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LOR Italia LABORATORIO ORNITOLOGICO REGGIANO
Ideatori e produttori dei mangimi composti UNIFEED
(2)

Pance da Unifeed ‼️ Negriti della Bolivia - Spinus Atratus allevati con unifeed vita cardellini / fringillidi .
30/07/2024

Pance da Unifeed ‼️ Negriti della Bolivia - Spinus Atratus allevati con unifeed vita cardellini / fringillidi .

YELLOW PLUS Mangime complementare ad azione pigmentante GialloMangime complementare pigmentante del colore giallo per uc...
16/07/2024

YELLOW PLUS Mangime complementare ad azione pigmentante Giallo

Mangime complementare pigmentante del colore giallo per uccelli granivori (lipocromici/melaninici: canarini lipocromici ad ala bianca, spinus, carduelis), esalta il colore del piumaggio degli uccelli a fattore Giallo.

CONTENUTO: Miscela di xantofille di origine vegetale, completamente naturale.

ISTRUZIONI PER L’USO: miscelare il prodotto in ragione del 2-3% negli unifeed (20-30 gr/kg) o 5-6% (50-60gr/kg) nel pastoncino nelle diete tradizionali.

AVVERTENZE: Non esporre il prodotto a fonti dirette di calore o luce solare. La confezione va richiusa dopo ogni utilizzo al fine di garantire la fragranza, l’efficienza e l’appetibilità del prodotto.

🎯 𝗜𝗟 𝗠𝗜𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗧𝗘𝗡𝗢𝗥𝗘 𝗣𝗥𝗢𝗧𝗘𝗜𝗖𝗢 𝗡𝗘𝗟𝗟’𝗔𝗟𝗟𝗘𝗩𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗡𝗜𝗗𝗜𝗔𝗖𝗘𝗜L’assioma più proteine più crescita nell’alimentazione dei ni...
13/07/2024

🎯 𝗜𝗟 𝗠𝗜𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗟 𝗧𝗘𝗡𝗢𝗥𝗘 𝗣𝗥𝗢𝗧𝗘𝗜𝗖𝗢 𝗡𝗘𝗟𝗟’𝗔𝗟𝗟𝗘𝗩𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢 𝗗𝗘𝗜 𝗡𝗜𝗗𝗜𝗔𝗖𝗘𝗜
L’assioma più proteine più crescita nell’alimentazione dei nidiacei deve essere rivisto. Il fatto è che nessun altro elemento di un mangime quanto il tenore proteico rappresenta un dato “drogato”, intendendo il fatto che il suo valore ci dà un’informazione che non è sempre di utilità per l’allevamento dei piccoli in crescita, ma anche nelle diete per i soggetti adulti.
Per comprendere quest’affermazione bisogna avere un attimo di pazienza e visualizzare un concetto importante che può essere la risposta ad esempio a questa domanda: come mai un kg di proteina di frumento all’80% costa meno di un euro mentre lo stesso kg ma di proteina di latte o di uovo (sempre all’80%) costa 15/20 volte di più? Quale è il valore aggiunto di questi alimenti rispetto ad uno di egual tenore proteico?
"Le proteine sono più buone!" dice anche l’allevatore inesperto…cosa vuol dire? Sono più digeribili? Certo sono più digeribili, più assimilabili quelle di origine animale ma si tratta di un potenziamento della biodisponibilità di un 10/20% che non giustificherebbe un valore di 15/20 volte in più come prezzo. In natura ed anche nel commercio “nulla si crea e nulla si distrugge”, costa di più perché vale di più.
La soluzione del mistero è così spiegata: le proteine sono sostanze costituite da 20 aminoacidi (i mattoni delle proteine), tali mattoni che hanno nomi impronunciabili (metionina, acido aspartico, isoleucina, idrossiprolina, ecc. ecc. fino a 20) sono presenti in ogni tipo di proteina in proporzioni diverse. Ogni proteina ha tutti gli aminoacidi ma in dosi diverse. Natura vuole che dei 20 aminoacidi ve ne sono molti che possono essere generati a partire da altri nutrienti quali gli zuccheri mentre solo per alcuni l’animale è impossibilitato a sintetizzarli ed è costretto quindi ad introdurli con la dieta. Ecco che i primi vengono detti non essenziali (acido glutammico, acido aspartico, idrossiprolina, ecc. sostanze che se servono l’animale se le costruisce “in casa”), i secondi essenziali (metionina, lisina, triptofano, treonina, istidina, ecc. sono quelli che contano, che costano, che sono presenti in maggior % nelle proteine animali). Da notare che esistono piccole varianti di specie nella lista cioè alcuni sono essenziali per una specie e non per l’altra, e nell’ambito della stessa specie un aminoacido può essere essenziale nella fase di accrescimento ma non più nell’animale adulto (che riesce a produrne un po’ dagli zuccheri, quel po’ che basta per un adulto ma non per un uc***lo in rapida crescita).
Gli aminoacidi essenziali sono detti “limitanti” quando sono presenti nella dieta a dosi inferiori rispetto al fabbisogno che ha l’animale di questa sostanza. Il concetto di aminoacido limitante può essere visto come un convoglio di navi la cui velocità è data dal bastimento più lento…La nave più veloce deve far parte del convoglio e non può aumentare la velocità anche se potrebbe ma deve andare al passo della più lenta, l’aminoacido limitante. Se ho un 40% di proteine in un mangime ma sono carente di treonina ad esempio avrò un’efficienza di un mangime al 15% perché la carenza di questo elemento influenzerà negativamente la sintesi proteica del soggetto in crescita.
Ergo mangimi con bassi tenori proteici ma alte percentuali di aminoacidi essenziali (che sono messi a disposizione di sintesi per l’industria mangimistica) possono essere più performanti di mangimi ad alto tenore proteico ma con un profilo aminoacidico di scarso valore, col vantaggio che non si “caricano” inutilmente i fegati ed i reni dei soggetti (perché non si impegnano ad eliminare “bombe” di prodotti azotati tossici derivanti dal catabolismo proteico). L’eccesso proteico è una delle patologie nutrizionali più devastanti nell’allevamento ornitologico.

