo scalo ferroviario di riferimento sulla linea Avellino-Rocchetta Sant’Antonio mentre bisogna percorrerne 6 per raggiungere sia il casello di Avellino del raccordo autostradale Avellino-Salerno dell’A3 sia quello di Avellino Est dell’autostrada Napoli-Canosa di Puglia (A16). L’aeroporto internazionale, le strutture portuali di riferimento e il porto commerciale di Napoli, il più importante del basso Tirreno, distano, rispettivamente, 59, 40 e 66 km. Si rivolge ad Avellino per ciò che riguarda i rapporti con le istituzioni; il capoluogo di provincia è polo di gravitazione anche per i consumi. Economia: moderatamente aperta al progresso, la comunità sampotitese conserva ancora ritmi pacati di vita e un forte legame con le consuetudini del passato. La fertilità del territorio comunale ha agevolato il consolidarsi di un’economia di stampo rurale, in cui l’agricoltura, specializzata nella produzione di cereali, ortaggi, frutta, uva e olive, svolge ancora un ruolo di primo piano, sebbene al momento appaia in declino; il settore secondario, poco rilevante, è rappresentato da alcune imprese di dimensioni artigianali, attive nei comparti alimentare, del legno, metallurgico ed edile, mentre il terziario, che comprende un discreto numero di esercizi commerciali e servizi più qualificati, come le assicurazioni, è in grado di soddisfare le esigenze basilari della comunità. Provvista degli ordinari uffici municipali e postali e di una biblioteca comunale, possiede unicamente scuole materne ed elementari e, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria, può fare affidamento soltanto sulla farmacia e su un ufficio sanitario comunale; anche l’apparato ricettivo, che non comprende strutture per il soggiorno, appare da potenziare. Dati essenziali: con una superficie di 4,54 kmq, a 517 metri s.l.m ed a soli 8 chilometri da Avellino, San Potito Ultra ospita circa 1450 Sampotitesi. Il Santo Patrono è San Potito, che ricorre il 14 gennaio, ma viene festeggiato l'8 settembre, unitamente alla Compatrona, la Madonna del Soccorso. L'aria buona, il verde, la tranquillità, la vicinanza al Capoluogo, la presenza di strutture commerciali e ricettive, fanno di San Potito Ultra un perfetto luogo dove passeggiare, andare in bicicletta o punto di partenza (o di riposo) per escursioni nei dintorni, come ad esempio quelle verso il prossimo Monte Tuoro, nel territorio di Chiusano San Domenico. La nostra visita guidata, partendo dalla storia di San Potito Ultra, si sofferma dapprima sui suoi edifici religiosi, la chiesa di S. Antonio da Padova, la Congrega della Madonna del Soccorso, successivamente su quelli civili, il palazzo Amatucci ed il palazzo Maffei. Un occhio particolare viene dedicato alla storia della piazza del centro storico, come pure al tema dell'emigrazione, che, in passato, ha letteralmente dissanguato San Potito Ultra. In tale ambito, potrete leggere la storia di Antonio Thomas Amatucci, uno dei tanti emigrati Sampotitesi che fece fortuna negli USA. Uno dei fiori all’occhiello del Comune di San Potito Ultra è il Museo del Lavoro. Il museo è stato allestito nelle cantine del settecentesco palazzo dei baroni Amatucci nel centro storico del paese e si estende su una superficie di circa 250 mq. Nel museo c’è anche l’archivio della famiglia dei Baroni Amatucci, attraverso il quale il paese si consegna alla rappresentazione dei rapporti “faticosi” tra il grande proprietario terriero e la massa dei suoi tanti coloni. Ci sono le inesauribili mani di lavoratori disinteressati di oggi che con la loro opera hanno sottratto all’abbandono le cantine del Barone corrispondendo con uguale amore al grande dono fatto dalla famiglia De Felice-Sbriziolo. C’è la capacità presepiale di una persona che donando al museo preziose miniature di alcuni mestieri (lo scalpellino, il tipografo, il falegname, il “cucipiatti”, il barbiere, il ferraro) o scene di vita materiale riprodotte con sorprendente realismo (l’uccisione del maiale), fa irrompere nel museo una dimensione antropologica e artistica davvero emozionante. Nella loro opera c’è già un suggerimento per il futuro del museo, fatto