24/08/2023
I CANI CI INVITANO A RIFLETTERE…SU NOI STESSI
Ispirata dalle parole di Bateson “non esistono cervelli singoli ma cervelli in relazione”, non posso non considerare le relazioni tra noi e i nostri cani di pari dignità rispetto a quelle con i nostri cospecifici. Così come avviene tra umani, alcuni intendono la relazione con il proprio cane in modo esclusivo, un’occasione per estraniarsi dal mondo degli umani e calarsi in una dimensione “maggiormente canina” fonte di limpidezza, spontaneità e libertà. Per altri la relazione col cane è come un volano che li integra all’interno della società di cui il cane fa parte a pieno titolo. Non è raro trovarsi, uscendo col proprio cane, a intrecciare conversazioni con perfetti sconosciuti incentrate sui cani.
La relazione col cane ci offre anche altre opportunità che sarebbe sciocco non cogliere ignorandone la possibilità. L’incontro con l’altro, tanto diverso da noi come un cane, che attrae la nostra curiosità e ci lascia affascinati nel chiederci continuamente chi lui sia, può aprire alla vera conoscenza di noi stessi. Illuminanti mi risultano le parole di G. Liotti “per capire la nostra mente abbiamo bisogno di capire la mente dell’altro. Non è che prima capiamo noi stessi e poi, benevolmente, ci dedichiamo a capire la mente altrui… al contrario se non ci sei tu io non posso conoscere me”. Liotti dice che proprio nel continuo scambio con l’altro nasce la coscienza di noi stessi. Così nell’osservare i nostri cani, le loro condotte e nel chiederci quale significato abbiano, abbiamo la possibilità di guardare noi stessi nella tendenza ad attribuire uno o l’altro significato a ciò che stiamo osservando. E’ molto chiaro il pensiero di Liotti quando dice che non si può conoscere l’altro se non gli vogliamo bene, il “voler bene” inteso non come carezze e basta, ma come conoscenza della sua mente, aprendo così al grande tema dell’empatia
Amare i cani, significa principalmente voglia di conoscerli, e il continuo interrogarsi su chi sia l’altro ci offre l’opportunità di chiederci chi siamo noi, perché vedete, quello che i nostri sensi percepiscono è spesso frutto della nostra mente, impregnato delle nostre distorsioni che sono poi la nostra essenza, e che alle volte, racconta poco dell’altro e tanto di noi. E’ anche per queste ragioni che chi si approccia al cane con approccio Cognitivo-relazionale non guarda più i singoli attori ma pone la sua attenzione nella relazione stessa, perché è solo nel dialogo relazionale che possiamo vivere l’altro, l’altro che non è univoco e stabile, ma una parte di sé che muta nel mutare del dialogo.
dott.ssa Federica Manunta Medico Veterinario Esperto in Comportamento