Dott. Stefano Figurella
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L.O.R.
Laboratorio Ornitologico Reggiano
www.loritalia.com

⚠️🪶🎨 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗔𝗥𝗦𝗔 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗟𝗢𝗥𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗔𝗡𝗢𝗠𝗔𝗟𝗘 𝗡𝗘𝗜 𝗣𝗜𝗨𝗠𝗔𝗚𝗚𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗜 𝗗𝗜 𝗖𝗔𝗡𝗔𝗥𝗜𝗡𝗜 𝗣𝗘𝗥 “𝗧𝗥𝗔𝗦𝗖𝗜𝗡𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢” 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗟𝗢𝗥𝗔𝗡𝗧𝗘 𝗔𝗧𝗧𝗥𝗔𝗩𝗘𝗥𝗦𝗢 𝗜𝗟...
12/07/2024

⚠️🪶🎨 𝗖𝗢𝗠𝗣𝗔𝗥𝗦𝗔 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗟𝗢𝗥𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗔𝗡𝗢𝗠𝗔𝗟𝗘 𝗡𝗘𝗜 𝗣𝗜𝗨𝗠𝗔𝗚𝗚𝗜 𝗗𝗘𝗜 𝗚𝗜𝗢𝗩𝗔𝗡𝗜 𝗗𝗜 𝗖𝗔𝗡𝗔𝗥𝗜𝗡𝗜 𝗣𝗘𝗥 “𝗧𝗥𝗔𝗦𝗖𝗜𝗡𝗔𝗠𝗘𝗡𝗧𝗢” 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗟𝗢𝗥𝗔𝗡𝗧𝗘 𝗔𝗧𝗧𝗥𝗔𝗩𝗘𝗥𝗦𝗢 𝗜𝗟 𝗧𝗨𝗢𝗥𝗟𝗢 𝗗𝗘𝗟𝗟𝗘 𝗨𝗢𝗩𝗔 𝗗𝗘𝗣𝗢𝗦𝗧𝗘 𝗗𝗔 𝗙𝗘𝗠𝗠𝗜𝗡𝗘 𝗔𝗟𝗜𝗠𝗘𝗡𝗧𝗔𝗧𝗘 𝗖𝗢𝗡 𝗦𝗢𝗩𝗥𝗔 𝗗𝗢𝗦𝗔𝗚𝗚𝗜 𝗗𝗜 𝗖𝗢𝗟𝗢𝗥𝗔𝗡𝗧𝗜 𝗟𝗜𝗣𝗢𝗦𝗢𝗟𝗨𝗕𝗜𝗟𝗜 𝗟’𝗔𝗡𝗡𝗢 𝗣𝗥𝗘𝗖𝗘𝗗𝗘𝗡𝗧𝗘.

