24/02/2024
L’approccio all’alimentazione dei nostri cani è cambiato radicalmente nel corso degli anni, passando dal rifilare loro gli avanzi a formulare diete personalizzate perfettamente bilanciate. Analogamente a quello che succede con gli umani, alcune diete sono influenzate anche da filosofie di vita e scelte etiche e non si basano esclusivamente su evidenze scientifiche. Tra queste la dieta BARF (acronimo che sta per Bone and Raw Food oppure per Biologically Appropriated Raw Food) teorizzata da un veterinario australiano negli anni ’90 è sicuramente una di quelle che ha avuto la diffusione maggiore.
Secondo la filosofia alla base della dieta BARF i cani traggono maggiore beneficio da un’alimentazione il più simile possibile a quella dei loro antenati selvatici: i lupi. Gli alimenti che quindi andrebbero inclusi nella dieta sono soprattutto (se non esclusivamente) crudi: carne cruda, frattaglie, ossa polpose, uova crude. Ci sono poi alcuni alimenti su cui non tutti i sostenitori della dieta BARF concordano, come verdure, frutta e cereali. Altri principi su cui si basa questa dieta sono quelli di variare il più possibile gli alimenti e di non fornire tutti i nutrienti ad ogni pasto come invece accade quando si danno al cane alimenti commerciali completi come croccantini o scatolette.
Questo tipo di alimentazione presenta delle problematiche non trascurabili, a cominciare dal principio stesso su cui si basa. Il cane infatti sicuramente discende dal lupo, ma non è più un lupo e non fa neanche la vita di un lupo, il processo di domesticazione e di selezione operato dall’uomo nel corso di migliaia di anni ne ha modificato non soltanto l’aspetto e il carattere ma anche in alcuni casi la fisiologia. Inoltre il cane è la specie più varia che esista con centinaia di razze diverse, che hanno anche esigenze alimentari diverse. Vari studi hanno evidenziato come i cani abbiano una capacità maggiore dei lupi di digerire gli amidi; questo è dovuto a delle mutazioni in una serie di geni coinvolti nel processo di digestione di queste molecole che si trovano soprattutto in alimenti come cereali e tuberi. Addirittura è stato visto come per alcuni di questi geni il processo di selezione sia stato diverso a seconda delle razze: più accentuato in razze che per l’utilizzo che se ne è fatto nel corso della storia, per lo stile di vita che conducevano, o semplicemente per il luogo in cui si sono sviluppate, hanno avuto diete più ricche di amidi.
Un’altra criticità che fa sì che molti veterinari siano propensi a sconsigliare la dieta BARF è il rischio di infezioni alimentari, gli alimenti crudi infatti possono veicolare parassiti e batteri che verrebbero inattivati dalla cottura e questo rischio solo in parte viene limitato, ma non annullato, dal congelamento degli alimenti. Alcuni studi hanno anche rilevato la presenza di patogeni zoonosici, quindi un potenziale pericolo anche per i proprietari e non solo per il cane. Infine le ossa possono rappresentare un altro problema importante, non è raro infatti che possano causare occlusioni, incastrarsi da qualche parte lungo l’apparato digerente o addirittura perforarlo.
I principi su cui si basa questa dieta quindi sono quantomeno questionabili, questo non vuol dire che siano completamente sbagliati, e come è immaginabile nel corso degli anni sono stati interpretati da alcuni in maniera troppo estremista, travisando anche le affermazioni di chi l’ha teorizzata per primo.
La dieta comunque dovrebbe avere come obiettivo principale quello di rispecchiare i fabbisogni nutrizionali dei cani, che sono diversi da cane a cane, quindi figuriamoci da cane a lupo.
[Mario Cirigliano]
(Nei commenti, traduzione a cura della redazione)
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4152787/
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4749313/?fbclid=IwAR1sWmpjXTjVvDhv8jDDInZqB9at25Wp5HAxLfByUn8ji73TiTKdBQx47jw