07/02/2021
HO ADOTTATO UN CANE DAL SUD.
Quando dite: "Ho adottato un cane dal Sud, ma è un disastro: ha paura di tutto, non vuole uscire di casa, abbaia alle persone e agli altri cani, non so più che fare!" mi verrebbe spontaneo di chiedervi di sedervi un attimo nel prato, accanto al cane, e di ragionare insieme.
I Cani del Sud possiedono un bagaglio di stratosferiche competenze (alcune tramandate geneticamente da generazioni, altre frutto di acquisizione di esperienze) che di norma sono estremamente funzionali per la sopravvivenza all'interno del territorio al quale appartengono.
Ad esempio: alcuni Cani del Sud sono abilissimi comunicatori.
Alcuni sanno trovare risorse alimentari e sostentamento praticamente in ogni habitat del Pianeta: sono dei maestri, ad esempio, nello scovare l'unica scatoletta di tonno contenente ancora qualche residuo in un bidone di spazzatura pieno di inutile plastica.
Altri sono dei maghi dell'evitamento e sanno scappare in maniera eccellente dalle situazioni, a loro avviso, potenzialmente rischiose.
Conosco personalmente un terzetto di fratelli siciliani capaci di rendersi perfettamente invisibili all'uomo durante una passeggiata nel bosco.
È come se sapessero scomparire.
Gliel'ho visto fare.
Lo giuro.
Oppure alcuni individui hanno sviluppato eccellenti capacità di gestione dei conflitti.
Altri ancora sanno sfruttare così bene le loro intelligenze sociali da essere capaci di tenere unito un gruppo.
E poi ci sono quelli capaci di mettere in sicurezza, difendere e proteggere un territorio che definiscono di loro competenza.
Possono mostrarsi in grado di allontanare creature molto più grandi e pericolose di loro, se necessario.
Essere umano compreso.
E lo sanno fare con una forza e una tenacia che Rambo spostati.
Ma, ahimè, a tutte queste competenze straordinarie, quasi nessuno di noi è capace di dare valore.
Prendiamo un Cane dal Sud e ci aspettiamo che magicamente si adegui alle aspettative della nostra famiglia umana.
Che accetti di camminare legato ad un guinzaglio anziché libero.
Che non rovisti nella spazzatura.
Che non rubi il cibo dalla tavola.
Che non abbai alle persone per strada, segnalandole al suo gruppo sociale come era abituato a fare.
Come se non fosse già abbastanza difficile e doloroso abbandonare la propria famiglia.
Vivere una certa quantità di tempo chiuso in una gabbia di canile.
Cambiare regione, alimentazione, clima.
Cambiare vita.
E, infine, dover cambiare anche se stessi.
Dimenticare le proprie tanto esercitate abilità.
Accantonare le competenze costruite con impegno e doversi reinventare, da capo, un nuovo modo di stare al mondo.
D percepire il mondo.
Di essere.
Bene.
Se avete preso un Cane dal Sud, sedetevi sul prato accanto a lui/lei.
Parlate a voi stessi del vero motivo che vi ha spinto ad adottare proprio quel cane.
Siate sinceri.
Fate chiarezza nei vostri cuori.
Ricordate loro che, una volta arrivati al Nord, non vi devono niente.
Che non devono esservi grati.
Che non devono compiacervi, né trasformarsi in dei pet.
E non chiedetegli, per favore, di dimenticarsi chi sono.
-Enrica Ceccarini-
In foto: Olmo, ex randagio pugliese.
A volte basta trovare per terra una confezione di panna da cucina per ricordarsi come si apre un tetrapak e mostrarsi per chi si è.
🖤