Una problematica che spesso si verifica in allevamenti ove è indispensabile che non vi siano dorature o altre alterazioni cromatiche nei canarini è appunto la comparsa delle stesse già nel nido. L’allevatore è portato subito ad additare come colpevole il mangime o il pastoncino che sta utilizzando e quindi cambia in corso d’opera l’alimentazione spesso risolvendo il problema nelle covate successive (il che rafforza la sua convinzione). Tutti gli anni anche allevatori esperti compiono delle “migrazioni” da un alimento ad un altro e risolvono il problema nelle successive covate e quindi si creano un protocollo alimentare per l’anno a ve**re (convinti di non avere più il problema) poi però l’anno successivo gli si ripresenta e cambiano nuovamente alimento. Credono che le ditte produttrici di mangimi sottovalutino il problema, che mettano gli ingredienti un po’ “a caso” o che introducano partite di ingredienti di cui non conoscono la composizione…
I coloranti quali cantaxantina (LUCANTIN RED, CAROPHYLL RED) hanno dosaggi efficaci molto più bassi di quelli che vengono utilizzati nella pratica della canaricoltura questo perchè con la paura di colorare “poco” gli allevatori hanno nel tempo alzato le dosi… Ad oggi un dosaggio di 8-10 grammi kg di pastoncino per le diete tradizionali (con anche i semi) o 1,5-2 grammi per le diete basate su mangimi completi rappresentano i dosaggi massimi che possono sopportare i canarini per le settimane (pochi mesi) della muta. Si tenga presente che il dosaggio di questi prodotti (che sono nomi commerciali di formulazioni contenenti cantaxantina al 10%) è di 10/20 grammi di prodotto per 100 kg di mangime completo per pigmentare i tuorli delle uova di gallina. 100 volte in meno il dosaggio che molti allevatori utilizzano!!! In effetti tali sostanze alle comuni dosi per cui sono state studiate sono innocue mentre a dosi di cento volte superiori sono tossiche (immaginiamo di assumere 100 aspirine al giorno per due mesi). Lo studio al ribasso per individuare la dose minima di colorante nel canarino capace di darmi il medesimo risultato non è stato mai effettuato…
Ciò si traduce in due fenomeni: uno sanitario ed uno di colorazioni anomale sui giovani dell’anno successivo.
Il primo è una sorta di chemioterapia che distrugge il sistema immunitario ed il fegato dei soggetti con danni proporzionali alla dose ed al tempo di somministrazione, con recrudescenza di malattie croniche presenti in allevamento (atoxoplasmosi, megabatteriosi, ecc.) o addirittura casi di vaiolo in stagioni prive di zanzare. Tali sostanze, essendo liposolubili, come vedremo hanno un inerzia metabolica per cui una volta “tolte” dalla dieta continuano a procurare danno per diverso tempo (sempre perché
non sovra dosate ma “ipermegasupersovradosate”).
Il secondo aspetto che è l’anima di questo scritto riguarda il “trascinamento” del colorante nei tuorli delle uova delle femmine colorate l’anno precedente. La cantaxantina (come il betacarotene ed altri carotenoidi) si scioglie nei grassi e viene stoccata nei grassi di deposito del canarino al netto di quella fissata nel piumaggio e quella che viene lentamente eliminata. Il tessuto adiposo è un tessuto poco “vitale”, metabolicamente poco attivo, che viene ad essere attivato e “svuotato” solo quando serve, quando vi è necessità. Oltre a casi di deficit energetico (digiuno, malattia, ecc.) il vero momento in cui una canarina mette mano alle riserve lipidiche è l’ovodeposizione. Il tuorlo (sul secco) contiene quasi la metà di grasso ed è qui che ritroviamo la nostra cantaxantina dell’anno scorso… I tuorli delle uova infeconde che apriamo di soggetti colorati l’anno precedente sono rossi. Tale grasso presente nell’uovo fecondato viene utilizzato dall’embrione ma in parte finisce per essere anche per lui grasso di deposito e può essere mobilizzato e trasportato nei follicoli delle penne in crescita, risultato? Le penne non sono più bianche.
Ricordiamo che l’inerzia metabolica di queste sostanze e le ipermegasupersovradosi fanno sì che i piccoli delle prime covate abbiano al loro interno dosi di colorante attive (la femmina dopo 8/9 mesi produce uova rosse, non possiamo pretendere che il piccolo in tre settimane si liberi completamente del colorante).
Tale fenomeno ha chiaramente un decadimento tra la prima e le successive covate per cui tende ad attenuarsi, dando all’allevatore la falsa percezione di aver risolto il problema cambiando in corso d’opera il mangime e fissando un protocollo alimentare per l’anno successivo, ma il problema gli si ripresenterà. La soluzione e l’auspicio è che si riducano drasticamente i dosaggi dei coloranti presso gli allevamenti in modo da migliorare come prima cosa lo stato di salute degli animali a parità di colorazione ed evitando queste alterazioni.