di laboratori, di coinvolgimento della popolazione locale, dei giovani soprattutto, per farlo vivere fuori dalle vecchie, paludate, passive logiche della fruizione museale. Tutto ciò, mentre fuori, a poca distanza dal museo, in una contrada rurale “di fabbrica”, sopravvivenza, non l’unica, ma sicuramente la più imponente, di una economia fluviale un tempo fiorente, un vecchio opificio ottocentesco per la lavorazione del ferro e del rame attende di trasformarsi in una fabbrica-laboratorio-museo per far risentire il ritmato suono dei suoi imponenti magli. Dal Museo del Lavoro alla Vecchia “Ramiera” si snoda la sfida di fare di San Potito il paese della civiltà e della cultura del lavoro. Ed è ancora lavoro... L’Opificio della vecchia Ramiera. Sorto agli inizo dell'800, nella omonima contrada "di fabbrica", è stato recentemente acquisito al patrimonio comunale per farne una fabbrica-laboratorio. Contiene quasi tutta la strumentazione originaria, compresi due magli a doppia battente e resti del sistema di ingegneria idraulica che alimentava l'attività di lavorazione. Grazie a queste intuizioni il 17 novembre 2011 il comune ha avuto dal Forum Nazionale della Gioventù il riconoscimento di Meraviglia Italiana che prevedeva e prevede l’assegnazione del bollino di “Meraviglia Italiana” a 1000 tra siti paesaggistici, siti e beni culturali, oltre che manifestazioni della tradizione popolare. Nel territorio comunale l'area ambientale di maggiore pregio è quella attraversata dal torrente Salzola, tipico esempio di "corridoio di connessione biologica" che parte dalle pendici dei Monti Picentini e, continuando lungo la valle del Sabato, si collega al Parco del Partenio, garantendo la continuità ambientale all'ecosistema. L'area attraversata dal torrente presenta zone naturalistiche di pregio e soprattutto importanti testimonianze di "archeologia industriale" tipiche di un'economia fluviale, come i numerosi mulini ad acqua, tutti del XIX sec., di Don Nicola (con i resti di un'antica cartiera), di Porfido (con vasche di raccolta), di Cavaliere (con sistema di captazione e raccolta delle acque) ed il già menzionato imponente manufatto della Ramiera e del suo borgo di fabbrica, dove è presente anche una caratteristica chiesetta di campagna. L'area è stata oggetto di un progetto pilota per la realizzazione di un Parco Fluviale, con opere di naturalizzazione e la realizzazione di un percorso di archeologia industriale. Le sue origini risalgono al periodo della dominazione longobarda, epoca in cui faceva parte dei possedimenti del ducato di Benevento. Ceduta al monastero di Benevento (709 d.C.), divenne successivamente casale della vicina Candida (1231) e ne seguì le sorti fino alla seconda metà del XVII secolo. Nel corso dei secoli appartenne in qualità di feudo a diverse illustri famiglie, come i Capece di Serico, i Filangieri, i Caracciolo ed i principi di Arianello; nella seconda metà del Seicento venne acquistata dai Calò di Villanova. Il toponimo, acquisito in epoca angioina –in precedenza era Radicazzo–, deriva dal nome del Santo Patrono; la specificazione, aggiunta nel 1863, si riferisce ad una precedente suddivisione amministrativa. Il centro storico è caratterizzato da stradine strette, che si snodano tra abitazioni abbellite da pregiati portali in pietra, opera di rinomati artigiani campani. Palazzo Amatucci e palazzo Maffei, edificati da nobili famiglie del luogo, rappresentano interessanti esempi di architettura civile; tra gli edifici religiosi, invece, sono degne di nota la chiesa del Soccorso, la chiesa di Sant’Antonio Abate, contenente un pregevole dipinto settecentesco raffigurante l’Annunciazione, e la chiesa di Sant’Antonio da Padova, costruita nel XVII secolo e impreziosita da un decorativo portale in pietra e da una bella torre campanaria.

Indirizzo

Via Lammia
San Potito Ultra
83050

Sito Web

Notifiche

Lasciando la tua email puoi essere il primo a sapere quando Pro Loco San Potito Ultra pubblica notizie e promozioni. Il tuo indirizzo email non verrà utilizzato per nessun altro scopo e potrai annullare l'iscrizione in qualsiasi momento.

Condividi