05/09/2023
FACCIAMO LA "SVUOTA CARCERI" ANCHE PER I CANI E I GATTI
- Andiamo ad adottarli -
Chi abbandona un cane o un gatto è un vigliacco: sa perfettamente che lo sta condannando a morte, però non è il coraggio di ucciderlo, ma lascia che sia un’auto o un camion a farlo per lui, altrimenti non lo lascerebbe in autostrada.
Vassallo è una delle vittime, è un meticcio bianco e nero, ha rischiato di morire stritolato sotto le ruote di un pirata della strada, è vivo per miracolo anche se la sua spina dorsale è spezzata irrimediabilmente, così come suo cuore. Cammina grazie a un carrellino speciale fatto su misura per lui. Nei suoi occhi si legge il dolore e la sofferenza del tradimento, come può dimenticare di essere stato pugnalato da chi più amata: il suo padrone per il quale avrebbe rischiato la sua stessa vita.
Quella tristezza - insieme a quella di tante altre bestiole crudelmente abbandonate - è stata immortalata da Diana Lanciotti all’interno di un rifugio per testimoniare le storie di animali che vivono, spesso da anni, dietro le sbarre in attesa di tornare a sorridere grazie a una famiglia pronta ad accoglierli e a riempirli di amore. Pronta a far dimenticare loro i maltrattamenti o l’inganno di chi avrebbe dovuto proteggerli e invece li ho lasciati in mezzo a una strada.
Quindici anni dopo l’uscita di “Occhi sbarrati, reportage del canile”, la Lanciotti sforna un altro libro “Cuori grandi così”, foto-racconto tra gli angeli dimenticati. Ancora una volta la giornalista, fondatrice e presidente onorario del Fondo Amici di Paco (da 25 anni dalla parte degli animali con una rivista) unendo devozione per gli amici a quattro zampe e passione per la fotografia ha fatto un gran bel lavoro. Le sue sono immagini che parlano, raccontano un mondo nascosto fatto di creature meravigliose che avrebbero bisogno di passeggiate, corse all’aria aperta e di affetto, e invece sono rinchiuse in cellette, come pericolosi delinquenti, dove non arriva neppure un raggio di sole. È il volto tragico del randagismo. Che molti ignorano.
Un libro per ricordare che questo periodo per gli animali è il più brutto dell’anno, è quello delle vacanze dei loro padroni, quando vengono affidati a degli estranei se va bene, o lasciati al loro destino, nella peggiore delle ipotesi.
La Lanciotti mise piede per la prima volta in un canile il 28 febbraio 1992. Una settimana dopo vi faceva ritorno e ne usciva con il cagnolino Paco è un biglietto di sola andata per un viaggio negli abissi della crudeltà umana che la portata a impegnarsi per cambiare i destini degli animali perseguitati, maltrattati e abbandonati.
Guardando questi musetti dal cuore infranto, così teneri e bisognosi di affetto, come si può solo pensare di lasciarli in una gabbietta nel bagno di un aeroporto (è accaduto purtroppo) per poi volare spensieratamente dall’altra parte del mondo a godersi le ferie in riva al mare. Ma questi individui ce l’hanno una coscienza, un’anima? Probabilmente no. L’egoismo umano è una realtà, si manifesta quando meno te l’aspetti. Non se l’aspettava neanche il cane finito con il guinzaglio legato a un palo, dopo che il padrone per farlo salire in auto gli aveva promesso una corsa al parco. Ingannato e abbandonato. E nessuno gli ha reso giustizia. Anche lui pastore tedesco bellissimo e tra i protagonisti del libro, fotografato in uno dei rifugi che stanno più a cuore a Diana, i Fratelli Minori di Olbia, ai quali andranno i diritti d’autore del volume “Cuori grandi così”.
“ sapeste quanti cani di razza finiscono nei canili” spiega l’autrice “ gli abbandoni non guardano se il cane è di razza o no. Privi di una basilare conoscenza cinofila, non ne conoscono le caratteristiche specifiche, né le esigenze e si lasciano conquistare dall’aspetto e dalle mode”.
Poi alle prime difficoltà gettano la spugna. “Gli animali non sono giocattoli, per questo non vanno regalati come fossero pelouche. Anche gli allevatori, gli educatori e i veterinari dovrebbero fare attenzione per evitare che certi cani finiscano in mani sbagliate”. E alla fine, dietro le sbarre.
E se si è fortunati si finisce in rifugi gestiti bene con persone competenti e volontari che ogni giorno con amore e devozione si occupano di bestiole ferite nel corpo e nell’anima, ma si può rischiare di entrare in strutture in mano a dei criminali che più che del benessere animale si preoccupano solo di ricevere puntualmente i contributi dello Stato rendendo le adozioni quasi impossibili. Facciamo dunque un appello al governo e ai parlamentari affinché si attivino per indagare, fare i controlli e mettere i cani e gatti insicurezza. Poi, si chiudono questi luoghi miserabili per aprire delle oasi dove gli animali possono finalmente tornare a vivere dignitosamente. Come recita il libro “Chiudiamo i canili” di Tribe “ non è una richiesta o una timida proposta, ma un abbaiare deciso è radicalmente schierato contro la mentalità, l’ideologia, la psicologia e l’architettura del canile per cercare di recuperare quel millenario e meraviglioso rapporto con i cani che va perdendosi irrimediabilmente”. E non dimentichiamo che “ la civiltà di un popolo si misura dal modo in cui tratta gli animali” direbbe Gandhi.
Daniela Mastromattei
Libero - giovedì 17 Agosto 2023