02/01/2024
Ero andato alla cena sociale del primo trofeo Musolino pensando che avrei trascorso la serata ad un tavolo con tutti gli amici di Luciano.
Sarebbe stata una serata dolce e triste. Avremmo, tutti insieme, ricordato gli innumerevoli aneddoti e storie su, e di, Luciano. Avremmo brindato e versato qualche lacrima alla sua memoria.
Purtroppo, dopo una rapida occhiata, mi resi conto che eravamo presenti solo io e Carlo Prastaro.
Fui ben attento quindi a trovare un posto al suo fianco.
Era il tavolo riservato ai consiglieri della SAS.
Già il mio umore non era alle stella ma qualcosa lo peggiorò.
Non ricordo chi tra i consiglieri guardandomi e dando un’occhiata agli altri tavoli, mi chiese:
“Santi, ma tutti quegli amici di Luciano che scrivono d’averlo sognato o di non riuscire a superare
la sua scomparsa, come mai non ne vedo nessuno?”.
Fu come un pugno, inaspettato, allo stomaco, e ancora oggi lo ricordo.
Sarà che ci avviciniamo al 2 Gennaio o il ricordo di quanto ho appena scritto che oggi ha fatto si che immaginassi di sognare Luciano.
È andata pressappoco così:
Siamo nel prato di casa sua, la giornata è fredda ma soleggiata.
Luciano ha il solito cappellino e uno sciarpone intorno al collo.
Con quel suo sorriso aperto, non quello sornione che riservava a chi voleva mettere a disaggio, mi
chiede:
“Santazzo, raccontami della SAS”.
La domanda mi spiazza.
Come sempre penso cosa voglia sentirsi raccontare.
Mi chiedo cosa dirgli.
La verità, una falsa verità, o cosa?
Cercando di prender tempo, valutando cosa rispondergli, temporeggio, ciancio di questo e quello, il tempo, gli amici.
“ Sai, Luciano” gli faccio “Franco dopo l’elezione del nuovo consiglio, si è un po' defilato.
L’ho incontrato al primo campionato a Padova e mi ha fatto piacere abbracciarlo…”
“… però?” mi fa lui.
“Però, niente. Stai tranquillo, Franco sa che tu ti aspetti che vegli sulla SAS. Così gli ho detto”.
“Hai fatto bene” sorride lui, poi mi chiede di Salvatore.
“Salvatore, ha molto sofferto. Non prende più parte alla vita della società e non presenzia neanche
ai raduni. Continua però ad amare la SAS e sempre cerca di stare aggiornato sugli eventi”.
Si accende un sigaro, un puro come lui lo chiamava. Ci scherza su. “Tanto il fumo, non può più far male” mi fa. “Ma raccontami degli altri”.
Io, non me lo faccio ripetere due volte e parto sparato:
“Carlo, ricorderai come lo tenevi sempre sotto pressione, e come, alcune volte, per dispetto,
bocciavi le sue idee anche se valide. Oggi Carlo è diverso, più consapevole, responsabile del suo
ruolo. Stefano, non fa parte dell’attuale consiglio. Non ci crederai, quando si decise di fare una lista “d’unità nazionale” e il nome sul quale ci fu posto il veto era il suo, l’unico a opporsi, per quanto poco valesse, fui io. Ma non è finita, a distanza di un anno un consigliere mi disse: “Voi avete fatto fuori il povero Stefano”. Gli chiesi a chi fosse riferito il Voi, dato che solo io mi ero opposto, e lui era tra coloro che avevano approvato.
Stefano però ha approfittato di questo ritiro sabatico forzato. All’ultimo campionato SV ha ottenuto con una sua c***a il titolo di Auslese, e piazzato due suoi cani tra i primi cinque della classe giovani maschi. Loris non fa parte del consiglio e non partecipa alle attività della SAS. Fortunatamente si occupa della sua sezione attivamente e spero un giorno possa tornare.”
Maurizio, il nostro amico palermitano, è sempre uguale. Riflessivo, pacato, leale e ,come solevi definirlo tu, fedele nei tempi. Anche lui ha sofferto tanto ed è rimasto disorientato dalla tua scomparsa.
“E Salvatore Capetti che fa?” mi chiede come faceva sempre. “Raccontami”.
“Capetti, anche se ultra novantenne, è sempre elegante, integro nel fisico e nella mente. Lo incontro alcune volte al bordo del ring, e le sue analisi delle classifiche sono sempre esatte.”
Luciano abbassa la testa come se stesse riflettendo e poi tutto ad un tratto mi chiede: “Toto e Alessia? Come stanno, che fanno?”
Finalmente non devo riflettere su cosa dirgli.
“Toto e Alessia stanno bene. Ogni anno producono cani bellissimi e ottengono ottimi risultati al
campionato SV. Hanno ereditato il tuo affisso e continuano a tenerne alto il nome”.
Lo vedo ridere soddisfatto e poi mi dice “Bene Santazzo, mi ha fatto piacere chiacchierare con te
ma adesso devo andare”.
Non voglio chiudere la conversazione, vorrei stare li, ore e ore, a parlare.
Luciano è come se mi leggesse nel pensiero, e chiede:
“Ricordi quel viaggio che abbiamo fatto insieme? Eravamo sdraiati in spiaggia, e vagheggiando una nostra futura vecchiaia, magari seduti su una poltrona, con una copertina sulle gambe e una badante che ci tiranneggia, valutammo che la vecchiaia non avrebbe fatto per noi, non l’avremmo accettata. Me
ne sono andato alla fine di un anno incredibile, Santi, con successi irripetibili. Vivendo dove avevo sempre sognato vivere, Viernheim, in compagnia delle persone a me più care, Toto e Alessia. Un’esperienza unica e magica. Non sono triste e, ti prego, non esserlo neanche tu.
Ti ho ascoltato, a un raduno, quando ricordandomi, alla fine, hai detto che si muore veramente
solo quando chi resta ci dimentica. Io vivrò sempre, o almeno, sino a quando voi mi ricorderete.
Un giorno vi rincontrerò tutti, i miei amici, vi aspetterò su un immenso campo d’erba sul quale
sarà montato un grande ring, attorno al quale gireranno dei bellissimi pastori tedeschi, e riderò
ascoltando i vostri giudizi, come sempre, errati.
Vi vorrò sempre e comunque bene ma, vi prego ... difendete la SAS dalle invasioni barbariche.”
Santi Grasso