Dott. Stefano Figurella
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🌱 UNO SCORCIO DI “REALTÀ” NELL’ALIMENTAZIONE ANIMALE[vecchio articolo, ma sempre attuale]Visti i recenti articoli compar...
11/07/2024

🌱 UNO SCORCIO DI “REALTÀ” NELL’ALIMENTAZIONE ANIMALE
[vecchio articolo, ma sempre attuale]

Visti i recenti articoli comparsi sull’Italia Ornitologica dove si esaltano le forme ed i colori delle verdure per curare patologie d’organo, nonché le proprietà miracolose dei semi germinati, mi sono sentito stimolato a scrivere il seguente..
Il pericolo è che in un settore ornitologico in declino come il nostro venga data visibilità a metodologie alimentari ormai superate mettendo all’angolo non le innovazioni, bensì le normali tecniche alimentari che da decenni vengono adottate di norma nell’alimentazione animale, studiate “alle” università, insegnate ai colleghi veterinari e nutrizionisti, adottate da tutte (proprio tutte) le aziende zootecniche e che , grazie anche al nostro impegno, sono entrate da un decennio con successo nel nostro piccolo mondo. Mi voglio concentrare sull’articolo della mia collega sui pregi della germinazione delle sementi non potendo proprio commentare da uomo di scienza l’articolo sulla forma delle verdurine per curare patologie d’organo.

Dobbiamo tenere ben presente che in zootecnia allevatori, tecnici e aziende hanno avuto i nostri medesimi problemi nell’alimentare al meglio i propri animali, con medesime problematiche ma con investimenti enormemente più grandi che davano origine a problematiche enormemente più grandi. Su scala mondiale 70/80 anni fa si è cercato di risolverle preparando gli alimenti, trattando gli stessi e soprattutto miscelandoli in mix di composizioni certe perché dosate: si è arrivati alle formule dei mangimi composti integrati. Tali formulazioni vennero “aggiustate” e “cucite addosso” alle singole specie e addirittura alle varie fasi produttive della singola specie grazie ad investimenti e sperimentazioni globali. La cosa che è lampante, evidente, assodata, oggettiva è che in nessun settore zootecnico vengono utilizzate sementi germinate. Perchè? La serie A dell’alimentazione non utilizza granaglie germinate! Se veramente hanno tutto questo valore biologico perché non viene adottata tale pratica? Sarebbe più complicata e costosa come tecnica ma se fosse così benefica la si adotterebbe non credete? Perché negare ai poveri pulcini questa panacea…

Ma entriamo nel merito: i vantaggi elencati dei semi germinati dalla mia collega sono oggettivi come la maggior digeribilità, l’inattivazione dei fattori antinutrizionali e la maggior biodisponibilità di nutrienti, ma questi vantaggi sono da raffrontarsi solo ai semi secchi e crudi. E’ molto meglio utilizzare prodotti trattati termicamente che diventano anche più digeribili (la pasta cotta è più digeribile di quella cruda).
Il principio guida è che le piante non hanno piacere che vengano mangiati “i loro bambini” cioè i semi e generano tossine e antinutrienti che concentrano appunto nel seme per colpire l’eventuale erbivoro “predatore”. Tali sostanze danneggiano non solo i canarini ma anche gli altri animali e l’uomo.. Il problema si è risolto trattando termicamente le granaglie (non certo germinandole perché la germinazione non ne garantisce l’abbattimento). Gran parte di queste tossine ed antinutrienti infatti sono sensibili al calore e vengono facilmente disattivate o ridotte al minimo ad esempio con la tostatura, fioccatura, estrusione, micronizzazione. Ricordiamo infatti che i processi metabolici che rendono i germinati più digeribili e meno ricchi di elementi tossici rispetto ai semi secchi sono proporzionali allo stadio di crescita della radichetta e dello stelo: tali processi sono solo parziali al momento della somministrazione dei germinati perché nessuno li somministra quando hanno già generato la foglia o una lunga radice ma solo quando è spuntata un “dentino” di radichetta.
Le leguminose (soia, pi***lo, fagiolo, azuki, ecc) posseggono saponine, lectine, fattori antitripsici, tutte sostanze termolabili che vanno eliminate (con la cottura e non con la germinazione); tutti hanno sulla bocca la silimarina e nessuno si preoccupa della linamarina, tossico termolabile presente nel lino crudo o germinato (tant’è che il lino viene largamente utilizzato in zootecnia per il suo apporto di omega3 e per la regolazione intestinale ma nessuno si sogna di darlo crudo o germinato). Dopo trattamento termico si disattivano gli antinutrienti ed anche alcune vitamine che si possono però tranquillamente somministrare a parte mentre è vero che non si “uccide l’acido fitico”… ed oplà che madre scienza ha provveduto a mettere a disposizione del mangimista moderno le fitasi (enzimi microbici che demoliscono i fitati).

