22/04/2022
Abituate i vostri cani alla solitudine.
"Abituate i vostri cani a momenti di isolamento sociale, a momenti in cui proprio siete assenti ed a momenti in cui, pur vedendovi o sentendovi, non siete fisicamente a contatto con loro, raggiungibili a loro piacimento, nemmeno con lo sguardo.
Abituateli a gestire sapientemente e con grande tranquillità una momentanea limitazione della libertà, tanto in vostra presenza, quanto e soprattutto in vostra assenza.
Non abbiate paura che tutto ciò li "allontani" da voi o che rovini il vostro rapporto, che leda la loro fiducia in voi o che crei troppa "indipendenza" da voi.
Perché non c'è proprio nulla di bello, di struggente, tanto meno di emozionante, in un cane incapace di stare "da solo".
Non c'è proprio nulla di poetico in un cane che "piange", abbaia, ulula.
In un cane che, "disperato", scarica lo stress dell'allontanamento da voi in azioni lesive tanto verso l'ambiente circostante quanto verso se stesso mordendo, strappando, distruggendo, raspando.
Dopo tanti anni di professione ancora non riesco proprio a capire cosa mai possa trovare di così "appagante" il proprietario di quel cane che non è capace di avere un minimo di autonomia né di sopportare la non vicinanza fisica del suo umano.
Personalmente parlando, anzi, mi sentirei profondamente male - e decisamente in colpa - nel sapere che il mio cane "dipende" in modo così "viscerale" ( e soprattutto MALSANO) da me, e non vi troverei proprio nulla di bello, men che mai di appagante.
Soprattutto perché spesso, praticamente quasi sempre anzi, questa incapacità di accettare la non presenza fisica del proprietario e/o una limitazione della propria libertà nasce da un rapporto in verità insano, sbilanciato, da un'educazione non corretta e soprattutto da un' assolutamente errata (umana) interpretazione proprio di quelle manifestazioni di rifiuto che così tanto ci commuovono.
Simili comportamenti sovente nascono dalla carenza di alcune doti naturali - come tempra e docilità, ad esempio - carenza che per ignoranza - e molto spesso per appagamento personale - finiamo per avallare e riconfermare piuttosto che reindirizzare.
Oppure sono determinati ben più dalla "necessità di controllo" su di noi che il cane ha, che non certo dall'affetto - o supposto "amore", come tanto ci piace credere.
O magari, ancor più semplicemente, derivano da una totale mancanza di quella giusta esperienza che ogni cane dovrebbe poter acquisire nel suo percorso di crescita.
Un cane sereno, equilibrato, è un cane che riesce a restare tranquillo anche senza la presenza fisica del suo proprietario.
Un cane che sa gestire tempi e spazi nei quali non può avere il suo compagno umano vicino o non può fare quello che vuole in quel preciso momento.
Abituare un cane alla solitudine ed alla riduzione dell'attività fisica - in modo temporaneo - significa permettergli di apprendere che in determinate circostanze sì esistono delle limitazioni, ma che queste non pregiudicano né affettano in modo distruttivo la sua esistenza.
C'è un momento per tutto.
Un momento per giocare, per correre, per interagire, per manifestare le proprie pulsioni istintive e dare libero sfogo alle proprie doti naturali.
Così come vi è il momento di accettare l'impossibilità di mettere in atto tutto ciò e di "attendere" con serenità, riposando o magari organizzando le proprie attività nello spazio consentito.
Il momento che mai dovrebbe esserci, in realtà, è solo ed esclusivamente quello in cui l'appagamento del nostro ego, delle nostre insicurezze e della necessità di sentirci "indispensabili" per qualcuno si renda possibile attraverso il profondo stato di malessere proprio del nostro cane, che così tanto asseriamo di "amare"."