L’augurio è che tematiche fondamentali come l’alimentazione dei nostri uccelli vengano affrontate in modo scientifico e tecnico e non modo dilettantistico come spesso accade.

Dott. Stefano Figurella
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⚠️🦠 PROFEZIAA causa dei trattamenti impropri, per dosi e tempistiche, ho rilevato ceppi di Machrorhabdus ornithogaster (...
10/07/2024

⚠️🦠 PROFEZIA
A causa dei trattamenti impropri, per dosi e tempistiche, ho rilevato ceppi di Machrorhabdus ornithogaster (megabattere) resistenti al perossido di idrogeno (2018) e Amphotericina B (2019).

É consigliabile per gli allevatori di canarini (e fringillidi in genere), esotici così come per psittacidi di piccola taglia, impostare un piano di eradicazione della patologia finché si é in tempo, così come un protocollo di sorveglianza dei nuovi acquisti.

Poche sono le molecole efficaci e ce le stiamo giocando, quindi questo subdolo microrganismo rappresenterà un grosso problema negli anni a ve**re per gli allevatori di uccelli ornamentali.

Dott. Stefano Figurella
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🥑🥭 IL FALSO MITO DELL'UTILITÀ DELLA FRUTTA NELL'ALIMENTAZIONE DI PAPPAGALLI E LORISi sente sempre parlare a mo' di mantr...
09/07/2024

🥑🥭 IL FALSO MITO DELL'UTILITÀ DELLA FRUTTA NELL'ALIMENTAZIONE DI PAPPAGALLI E LORI

Si sente sempre parlare a mo' di mantra di integrare l'alimentazione degli uccelli ornamentali con frutta… ma sarà realmente utile? Un frutto, al di là dell'innegabile effetto di arricchimento ambientale che sortisce, in realtà non ha quel valore aggiunto che ci si aspetterebbe.. Il primo ingrediente infatti è rappresentato dall'acqua (più o meno presente) che si aggira intorno all'80/85%, al secondo posto sono presenti zuccheri semplici (fruttosio, glucosio, saccarosio) in ragione di un 10% (più o meno a seconda del tipo di frutto), il resto è fibra, proteine e grassi, ceneri (messi assieme fanno un 5% circa quindi presenti in dosi trascurabili). Il valore nutritivo di una mela di 100grammi equivale quello di un pezzetto di pane di 10gr (alimento in cui gli zuccheri sono sotto forma di amido ma che metabolicamente hanno lo stesso destino).
Ma ci viene dal tempo della scuola insegnato che la frutta è importante perché fonte di vitamina C...

E qui viene il bello: gli uccelli, a differenza dell'uomo, non hanno bisogno di vitamina C, la sintetizzano nei reni, nel fegato o in entrambi gli organi a seconda dell'ordine di appartenenza (possono avere forme di carenza solo a seguito di patologie importanti a carico di questi organi o in particolari condizioni di enorme stress ed allora la carenza sarebbe nel primo caso l'ultimo dei problemi dell'animale, nel secondo caso basterebbe eliminare le torture che generano tale stress abnorme). Per quanto riguarda gli antiossidanti naturali, cioè le altre sostanze di un certo interesse che stimolano la libidine dei sostenitori della frutta come alimento quali tocoferoli, betacaroteni, isoflavonoidi ricordo che i primi (vit E) sono contenuti in quantità elevatissime (molto più che nella frutta) negli oli vegetali ed in particolare in quello di girasole (forse l'unica proprietà interessante che ha questo seme oltre all'appetibilità), i secondi sono disponibili sul mercato a concentrazioni efficaci che l'animale non riuscirebbe mai a raggiungere a meno di non mangiare esclusivamente cibi freschi e non “conservati” come in realtà sono le miscele di semi. I semi infatti rappresentano una forma di resistenza della pianta, una fase nella quale gli antiossidanti (sintetizzati dal vegetale per proteggere il germe dai danni dell'ossidazione dei grassi e non certo per favorire gli animali che si cibano della sua “prole”) decrescono nel tempo e si annullano.

Quale è il vero problema legato al consumo di frutta da parte dei pappagalli? Il problema è legato alla capacità ingestiva degli stessi, è fenomeno ben comprensibile a chi alleva a mano i pulli:
per ogni peso dell'animale esiste un quantitativo di sostanza secca che deve essere ingerita per coprire il fabbisogno plastico (proteine) e soprattutto calorico (grassi e zuccheri). Esempio ipotizziamo che un animale di 1000 grammi in crescita debba mangiare 80 grammi di sostanza secca (pappa secca), diluita 1:3-1:4 a seconda del prodotto in 2/3 somministrazioni al giorno, facciamo 2 siringhe di pappa da 120 (una al mattino ed una alla sera); se allo stesso animale diluiamo la pappa esagerando 1:20 tipo thè alla pesca, dovremmo fargli prendere più di un litro di pappa al giorno per soddisfare le sue esigenze, ma lui non riuscirebbe ad assumerla..il soggetto inizierà a dimagrire ed a salutare tutti quanti.
Arriviamo all'animale adulto: dobbiamo sempre tener conto che abbiamo a che fare con creature piccole, con temperature corporee elevate (42°C), con metabolismi elevati che possono permettersi di cibarsi di solo frutta per periodi brevi, là dove il dispendio energetico è basso (climi tropicali o stagione estiva da noi) ma che alle temperature più basse anche primaverili o autunnali devono nutrirsi di alimenti “densi” da un punto di vista calorico.. caso emblematico è l'allevatore di lori che somministra la frutta in stagione invernale: il lori, animale nevrile ed energico si abbuffa di una coroborante mela alle cinque di sera, poco prima dell'oscurità...si è riempito lo stomaco di acqua e deve affrontare le lunghe ore notturne senza più mangiare (non vedendoci al buio), inizierà a mettere mano alle sue riserve e per “buttare legna nella caldaia” dimagrirà e/o patirà il freddo con rischio per il suo stato di salute. Anche se somministrata al mattino può non essere un toccasana a basse temperature perché l'uc***lo si, mangerà anche il mangime, ma in quantità minori perché lo stomaco è occupato in parte da una “calorica mela” e non avrà le ore di luce sufficienti per recuperare questo deficit calorico. La frutta “toglie spazio” ad alimenti più densi ed avendo gli organismi delle capacità ingestive limitate può essere a volte pericolosa.

Dott. Stefano Figurella [2017]

RED PLUS Mangime complementare ad azione pigmentante RossoCONTENUTO: Cantaxantina 7,75%, Zuccheri 5%, ß-Carotene 1,75%, ...
08/07/2024

RED PLUS Mangime complementare ad azione pigmentante Rosso
CONTENUTO: Cantaxantina 7,75%, Zuccheri 5%, ß-Carotene 1,75%, supporto inerte Q.B. 100.
Red Plus è un pigmentante rosso a base di Cantaxantina per canarini a fattore rosso.

ISTRUZIONI PER L’USO: Il prodotto va aggiunto in quantità massima di 6 gr. per kg. di UNIFEED LOR; in caso di alimentazione tradizionale con sementi e pastoncini per integrazione alimentare aggiungere a quest’ultimo una quantità massima di 8 gr. per kg. di pastoncino. Somministrare giornalmente RED PLUS nel periodo della muta ai canarini da esposizione, per la colorazione da nido dei novelli si consiglia di somministrare RED PLUS ai riproduttori già 2 settimane prima della deposizione. L’eccesso di colorante è valutabile dalla colorazione delle feci, se colorate di rosso ridurre la quantità di RED PLUS nel pastoncino.
AVVERTENZE: Un dosaggio eccessivo di RED PLUS può causare una colorazione fuori dagli standard richiesti e può inoltre causare anomalie metaboliche agli uccelli.

🟤 𝗡𝗨𝗢𝗩𝗔 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗜𝗖𝗔 𝗗𝗜 𝗔𝗘𝗥𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟’𝗨𝗢𝗩𝗢 MEDIANTE FORATURA CON AGO A FINE INCUBAZIONE PER PREVENIRE LA MORTE TARDIVA DELL’...
07/07/2024

🟤 𝗡𝗨𝗢𝗩𝗔 𝗧𝗘𝗖𝗡𝗜𝗖𝗔 𝗗𝗜 𝗔𝗘𝗥𝗔𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘 𝗗𝗘𝗟𝗟’𝗨𝗢𝗩𝗢 MEDIANTE FORATURA CON AGO A FINE INCUBAZIONE PER PREVENIRE LA MORTE TARDIVA DELL’EMBRIONE DA ECCESSO DI UMIDITA’ AMBIENTALE.

L'umidità ambientale rappresenta qualcosa di determinante per la riuscita dell'incubazione. La maggior parte degli allevatori di uccelli ornamentali ignora l'importanza di questo fattore e lo considera secondario lasciando che assuma i valori ambientali (casuali) quando invece rappresenta qualcosa dal quale dipende un fenomeno importantissimo: il calo del peso dell'uovo e la conseguente corretta formazione della camera d'aria. Detto in poche parole la legge aurea dell'incubazione è che l'uovo deve calare di peso durante l'incubazione per far sì che si formi una corretta (in termini di volume) camera d'aria, tale camera d'aria è necessaria nelle ultime fasi dell'incubazione quando l’embrione ormai finito inizia ad utilizzare i polmoni ed i muscoli per forare il guscio. Per formarsi una corretta camera d'aria (che occupi alla speratura di fine incubazione 1/4, 1/3 del volume dell'uovo) occorre che questo cali di circa un 20% del suo peso. Il calo avviene principalmente per evaporazione di acqua dall'uovo ed è qui che tale calo si lega indissolubilmente all'umidità relativa ambientale media. Se le incubazioni avvengono in ambienti molto umidi non si formeranno camere d'aria di grandezza adeguata perché le uova non si riescono ad asciugare durante il periodo dell'incubazione e gli embrioni moriranno tutti o quasi il giorno prima di nascere già perfettamente formati, oppure riusciranno a bucare ma moriranno dentro al guscio oppure ancora qualcuno nascerà ma morirà senza avere la forza di riuscire a prendere nemmeno la prima imbeccata (I pulli deceduti avranno i muscoli del collo edematosi per la comparsa dell’acidosi lattica in quanto saranno costretti a lavorare per bucare il guscio in carenza di ossigeno).

Mentre in altri climi caldi si avrà il problema contrario dell'eccesso di evaporazione e calo di peso dell'uovo, nella pianura Padana le umidità ambientali medie sono spesso al limite o non permissive per molti allevamenti non controllati e per molte specie proprio per questo motivo. Tale fenomeno (con correzioni di specie) è più evidente negli uccelli di grandi dimensioni: più l'uovo è grande più il rapporto superficie / volume è a favore di quest'ultimo e più le uova sono sensibili all'eccesso di umidità.
Due esempi: spesso pappagalli di grandi dimensioni come le are perdono gli embrioni ormai finiti nell'uovo nei nostri climi, specie se si incappa in diversi giorni di pioggia. Magari nella covata successiva il tempo si stabilizza, si abbassa l'umidità e nascono senza problemi. Oppure nello stesso allevamento tutte le uova di ara non si schiudono mentre quelle delle amazzoni (più piccole) sì.
Altro esempio paradossale è l'allevamento di canarini ove le razze pesanti manifestano il problema mentre quelle leggere no.

Un'umidità media > 65% durante tutta l'incubazione è letale per la totalità dei piccoli nell'uovo anche per le specie di uccelli adattate a climi pluviali. Negli allevamenti dei canarini, che sono quasi sempre al chiuso, tale valore si raggiunge molto spesso ma sovente non viene rilevato dall’allevatore, vuoi perché l'allevamento non ha un igrometro, vuoi perché ci si affida all'igrometro di un deumidificatore (i deumidificatori sono precisi ed affidabili, sono i loro igrometri che spesso segnano valori sballati che vengono mantenuti dai deumidificatori che come dicevo sono affidabili), vuoi perché di giorno vi è 50% che viene rilevato dall’allevatore ma alla notte vi è l'80% che invece non viene rilevato come dato (arrotondando grossolanamente approssimando 12 ore giorno e 12 ore notte => 50+80=130 130:2=65%).

Oppure ancora anche in ambienti relativamente secchi ma non controllati succede che piove una settimana (quando piove l'umidità è 80/90%) , per i canarini una settimana rappresenta mezzo periodo di incubazione: le uova non calano e non si formano le camere d'aria. Per rimediare dovrebbe esserci la successiva settimana con il 20% di umidità notte e giorno che è quasi impossibile, risultato tutte gli embrioni morti sincronizzati il giorno prima di nascere.
Chiaramente è possibile essere precisi e non rischiare queste situazioni che mietono più vittime della maggior parte delle patologie infettive messe assieme. Come?
Pesando le uova e generando le curve di decrescita. La maggior parte degli allevatori di pappagalli esperti di incubatrici fanno così: oggi uovo deposto ad esempio di ara 30 grammi, tra 4 settimane a fine incubazione dovrà pesare 24 grammi per avere la giusta camera d’aria (il 20% di 30 è 6 grammi), io però per sapere se vado bene con l'umidità che ho impostato lo ripeso tra una settimana. Mi aspetterei un calo di 1,5 grammi e altri 1,5 grammi ogni settimana.

Posso vedere che invece di 1,5 grammi è calato solo 0,5 grammi... quindi arriverebbe alla fine incubazione a 28 grammi e morirebbe per asfissia per camera d'aria insufficiente... ma io questo lo so alla fine della prima settimana e posso ridurre l'umidità per centrare il peso finale, ho spazi di manovra per correggerlo. Stesso discorso se il calo è eccessivo posso aumentare l'umidità.
Idem si può fare negli allevamenti di canarini ad ambiente controllato:
Uovo canarino 2 grammi appena deposto => tra 14 giorni il peso corretto sarebbe 1,6 grammi mi aspetto tra sette giorni 1,8 grammi... Se pesa 1,9 moriranno tutti al 13° giorno ma io potrò ancora mettere mano al deumidificatore e centrare l'obiettivo.
Un umidità ambientale media corretta per le specie di piccole dimensioni tipo un canarino si aggira attorno ai 50/55%.
Alla luce di queste problematiche tutt'altro che marginali nel management degli allevamenti mi sono trovato nella pratica veterinaria a fronteggiare situazioni d'urgenza in cui le uova in avanzata incubazione non presentavano camere d'aria formate a causa dell'eccessiva umidità ambientale. Non potendo più interve**re perché in ambiente non controllato o perché mancavano troppi pochi giorni per poterle "asciugare" abbassando l'umidità mi sono inventato la tecnica di praticare 3 fori nel polo ottuso delle uova di canarino al 12°giorno in modo da mettere in comunicazione la piccola camera d'aria con l'esterno per compensarne l'insufficiente dimensione e poter fornire al piccolo un maggior scambio gassoso per la respirazione durante il lavoro di rottura del guscio. Nelle uova di piccole dimensioni si utilizza un ago da tubercolina praticando i fori con rotazioni orarie ed antiorarie sino al cedimento del guscio avendo cura di penetrare per 2/3 mm al massimo e non rischiare di giungere all'embrione. La pratica è sicura se correttamente effettuata, non danneggia l'embrione il quale è comunque ormai formato e protetto dai germi da uno strato di membrana testacea. I risultati sono incoraggianti ed i piccoli nascono là dove dovrebbero morire inevitabilmente. Vi possono essere problematiche su specie sensibili le cui femmine possono riconoscere le uova "alterate" ed eliminarle. Mi auguro che tale pratica possa essere studiata e sviluppata ulteriormente e trovi utilità là dove per qualche motivo venga impedita una corretta incubazione (casi di umidità ambientale eccessiva in allevamenti all’aperto o indoor con umidità non controllata, casi di incubazione artificiale errata negli psittacidi).

Dott. Stefano Figurella

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Buongiorno amici allevatori e appassionati di Ornitologia 🌞‼️Oggi vi presentiamo il nostro colorante 🌈 Tagete - plus ‼️a...
07/07/2024

Buongiorno amici allevatori e appassionati di Ornitologia 🌞‼️Oggi vi presentiamo il nostro colorante 🌈 Tagete - plus ‼️a seconda del dosaggio può essere utilizzato per:
giallo
arancio
rosso
Particolarmente indicato per CARDELLINI ‼️

Indirizzo

Via Angelo Secchi 10/5
Bibbiano
42021

Orario di apertura

Lunedì 08:30 - 12:30
13:30 - 17:00
Martedì 08:30 - 12:30
13:30 - 17:00
Mercoledì 08:30 - 12:30
13:30 - 17:00
Giovedì 08:30 - 12:30
13:30 - 17:00
Venerdì 08:30 - 12:30
13:30 - 17:00

Telefono

+390522875627

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